Dal governo Daud all’attacco americano, passando per l’occupazione sovietica

Novembre 1977

Daud forma un governo conservatore, che accentua l’azione repressiva verso i comunisti del Pdp.

24 aprile 1978

Un colpo di mano realizzato da militari filosovietici dà vita alla ‘Repubblica popolare dell’Afghanistan’, guidata da Mohammed Taraki. Il generale Daud viene ucciso.

Estate 1978

I partiti di opposizione islamici (fra i quali: Fronte nazionale islamico di Sayed Ahmad Gailani, Movimento rivoluzionario islamico di Mohammed Nabi, Società islamica di Burhanuddin Rabbani, Partito islamico di Gulbuddin Hekmatyar) e le collegate formazioni dei mujahiddin (combattenti per la libertà), dichiarano la Jihad contro il nuovo regime, appoggiati dal regime pakistano.

1 gennaio 1979

Entra in vigore la riforma agraria basata sul modello sovietico. La così detta riforma è invisa alla maggior parte della popolazione rurale poiché nel paese non esistono latifondi –assunto non reale e propagandistico della riforma Taraki- ma piccole proprietà fondiarie né basta a mitigare l’impopolarità degli espropri, la cancellazione dei debiti contratti dai contadini. Un secondo decreto, concernente il riconoscimento di alcuni diritti alle donne, crea analoghi problemi, non avendo saputo il nuovo regime coinvolgere neppure le donne stesse.

Marzo 1979

I gruppi islamici di opposizione costituiscono il ‘Fronte afghano di liberazione’ ed incitano la popolazione a ribellarsi al governo in nome dell’Islam.

16 settembre 1979

Un secondo colpo di mano consegna tutti i poteri (presidenza della repubblica, carica di primo ministro e capo della Khad, la polizia segreta, nonché la segreteria del partito) ad Afizullah Amin. Taraki viene assassinato, anche se la versione ufficiale parla di morte per malattia.

27 dicembre 1979

L’Armata Rossa invade l’Afghanistan con 25.000 uomini. Amin, inviso ai sovietici per le sue aperture alla Cina, è a sua volta ucciso e sostituito da Babrak Karmal, fido di Mosca.

9 gennaio 1980

In Italia, alla Camera dei deputati, si svolge il dibattito sulla invasione sovietica dell’Afghanistan e la condanna, con diversi toni, è unanime. Anche Pietro Ingrao per il Pci condanna l’intervento militare russo, ed al tempo stesso le contromisure annunciate dai paesi occidentali ed in specie dagli Usa.

12 gennaio 1980

Vittorio Zucconi su "Il Corriere della sera", nell’articolo intitolato "Anche l’eurocomunismo tra i caduti di Kabul", scrive che il Pci non dovrebbe limitarsi a condannare l’invasione sovietica dell’Afghanistan ma dovrebbe risalire "all’analisi delle cause" che ispirano la politica imperialista di Mosca. E ricorda un passo di un libro di John Galbraith sul Vietnam: "Condannare l’invasione americana dell’Indocina senza attaccarne le matrici politiche interne è come condannare la polmonite senza occuparsi dei germi".

13 gennaio 1980

Breznev afferma che l’intervento militare in Afghanistan è stato chiesto dal governo di Kabul, temendo questi sia le ingerenze straniere sia di essere sopraffatto dai mujahiddin da queste foraggiati, indicati dalle fonti sovietiche in 250.000 circa, a fronte di effettivi dell’esercito di soli 80.000 uomini.

15 gennaio 1980

All’Onu, è approvata una mozione di condanna dell’intervento sovietico in Afghanistan, con 104 voti favorevoli fra i quali la Jugoslavia e l’Iran. Si astiene l’India.

16 gennaio 1980

A Bruxelles, si svolge la riunione straordinaria del Parlamento europeo sulla crisi afghana, nel corso della quale intervengono Attilio Ruffini, presidente di turno del Consiglio della Comunità europea, per stigmatizzare l’intervento militare sovietico ed Enrico Berlinguer che invoca una iniziativa autonoma dell’Europa per favorire la distensione.

20 gennaio 1980

Il presidente Usa, Carter, lancia un nuovo ultimatum a Mosca, intimando il ritiro dall’Afghanistan entro 30 giorni se vuole salvare i giochi olimpici.

21 gennaio 1980

In Italia, la federazione Cgil-Cisl-Uil condanna la occupazione sovietica dell’Afghanistan.

27 gennaio 1980

A Islamabad (Pakistan), il vertice islamico condanna la invasione sovietica dell’Afghanistan e altresì la politica statunitense contro l’Iran.

Gennaio 1980

I profughi afghani, stanziati prevalentemente in Pakistan, sono a questa data, circa 500.000.

9 febbraio 1980

Fonti americane avanzano l’ipotesi che l’Urss stia meditando il ritiro dall’Afghanistan in seguito alle reazioni internazionali.

19 febbraio 1980

A Roma, i ministri degli Esteri della Cee avanzano la proposta di neutralizzazione dell’Afghanistan.

22 febbraio 1980

A Kabul, 5 persone restano uccise nel corso di scontri. Breznev dichiara che ritirerà le truppe dall’Afghanistan "quando cesseranno le interferenze Usa".

26 febbraio 1980

Bonn annuncia una propria autonoma iniziativa di mediazione sull’Afghanistan.

10 aprile 1980

Analizzando l’espansionismo sovietico, Rudolph Bahro afferma: "L’Afghanistan può diventare l’avventura vietnamita di una direzione sovietica che mostra, più che mai chiaramente, il volto dello sciovinismo, dell’imperialismo burocratico. Hanno fatto tutto il possibile per distruggere un briciolo di fiducia associata alla coscienza non capitalista, alla missione obiettiva dell’Unione, quella di portare appoggio al superamento del sottosviluppo…fornito argomenti convincenti alla fazione armamentista opposta che può così giustificare la scalata al secondo giro della corsa agli armamenti, già comunque pianificata…Il loro interlocutore è solo il Pentagono. Hanno sistemato le cose in modo che gli obiettivi del grande sfruttamento, i paesi del Terzo mondo, dovranno difendersi con una mano da Mosca invece di usare entrambe le mani contro Washington e la Nato. Si comportano senza mezzi termini come complici della reazione mondiale".

19 maggio 1980

Il governo italiano decide di boicottare i giochi olimpici di Mosca, vietando agli atleti italiani di partecipare alla cerimonia di inaugurazione, se non cesserà l’invasione sovietica dell’Afghanistan.

21-23 giugno 1980

A Venezia, inizia per concludersi il 23 la riunione dei Sette. L’imminente visita del cancelliere tedesco Schmidt a Mosca, che segue l’incontro già avvenuto di Giscard d’Estaing con Breznev, sulla questione afghana, e le proposte di mediazione franco-tedesche sul conflitto israelo – palestinese, con il riconoscimento dell’Olp, non ha incontrato il gradimento di Carter che ‘consiglia’ il cancelliere tedesco circa gli atteggiamenti da tenere nella visita. La contestazione di sinistra ha organizzato un ‘controvertice’ a Venezia.

30 giugno 1980

Il cancelliere tedesco Schmidt, in visita a Mosca, tenta una trattativa sugli euromissili e sulla questione afghana.

Ottobre 1980

I profughi afghani rifugiati in Pakistan sono a questa data, 1.200.000.

7 novembre 1980

A Mosca, l’anniversario della rivoluzione di Ottobre è celebrato senza la partecipazione degli ambasciatori occidentali per protesta contro l’intervento in Afghanistan. Il governo sovietico, per bocca del ministro della Difesa, Ustinov, ammonisce gli americani all’approvazione del Salt 2.

Novembre 1980

L’Onu ribadisce la condanna dell’occupazione sovietica, chiedendo il ritiro immediato delle truppe. L’invito non ha alcun seguito. Gli appelli dell’Onu al ritiro delle forze di occupazione saranno reiterati senza fortuna per 7 anni.

Marzo 1981

Gli Usa intensificano gli aiuti al Pakistan e alla guerriglia indipendentista afghana che raggiungono (ufficialmente) i 500 milioni di dollari annui.

1-3 maggio 1981

A Stoccolma, il ‘Tribunale dei popoli’ dedica una sessione specifica alla questione afghana ed in specie all’occupazione sovietica, contestandone le motivazioni.

8-9 novembre 1981

Indira Gandhi, in visita ufficiale in Italia, non concorda con la tesi del governo italiano, allineato sulle posizioni Usa, del riarmo a scopo ‘difensivo’ del Pakistan dopo l’invasione sovietica dell’Afghanistan.

17-20 gennaio 1982

A Roma, giunge in visita ufficiale il presidente pakistano Zia-ul-Haq che ringrazia l’Italia per i contributi dati per assistere i profughi afghani: 425 milioni nel 1980, 2 miliardi nel 1981, diventeranno 6 miliardi nel 1982.

11 agosto 1982

Le formazioni della resistenza islamica attaccano per la prima volta la capitale Kabul.

8 dicembre 1982

A Kabul, i guerriglieri della resistenza afghana attaccano una zona dove vivono molti consiglieri sovietici.

16 dicembre 1982

Il ‘Tribunale dei popoli’, riunito a Parigi, dedica una seconda sessione alla questione afghana, ratificando la precedente condanna.

27 dicembre 1982

A Kabul, i guerriglieri attaccano contemporaneamente il ministero della Difesa e l’Ambasciata sovietica.

16 febbraio 1983

La Commissione Onu per i diritti dell’uomo riunita a Ginevra vota per il ritiro dall’Afghanistan delle truppe di occupazione sovietiche.

10 maggio 1983

L’Urss scatena insieme alle truppe regolari afghane una violenta offensiva contro la resistenza mussulmana nella regione di Shomali. Ciò è prova della "malafede dei comunisti- dichiara un portavoce della resistenza- che nei giorni scorsi avevano palesato l’intento di giungere ad un’intesa" con la guerriglia ed il governo del Pakistan.

4 novembre 1983

Si apre a Ginevra la Conferenza sui profughi afghani che definisce l’esodo come "genocidio migratorio" e fornisce cifre intorno ai 5 milioni (un terzo circa della popolazione), rifugiati prevalentemente in Pakistan (circa 3 milioni) e in Iran (2 milioni), mentre diverse migliaia si sono diretti verso l’India e l’Europa, qualche migliaio in Usa.

31 dicembre 1983

Nell’anno in corso, gli stanziamenti del governo pakistano retto dal generale Zia-ul-Haq hanno raggiunto la cifra di 360 milioni di dollari, 579 milioni di dollari sono stati stanziati dall’Arabia saudita e 62 milioni dalla comunità internazionale.

31 dicembre 1983

Secondo dati forniti dalla "Pravda" nell’anno sono morti 1.000 soldati afghani negli scontri con la resistenza mussulmana. Il giornale non precisa invece le perdite delle truppe sovietiche.

Gennaio 1984

Muoiono centinaia di civili nei bombardamenti effettuati dai sovietici e dall’esercito afghano contro i villaggi a nord di Kabul.

Marzo 1984

E’ continuata la brutale offensiva sovietica contro i villaggi a nord di Kabul, dove gli abitanti solidarizzano con la resistenza. Fonti occidentali a Islamabad parlano di bombardamenti contro i fuggiaschi civili dai villaggi, circondati dai carri armati, di violenze contro donne e bambini.

4 aprile 1984

A Londra, il "Jane’s Defence Weeckly" afferma che l’esercito sovietico usa gas nervini contro la resistenza afghana.

30 aprile 1984

Le forze sovietiche di occupazione scatenano un’offensiva nella valle del Panshir che causa la morte di almeno 200 guerriglieri della resistenza.

Giugno 1984

A Kandahar, la resistenza islamica uccide in un agguato il vice capo dei servizi segreti, Mohammed Salleem.

10 luglio 1984

Nel corso di una movimentata seduta del governo, il ministro della Difesa Qader spara al ministro delle telecomunicazioni Watanjar, ferendolo. Nei giorni scorsi, è mancato a Kabul, probabilmente assassinato, l’ex ministro delle Finanze, Wakeel.

27 settembre 1984

L’aviazione afghana bombarda la zona di confine con il Pakistan causando 80 morti e decine di feriti.

Dicembre 1984

I militari sovietici assaltano i villaggi della valle Logar, sospetti di ospitare i partigiani islamici e uccidono bruciandoli vivi una trentina di civili.

Genn-febb.1985

Bombardamenti nella valle Zari.

18-19 febbraio 1985

La commissione incaricata dall’Onu presenta un rapporto sulla violazione dei diritti umani in Afghanistan. A questo primo rapporto si aggiungeranno nell’anno in corso e nei successivi anche quelli di Amnesty international che raccoglierà altre testimonianze fra i profughi. Entrambe le fonti indicano come responsabili, in ordine decrescente, le forze di occupazione sovietiche, la polizia segreta, l’esercito, i militanti del Pdp, infine i mujahiddin (questi ultimi per azioni di rappresaglia verso delatori ecc.). I rapporti di Amnesty denunciano incendi e saccheggi dei villaggi, uccisioni e torture sistematiche praticate dai militari a danno di mujahiddin catturati e verso civili inermi, fra cui anziani, donne e bambini; e torture quotidiane nelle carceri, in specie quella di Pul –i- Charki a circa 30 km. da Kabul. Non si conosce il numero delle persone assassinate, indicato secondo fonti occidentali (prima degli attacchi angloamericani dell’ottobre 2001, appoggiati dalla Russia di Putin) in un numero variante fra 1 milione e 1 milione e mezzo di persone (8-10% della popolazione).

11 aprile 1985

Caccia ed elicotteri a bassa quota bombardano nuovamente in valle Zari, il villaggio di Mirzai ed il mulino, unica fonte di sostentamento alimentare. Presso il villaggio, ma lontano dal mulino si trova un deposito dei mujahiddin.

20-24 aprile 1985

Aerei bombardano il villaggio di Anrakh, provocando morti e feriti fra i civili, e il mercato di Zari.

Giugno 1985

Il "Bollettino di informazione afghano" scrive che "nella provincia di Helmand sono stati uccisi 60 civili, fra cui donne e bambini. Nella vallata Felol nella provincia di Baghlan circa 150. A Khanabad, nella provincia di Kunduz, più di 100. Nella periferia della città di Kunduz 120. Nel distretto Dehsabz a nord di Kabul circa 200. Nel villaggio di Shinwar, ad ovest di jalalabad, sono stati massacrati 35 donne e bambini che avevano cercato scampo in una moschea…Fonti ben informate a Kabul parlano di unità speciali del Kgb, i cosiddetti ‘commando della morte’ che attualmente operano in Afghanistan".

21 agosto 1985

Secondo la testimonianza di Said Muhammed, raccolta a Peshawar i soldati "spargono una quantità di mine antiuomo a forma di orologi, penne stilografiche, banconote da mille afghane, registratori, apparecchi radar, macchine fotografiche, uccellini, palle da tennis ecc. Quest’anno lo hanno fatto ogni volta che le truppe lasciavano un territorio..I feriti sono quasi sempre i bambini…"

1 novembre 1985

Il "New York Times" pubblica l’intervista a un soldato sovietico: "…Le truppe sovietiche non riescono a snidare i mujahiddin e così uccidono i civili. I nostri ufficiali ci dicono che dobbiamo entrare nei villaggi e uccidere tutto quello che si muove: uomini, animali, pecore, cavalli, persino cani e gatti…"

Gennaio 1986

Secondo la valutazione di Zalmay Khalizad (in "Problems of Communism"), ad oggi l’occupazione dell’Afghanistan è costata a Mosca una cifra collocabile fra i 18 ed i 36 miliardi di dollari.

23 marzo 1986

Militari sovietici ed afghani invadono i villaggi di Bamba Koat, Sairum Qala e Omar Qala ed uccidono 30 civili come rappresaglia per l’uccisione di alcuni soldati sovietici e dell’esercito regolare, avvenuta durante uno scontro a fuoco.

4 maggio 1986

Mohammed Najibullah, capo della polizia segreta, subentra a Karmal nella guida del partito e tenta una politica di riconciliazione nazionale, mentre Mosca medita un ritiro graduale delle truppe per facilitare la politica del nuovo segretario del partito.

15 ottobre 1986

A Mosca, il ministro della Difesa annuncia il ritiro di 8.000 soldati dall’Afghanistan.

1 gennaio 1987

In Afghanistan, il primo ministro Najibullah propone il cessate il fuoco ventilando, in cambio della pace, una presenza dell’opposizione nelle strutture politiche ed economiche del paese.

15 gennaio 1987

La resistenza islamica respinge la proposta di una tregua militare avanzata dai sovietici, che dichiarano allora di applicarla unilateralmente (ma nei fatti la disattendono).

26 febbraio 1987

Le forze di occupazione sovietiche sconfinano col pretesto di trovare ‘terroristi’ nei campi profughi ed attaccano il villaggio pakistano di Saidgi, presso il confine, provocando 85 morti ed oltre 200 feriti. Altre azioni del genere avvengono nelle stesse settimane contro i villaggi di Matansagar e Kurram, provocando 40 morti e 90 feriti, e a Khairabad.

Febbraio 1987

Il vice segretario dell’Onu, Diego Cordovez, presiede a Ginevra una sessione di ‘negoziati indiretti’ fra Pakistan e Afghanistan.

Giugno 1987

Mohammed Najibullah tenta un abboccamento con l’ex re Zahir, residente in Italia fin dal colpo di mano del 1973, offrendogli di capeggiare un ‘governo di riconciliazione’. Zahir rifiuta.

22 luglio 1987

Najibullah tende una mano all’opposizione islamica, ventilando cariche in un eventuale governo di riconciliazione. Il Fronte di liberazione rifiuta di trattare.

8 febbraio 1988

Il presidente sovietico Gorbaciov annuncia l’intenzione di ritirare le truppe di occupazione dall’Afghanistan, a condizione della conclusione di accordi sotto l’egida Onu che impegnino anche le potenze che hanno sostenuto la Jiad.

14 aprile 1988

A Ginevra, viene firmato l’accordo sulla questione afghana, siglato da esponenti dei governi pakistano e afghano, e controfirmato da Usa e Urss. L’accordo è basato sul principio di non ingerenza reciproca, con rinuncia all’uso della forza in qualunque forma, anche mediante il foraggiamento della guerriglia. L’accordo stabilisce anche l’agevolazione, da parte del Pakistan, del rientro volontario dei profughi afghani in patria e l’assistenza dell’Onu.

15 maggio 1988

Entrano formalmente in vigore gli accordi di Ginevra. In ottemperanza agli accordi le truppe sovietiche iniziano il ritiro. Il numero di perdite subite dall’Unione sovietica durante l’occupazione è imprecisato: Mosca ha ammesso la perdita di 13.300 uomini, oltre a qualche centinaio di dispersi; è probabile, secondo fonti occidentali, che la cifra sia errata per difetto.

27 aprile 1992

La resistenza islamica rovescia il governo filosovietico di Najibullah e forma un governo rappresentativo dei diversi partiti islamici. Presidente della repubblica è nominato Rabbani, primo ministro Hekmatyar, ministro della Difesa Massud, il cosiddetto ‘leone del Panshir’, attivo nella resistenza a partire dalla metà anni Ottanta. La nuova compagine è instabile per la rivalità tra le varie fazioni, che giungono presto a scontri armati intestini e la pressione delle potenze regionali che hanno appoggiato la resistenza antisovietica, Iran e Pakistan.

28 aprile 1992

In Afghanistan, il governo dei mujahiddin diretto da Rabbani e Massud impone alle donne l’uso del burqa, il mantello che le ricopre interamente, compreso il viso, prevedendo gravissime sanzioni penali per il mancato rispetto dell’obbligo.

Marzo 1994

L’Onu svolge un infruttuoso tentativo di mediare tra le fazioni islamiche, consultando anche il Consiglio dei saggi (Shura).

12 agosto 1994

A Washington, il vice segretario di Stato, Robin Raphel, chiede che in Afghanistan si crei un "largo governo di coalizione" e che possa rientrare in re in esilio a Roma, Zahir Shah.

4 novembre 1994

A Kandahar (Afghanistan), dopo che un gruppo di guerriglieri ha assalito un convoglio di 30 camion pakistani uccidendo 20 persone, i Taliban (studenti di teologia coranica; italianizzato in Talebani) per la prima volta si presentano come una formazione militare disponibile a proteggere il traffico e la libertà di transito in Afghanistan.

5 novembre 1994

I Talebani conquistano Kandahar dopo un combattimento che provoca 50 morti.

25 novembre 1994

I Talebani assumono il controllo delle province di Lashkargarh e Helmand, al sud del paese. Gli ‘studenti di teologia’ stanno conquistando via via un forte radicamento nel Paese, in specie fra i pashtuni, sia perché visti come alternativa alle fazioni in lotta fra di loro e quindi fattore unificante, sia per non sovrapporre, man mano procede la conquista del territorio, potere militare e potere civile, costituito dalle strutture tribali e di villaggio che neppure l’occupazione sovietica era riuscita a sradicare.

Gennaio 1995

Alcune migliaia di pakistani e di ex rifugiati afghani, dalla zona di frontiera raggiungono l’Afghanistan per combattere insieme ai Talebani.

2 febbraio 1995

I Talebani conquistano la provincia di Wardak, a circa 50 km. da Kabul.

11 febbraio 1995

I Talebani conquistano la provincia di Logar. Il premier Rabbani invia una delegazione governativa a trattare con loro.

14 febbraio 1995

I Talebani conquistano la città di Charasyab.

6 marzo 1995

Si svolgono combattimenti fra gli uomini di Massud e Rabbani e truppe delle tribù hazara. Intanto, prosegue la vittoriosa avanzata dei Talebani che si dirigono verso Herat e Kabul.

4 settembre 1995

I Talebani conquistano, dopo diverse province, la città di Herat, avendo la meglio sulla resistenza ingaggiata da formazioni sciite. La presa di Herat provoca la reazione di Rabbani e Massud che accusano il Pakistan e organizzano un attentato all’ambasciata pakistana a Kabul.

10 novembre 1995

I Talebani attaccano Kabul ma sono respinti dalle forze governative.

20 marzo 1996

Il mullah Omar è proclamato guida dei Talebani. Il Consiglio dei saggi (Shura) si schiera con i Talebani, invitando la popolazione a ribellarsi al governo Rabbani.

20 aprile 1996

A Kabul, giunge in visita il vice segretario di Stato americano Robin Raphael, per tentare una mediazione tra le fazioni in lotta.

10 settembre 1996

I Talebani conquistano anche la ‘città santa’ Jalalabad, con l’appoggio del mullah Omar.

25-26 settembre 1996

In Afghanistan, i Talebani conquistano Sarobi e Assadabad quindi, nella notte, entrano a Kabul. Fuggono il presidente Rabbani e il primo ministro Hekmatjar, mentre l’ex presidente Najibullah viene impiccato ad un lampione. Il mullah Mohammad Omar è nominato capo di un governo provvisorio composto di 6 membri. Il Pakistan invia una delegazione a Kabul mentre Iran, India e Russia condannano l’azione dei Talebani.

28 settembre 1996

A Washington, il governo americano pur condannando l’esecuzione di Najibullah, si dichiara disponibile a stabilire normali relazioni diplomatiche con i Talebani.

9 ottobre 1996

Ad Alma Ata (Kazakhstan), si svolge un vertice della Comunità degli stati indipendenti (Cis) che diffida i Talebani dal tentare di estendere la loro azione fuori dai confini dell’Afghanistan. A Mazar-i-Sharif si incontrano il generale Dostum, l’ex presidente Rabbani, il comandante Massud e Karim Khalil che stringono un patto di alleanza e creano il Consiglio supremo per l’Afghanistan.

2 novembre 1996

L’Organizzazione della conferenza islamica non assegna alcun seggio all’Afghanistan.

Febbraio 1997

A Washington, giunge in visita ufficiale una delegazione del governo talebano.

24 maggio 1997

I Talebani conquistano Mazar-i-Sharif, che perderanno nei mesi successivi, riconquisteranno nell’estate 1998, riperderanno e così via. Gli scontri fra le opposte fazioni determinano solo in questa città, migliaia di morti e di profughi in fuga.

26 maggio 1997

Il Pakistan riconosce ufficialmente il governo dei Talebani.

2 giugno 1997

A Kabul, il governo ordina la chiusura dell’ambasciata iraniana, ritenuta centro di attività spionistiche e responsabile di ingerenza negli affari interni del paese.

12-15 giugno 1997

Rabbani, Massud, Dostum e altri oppositori del governo talebano costituiscono l’Alleanza del nord, che si autoproclama anche ‘governo- ombra’ e decide di continuare la guerra interna.

Luglio 1997

Il nuovo governo di Kabul stipula un’importante intesa con Pakistan, Uzbekistan e Turkmenistan sulla creazione di un gasdotto che, attraverso il corridoio afghano, dovrà portare il gas naturale del Caspio fino al Pakistan. Nell’intesa si ventila anche la futura creazione di un oleodotto, con analogo percorso.

4 settembre 1997

A Gedda (Arabia saudita), giunge in visita il mullah Mohammed Rabbani, che riceve da re Fahd garanzie sul sostegno saudita al governo talebano in Afghanistan.

12 settembre 1997

Fonti dell’opposizione annunciano il ritorno del generale Rashid Dostum, finora rifugiato in Turchia.

27 ottobre 1997

Nasce il consorzio Centgas (Central Asia Gas Pipeline ltd) per realizzare il progetto di gasdotto elaborato sulla base dell’intesa del luglio. La leadership del consorzio è della statunitense Unocal, seguita dalla saudita Delta Oil, e vi partecipano altre 5 società petrolifere (2 giapponesi, 1 pakistana, 1 russa, 1 sudcoreana). La società russa Gazprom cederà più tardi la sua quota.

24 novembre 1997

A Kabul (Afghanistan), l’Onu firma un accordo con il governo talebano per la distruzione delle coltivazioni di papavero da oppio in cambio di aiuti alimentari.

5 dicembre 1997

Esponenti talebani sono in visita negli Usa per approfondire l’intesa con la Unocal, che di lì a poco aprirà un ufficio di rappresentanza a Kandahar.

17 dicembre 1997

L’Onu esprime una condanna per i rifornimenti di armi straniere alle opposte fazioni afghane e le invita a trovare un accordo.

15 gennaio 1998

Il settimanale francese "Le nouvel observateur" pubblica un’intervista all’ex consigliere per la sicurezza del presidente americano Carter, Zbigniev Brzezinski che, per la prima volta, ammette il ruolo avuto dagli Stati uniti nel provocare l’invasione sovietica dell’Afghanistan. Brzezinski rivela che gli americani fornirono aiuti ai fondamentalisti islamici sei mesi prima dell’intervento sovietico pur nella certezza, espressa personalmente dal presidente Carter, che "questo avrebbe portato a un intervento militare sovietico". Alla domanda se rimpiangesse questa scelta, Brzezinski risponde: "Rimpiangerla? Quell’operazione segreta fu un’idea eccellente. Ebbe l’effetto di trascinare i russi nella trappola afghana e lei vorrebbe che io la rimpiangessi? Nel giorno in cui i sovietici varcarono ufficialmente il confine scrissi al presidente Carter: ‘Abbiamo l’opportunità di dare ai russi la loro guerra del Vietnam’. In effetti Mosca ha dovuto portare avanti per quasi dieci anni una guerra che il governo non poteva sostenere, un conflitto che ha portato alla demoralizzazione e finalmente al crollo dell’impero sovietico".

12 febbraio 1998

John J. Maresca, incaricato delle relazioni internazionali della Unocal, nell’audizione davanti al sottocomitato per l’Asia e il Pacifico del Congresso, spiega la importanza delle riserve di gas e di petrolio presenti in Asia centrale e il ruolo che queste giocano nel determinare la politica Usa, le diverse opzioni possibili per il gasdotto e la necessità per gli Usa di contare su un governo affidabile a Kabul.

17 aprile 1998

A Kabul, giunge in visita l’inviato speciale del governo americano Bill Richardson che si reca anche a Mazar-i-Sharif.

7 agosto 1998

Le ambasciate americane in Kenia e Tanzania sono oggetto di attentati, che provocano decine di morti. Responsabile è ritenuto il Fronte internazionale islamico, diretto da Osama Bin Laden. I due attentati sono compiuti nella ricorrenza dell’arrivo delle truppe americane in Arabia saudita per l’invasione dell’Iraq.

18 luglio 1998

A Bruxelles, l’Unione europea decide la sospensione di tutti gli aiuti umanitari all’Afghanistan, prendendo a pretesto le restrizioni alle quali sarebbero sottoposti i suoi dipendenti a Kabul.

31 luglio 1998

Provenienti dal Pakistan, affluiscono in Afghanistan almeno 5.000 studenti coranici per rafforzare l’esercito talebano.

8 agosto 1998

I Talebani conquistano definitivamente Mazar-i-Sharif, uccidendo anche 11 diplomatici iraniani e un giornalista.

18 agosto 1998

L’ayatollah Ali Khamenei rivolge l’accusa a Pakistan e Stati uniti di appoggio ai Talebani, in funzione anti- iraniana. A Kabul, il mullah Omar annuncia che darà ospitalità a Osama Bin Laden.

20 agosto 1998

Come ritorsione agli attentati del 7 agosto alle proprie ambasciate, attribuiti allo sceicco saudita Osama Bin Laden, amico e sostenitore dei talebani, gli Usa bombardano presunte roccaforti di Osama in Afghanistan presso Jalalabad, causando alcune decine di morti.

21 agosto 1998

In conseguenza della ‘crisi di fiducia’ fra il governo di Kabul e quello americano, la statunitense Unocal annuncia la sospensione dell’attività per la realizzazione del gasdotto, fino a quando l’ Afghanistan "conseguirà la stabilità necessaria a ottenere finanziamenti al progetto del gasdotto".

20 settembre 1998

La Alleanza del nord, diretta dal comandante Massud, bombarda Kabul facendo uso di razzi e provocando 65 morti e 215 feriti tra la popolazione civile.

2 ottobre 1998

Le forze armate iraniane penetrano nel territorio afghano presso Herat, da dove si ritireranno dopo pochi giorni, dopo aver ottenuto il rilascio dei prigionieri iraniani nelle mani del Talebani.

8 dicembre 1998

L’Unocal formalizza il proprio ritiro dal consorzio Centgas per la realizzazione del gasdotto Caspio-Pakistan attraverso il corridoio afghano.

7 aprile 1999

Il ministro della Difesa russo, Sergeev, s’incontra con Massud.

Aprile 1999

Afghanistan, Pakistan e Turkmenistan resuscitano il progetto del gasdotto, affidandone la realizzazione al consorzio Centgas, diretto dopo la defezione della Unocal, dalla società petrolifera saudita Delta Oil. Ciò allarma il Pentagono.

14 maggio 1999

Gli Usa accusano il Pakistan di sostenere il governo di Kabul e si dichiarano favorevoli al ritorno di re Zahir.

Maggio 1999

I talebani reprimono duramente una rivolta a Herat, provocando diverse decine di morti e condannano a morte 8 organizzatori.

Giugno 1999

A Roma, l’ex re Zahir si propone come mediatore fra le fazioni in lotta. La sua proposta è respinta dai talebani che ne denunciano la longa manus statunitense.

24 agosto 1999

A Kandahar, un attentato alla abitazione del mullah Omar provoca alcune decine di morti, fra i quali diversi parenti del mullah.

Agosto 1999

Combattimenti fra talebani e gli uomini di Massud a Charikar.

15 ottobre 1999

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu accoglie la richiesta statunitense di sanzioni contro il governo di Kabul, se entro un mese non consegneranno Bin Laden agli Usa. Ciò provoca vive proteste e manifestazioni anti Usa in diverse città afghane e pakistane.

4 maggio 2000

Una notizia, divulgata in Italia dall’Ansa, rivela che il futuro presidente degli Usa, George Bush jr., crede che i talebani siano "un gruppo rock".

Maggio 2000

Combattimenti tra le forze talebane e dell’Alleanza del nord capeggiata dai comandanti Massud e Dastum.

13 luglio 2000

Rabbani lancia un appello alla comunità internazionale perché intervenga contro i talebani e sostenga la Alleanza del nord.

Novembre 2000

Esponenti talebani e dell’Alleanza del nord firmano un reciproco impegno a partecipare a prossimi colloqui di pace sotto l’egida Onu. Al lavoro diplomatico per sbloccare la situazione ha partecipato anche l’Italia, impegnandosi per progetti di sviluppo in Afghanistan. Ma gli sforzi sono vanificati dagli Usa, che richiedono l’inasprimento delle sanzioni contro Kabul.

19 dicembre 2000

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu accoglie la richiesta Usa di inasprire le sanzioni contro Kabul se i talebani rifiuteranno nuovamente la consegna di Osama Bin Laden e l’impegno a smantellare le sue postazioni e campi di addestramento in Afghanistan, nonché il commercio degli stupefacenti. Sono ignorati gli appelli delle organizzazioni umanitarie, che avvertono l’aggravamento del rischio fame per milioni di civili.

19 gennaio 2001

Scaduto il termine di 30 giorni posto dall’Onu, entrano in vigore le nuove sanzioni decise dall’Onu.

28 febbraio 2001

La decisione dei talebani di distruggere le statue del Buddha di Bamyan, capolavori dell’arte orientale precedente alla islamizzazione del paese, suscita molto clamore nel mondo. Assai meno invece centinaia di morti per fame e freddo, fra cui molti bambini, a causa delle sanzioni e di una ondata di gelo invernale. Moltissimi i morti anche nei campi profughi del Pakistan.

19 maggio 2001

A Kabul, la polizia religiosa dei talebani irrompe nell’ospedale di Emergency, divenuto operativo alla fine di aprile, con la motivazione di verificare le condizioni di promiscuità. Poco tempo addietro, il medico dirigente dell’ospedale Gino Strada aveva ottenuto dal governo di Kabul l’autorizzazione a far lavorare personale femminile per il 50% del totale.