Fondazione Luigi Cipriani
In nome di Luigi Cipriani, ‘Cip’, le cui vicende il lettore può conoscere dalla biografia pubblicata a lato ("La storia di Luigi Cipriani"), noi (Michela Maffezzoni Cipriani, Emilia Maffezzoni, Andrea Cipriani: rispettivamente la moglie, la cognata, il cugino di Luigi) nel gennaio 1994 abbiamo costituito la Fondazione Luigi Cipriani, avente per scopo la promozione di studi e ricerche, prevalentemente di carattere storico e sulle strategie del potere. Abbiamo preferito una struttura gestita dalla famiglia ma ci siamo avvalsi naturalmente della collaborazione, temporanea o più continuativa, di amici e collaboratori diversi che citiamo volta a volta nel sito e che tutti ringraziamo.
Avvertiamo che la Fondazione vieta a chicchessia - particolarmente sugli argomenti dello stragismo, dell’intreccio fra i poteri occulti e palesi, dove più vi è rischio di manipolazioni - la citazione di Luigi Cipriani al di fuori degli scritti di provenienza certa di lui, come quelli contenuti in questo sito, nonché pubblicati con la sua firma su giornali e riviste e sui resoconti parlamentari.
Nel suo ambiente, Luigi Cipriani era "Cip": a volte Cippone, per distinguerlo da un Cippino che aveva lo stesso cognome, ma era più magro; altre volte Marx o Barba. Colpiva la fantasia quella figura da gigante corrucciato, con la macchia scura della barba e dei capelli arruffati che lisciava in continuazione, inutilmente, con le dita, gli enormi piedi: per una decina d'anni è andato in giro con una scarpa tagliata per via di un'unghia incarnita che si guardava bene dal farsi curare, e aspettava guarisse da sola. Aveva la faccia bella, la voce calda dei meridionali: sembrava un arabo, ma con la parlata milanese, concisa e piena di immagini. Metteva insieme in modo tutto suo caratteristiche che si è abituati a dissociare. Arrabbiato e dolce, impetuoso e razionale, positivo nella politica e fatalista nell'esistenza fino a trascurare le più elementari cautele, sembrava un vecchio scocciato della vita e un momento dopo giovanissimo, per un suo fare irruento o giocherellone e quell'essere intatto, assoluto.