Le streghe son tornate, speriamo (Ricevuto da Elisa A. - gennaio 2008)

Cara Michela, ti ricordi di me? /…/ Ma dopo averti detto le cose che stimo del vostro sito ti devo fare una bella tirata di orecchie. Ti sei convertita a mullah e ayatollah? Ah, ah. Spiegami non tanto la simpatia per il mullah Omar o un “simpatico falco” di Teheran, perché guarda, mi ricordo il tuo antimperialismo e in qualche maniera lo potrei anche condividere, però non del tutto perché ci sono dei limiti quanto meno nella natura dei regimi che questo atteggiamento porta a sostenere. Sarebbe un discorso lungo e ne faccio solo un pezzetto che mi sta ancora, come puoi immaginare più a cuore. Hai dimenticato il femminismo? Io no e ti dico che mi sono sentita felice nel vedere ‘tornare le streghe', poche settimane fa a Roma. Noi donne siamo imprevedibili a quanto pare. Anni di silenzio e poi, all'improvviso, bam! Hai letto i numeri spero. Ma forse non è così imprevedibile, se ci pensi. Direi che, di tutto quel casino che facevamo contestando tutto e tutti e che poi è finito in evanescenti e illusorie bolle di sapone almeno il movimento delle donne qualche cosa ha lasciato a cominciare da noi stesse, e qualcosa ha ottenuto: da noi, in Europa, in Italia, non a Teheran. Con questo non voglio dire che i problemi   sono risolti, certo che no. Ci pagano di meno, ci estromettono dal lavoro con maggiore facilità, il doppio ruolo è tremendamente faticoso, la violenza contro di noi non è mai finita, non parliamo dell'uso della nostra immagine, della campagna clericale sulla vita non per caso sostenuta da maschietti di tutte le tendenze politiche. Per questo è necessario riprendere a farci sentire, a farci sentire su tutto. Le donne devono tornare ai processi contro violentatori ed assassini, anche e soprattutto. Ma non siamo sempre e solo negative e diciamoci con orgoglio che la nostra consapevolezza ci ha creato un maggiore rispetto di cui non si vede traccia nel mondo islamico. Non vorrai negare questa evidenza, siamo più libere che non venticinque anni fa e siamo molto ma molto più libere delle donne islamiche. O non sarai fra quelle che non vedono questa differenza? Che dicono ‘velo è bello' e perfino ‘burqa è bello' perché fa tanto antimperialista e antiamericano, che magari vanno di moda? Mi deluderesti. Non siamo proprio noi a gettare via quello che abbiamo ottenuto. Non è molto ma c'è. Andiamo avanti, non torniamo indietro. Anche se non ci piace la guerra cara Michela, non facciamo l'errore di vedere solo quest'ultima e ti prego, stai attenta ai mullah /…/

Risposta. Cara Elisa, certo che mi ricordo/…/   Non mi pare vada di moda l'antimperialismo ma, visto che azzeccavi spesso le previsioni, spero tu abbia ragione nell'individuare una moda nascente di questo tipo. Magari! Questo orientamento porta a sostenere la libertà dei popoli di scegliere i propri destini come meglio credono, senza   intrusioni pelose di giudicanti esterni che, per essere tali, non ne hanno titolo né ragione. Ma saranno fatti loro chi votano, chi apprezzano? Perché mai dobbiamo votarglieli noi, i loro rappresentanti? E pure scegliere il loro abbigliamento, i loro simboli? Lascia stabilire ad ogni donna se il velo è bello, non puoi deciderlo tu. Ora se l'Occidente, compreso il nostro paese, ripudiasse il colonialismo, la guerra e l'aggressione, non avrei motivo, credo, date le mie propensioni culturali, di trovare apprezzabile mullah Omar od il governo iraniano e potremmo disquisire, a tempo perso ed oziosamente perché non avrebbe alcuna incidenza sulla realtà, se questo od altri governi ci piacciono o non ci piacciono. Purtroppo questo ‘se non ci fosse' è un'utopia, che resterà tale ed il problema più importante diventa allora stare bene attenti a non farsi reclutare a cause diverse dalla nostra e soprattutto alla guerra infinita. Perché la guerra non si fa soltanto con le armi materiali ma anche con quelle immateriali della propaganda e dell'ideologia e si serve pure, talvolta, di reclute non abbastanza consapevoli di essere tali.

Spero tu abbia ragione, poi, su una qualche consapevolezza diffusa nelle donne e che questa non si limiti ad una bella manifestazione ma abbia un seguito del quale si sente un grande bisogno per tutto quanto dici. Vi è stato in quella giornata un aspetto, che dovresti valutare meglio. La ribellione contro l'uso che si sta facendo delle donne e delle loro lotte: per reclutarci alla guerra contro l'Islam, cara Elisa. Il grido ‘la violenza contro le donne non ha confini' è stato un segno di quella ribellione, importante e consapevole. Perché non se ne poteva più di sentire la signora Santanché farsi portavoce e paladina del femminismo e della lotta contro la violenza. Se Hina si fosse chiamata Angelina, quella signora non se ne sarebbe occupata affatto e con lei tanti altri ‘femministi', invero incredibili in una parte del genere ed anzi grotteschi. Quante Angeline e quante Marylin ci sono, violentate, percosse, assassinate dalla violenza maschile nella indifferenza più totale? La violenza contro le donne non ha confini né patria né ideologia alcuna, ma tutti i confini e tutte le patrie e tutte le ideologie sono unificati in questo obbrobrio. Dimmi, se una donna od un uomo mussulmano leggendo le nostre cronache inferisse che il concentrato di violenza e la tolleranza giudiziaria verso i violentatori discendono dal cristianesimo, non lo troveresti un poco assurdo? Penso di sì. E non è un analogo assurdo inferire che l'omicidio di Hina è conseguenza dell'Islam?

Le manifestanti ricordavano poi che la maggior parte degli omicidi e delle violenze contro le donne si consumano nell'ambito familiare, un 80% , e che sono in crescita continua. Anche la famiglia non ha patria, Elisa. Dunque ti prometto di stare attenta ai mullah se tu prometti di stare attenta al femminismo della Cia. Che naturalmente femminismo non è ma tutt'altra cosa, una deformazione, una caricatura che si avvale di simboli e luoghi comuni emancipatori, illusori e fasulli, che vogliono farci diventare una fotocopia dei maschi, così diversi da quanto cercavamo e desideravamo, con la orgogliosa rivendicazione della nostra identità, ti ricordi come tenevamo a questa differenza? /…/