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Luigi Cipriani, Intervento in Commissione 5 dicembre 1989 (seduta sulla strage di piazza Fontana)

in Stenografici, vol.V

" Non concordo con la storiografia ufficiale, non ho mai creduto che in Italia ci fosse una strategia golpista. In quegli anni definimmo quella strage, strage di stato perché non era pensabile che qualcuno avesse in mente un golpe alla sudamericana usando quello strumento. Erano in atto grandi lotte operaie.. "

... Non ho mai pensato che questa riunione potesse essere vista come una stanca cerimonia celebrativa di un ventennale, anche perché sono milanese e questo episodio l'ho vissuto direttamente. Lavoravo in fabbrica alla Pirelli Bicocca, e quando la sera sono uscito ho potuto vedere che clima c'era a Milano e cosa aveva voluto dire quella bomba in piazza Fontana.

Non concordo con Macis (gruppo Pci ndr) e la storiografia ufficiale, non ho mai creduto che in Italia ci fosse una strategia golpista. In un paese dell'Europa occidentale delle dimensioni dell'Italia non è possibile pensare che avrebbe potuto andare in porto un golpe gestito dalla destra, soprattutto con le guardie forestali. Credo invece che qualcuno della destra sia stato utilizzato come manovalanza e sia stato illuso di questo: lo dimostra come è finito il golpe Borghese.

Se vogliamo discutere del contesto di quella strage, ricordo che erano in atto grandi lotte operaie in quegli anni, con una situazione sociale scossa dal conflitto che, diversamente da altri paesi d'Europa, aveva coinvolto molto intensamente le fabbriche (in Francia e in altri paesi d'Europa era stato un movimento studentesco a scuotere la situazione); e dava molto fastidio un conflitto che andava crescendo, stava uscendo dai normali canali sindacali e si stava progressivamente politicizzando. Ricordo al collega Casini (Dc ndr) che allora non esisteva il terrorismo rosso che è nato dopo come una delle conseguenze di questa strategia della strage, non eravamo in vista di quei fatti. Però ricordo che immediatamente il contratto dei metalmeccanici venne chiuso, ci fu una grande mobilitazione e manifestazione. Io sono convinto che non tutta la Dc e non tutti gli apparati di governo fossero coinvolti. Quindi la democrazia è stata difesa perché non era un tentativo golpista e perché non tutti erano d'accordo con questa ipotesi, ma anche perché una grande mobilitazione operaia e popolare si oppose a questa strategia.

Come conseguenza di quell'episodio, qualcuno non lo ricorderà, ci fu una repressione capillare con undicimila operai denunciati. Non si poteva più fare un picchetto, una manifestazione, proseguire quella lotta; si utilizzò l'evento della strage di piazza Fontana per coinvolgere gli anarchici, quindi una formazione di sinistra, per poi passare a una repressione capillare di massa per impedire ogni possibilità di lotta sindacale che si stava rapidamente politicizzando, e questo dava molto fastidio.

In quegli anni definimmo quella strage, strage di stato perché non era pensabile che qualcuno avesse in mente di fare un golpe alla sudamericana utilizzando quello strumento. Lo stragismo diventa in Italia, fino alla strage di Bologna, un modo di governare, un tentativo di condurre su un terreno di stabilizzazione questi strumenti.

Non è vero che oggi non possiamo fare niente per cercare di capire. La magistratura ha un altro compito e non ha potuto accertare responsabilità precise con delle prove. Sono sempre d'accordo quando un magistrato dice che non ha il compito di trovare ad ogni costo il colpevole e di non aver raggiunto le prove materiali. Questa battaglia l'abbiamo fatta per Valpreda e la facciamo anche per i fascisti accusati ingiustamente che a loro volta sono stati strumenti di depistaggio. Dalle carte processuali abbiamo la possibilità di ricostruire perché non si è arrivati al punto di poter individuare i responsabili. Tra le tante cose che ha detto Boato (gruppo Verde ndr) e non sto a ripetere ce n'è una scritta nella sentenza di Catanzaro: il magistrato ha detto che quello che ha sorpreso e mortificato è che persone che hanno avuto responsabilità ai massimi livelli in questo paese abbiano ritenuto di dover coprire ancora una fonte come Giannettini. Se analizziamo onestamente e seriamente quelle carte possiamo capire i depistaggi che furono addirittura precostituiti molto tempo prima. Il sosia di Valpreda che non era facile da trovare, e il taxista Rolandi che fa certe prove di percorso a Milano evidenziano una strage precostituita con depistaggi precostituiti che hanno seguito un iter studiato a tavolino. C'è la distruzione delle prove e una serie di altri elementi a far pensare che questa strage fu progettata.

Così come non credo all'ipotesi golpista non credo neanche a questa definizione dei servizi deviati, forse dovremmo coniare una formula nuova. E' un dato di fatto che tutti i capi dei servizi hanno svolto azioni di depistaggio, copertura, funzioni ancora non chiare. Che i capi dei servizi siano sempre definiti come appartenenti a settori deviati suscita in me molte perplessità. Posso capire l'esistenza di settori che si possono infiltrare e avere anche collegamenti internazionali, ma il fatto che sempre e comunque i capi dei servizi abbiano svolto questa funzione mi fa pensare che chi li ha nominati lo ha fatto con un certo criterio; mi fa pensare che non fossero deviati loro, ma chi cercava di difendere la democrazia in questo paese.