Il c.d. dopoguerra (ovvero la guerra infinita)

1 gennaio 2002

Si levano accorate le proteste dei superstiti del villaggio afghano di Qalaye Niazi, raso al suolo dai bombardieri americani con un bilancio di 107 morti, tutti civili, donne e bambini compresi, come verificato dai corrispondenti dell’agenzia britannica "Reuters" giunti sul posto. Il presidente del governo provvisorio Hamid Karzai, in un’intervista concessa al "New York Times" afferma: "Vogliamo vedere anche noi l’eliminazione dei terroristi. Ma bisogna anche fare in modo che i civili non facciano le spese di queste operazioni". In questi stessi giorni, i capi della provincia di Paktia, rivolgendosi a Karzai, chiedono la cessazione dei bombardamenti che continuano senza sosta lungo la frontiera con il Pakistan: "Siamo stanchi dei bombardamenti, troppi innocenti muoiono". Ma i bombardamenti proseguono.

3 gennaio 2002

Un commando delle forze speciali americane ha sepolto in Afghanistan un frammento delle Torri gemelle di New York, come "ammonimento a chi osa sfidare l’America".

4-5 gennaio 2002

Muore in uno scontro a fuoco il sergente delle forze speciali americane Nathan Chapman, mentre rimane gravemente ferito un agente della Cia. E’ la prova che i bombardamenti americani ancora in corso non sono riusciti a piegare i Talebani e gli uomini di Al Qaeda che, sebbene dispersi in piccoli gruppi, continuano nella resistenza. Si risolve in un fallimento l’operazione che avrebbe dovuto condurre gli americani all’arresto del mullah Omar, che si riteneva accerchiato in una località prossima a Kandahar. Invece, il Pakistan ha consegnato agli americani l’ex ambasciatore afghano ad Islamabad, Abdul Salam Zaeef, che aveva richiesto asilo politico temporaneo.

9 gennaio 2002

A Kabul, precipita per cause ancora sconosciute un KC- 130 americano con a bordo 7 marines, tutti deceduti nella sciagura.

10 gennaio 2002

Da Kandahar, sono trasferiti in aereo nella base di Guantanamo (Cuba), i primi 20 prigionieri di Al Qaeda e Talebani in mano agli americani. I venti uomini, vestiti con una tuta arancione, bendati, incatenati mani e piedi sono stati fatti imbarcare su un aereo da trasporto alla cui partenza è seguita una sparatoria a terra di cui non è stata data spiegazione ufficiale. Atterrati a Guantanamo, i prigionieri sono obbligati a vivere in celle a cielo aperto di 2 metri x 2,50, con pavimento di cemento, una sola ora d’aria al giorno con le mani legate e sotto scorta. Amnesty International eleva una protesta per le condizioni inumane di trattamento dei prigionieri e chiede il rispetto della Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra: ma il governo americano fa sapere di considerarli "combattenti illegali", quindi non meritevoli del trattamento previsto dalla Convenzione.

23 gennaio 2002

Il governo americano sospende temporaneamente l’arrivo di nuovi prigionieri arabi ed afghani nella base militare di Guantanamo, ufficialmente per esaurimento dei posti disponibili, in realtà per le proteste tedesche e britanniche sul trattamento inumano inflitto ai prigionieri.

28 gennaio 2002

A Kandahar, le forze speciali americane trucidano 6 giovani talebani rinchiusi nell’ospedale cittadino, benché feriti, che rifiutavano di arrendersi.

31 gennaio 2002

Sono in corso combattimenti nei pressi della città di Gardez, nel sud del paese, tra fazioni di mujahiddin che hanno provocato più di 60 morti per il controllo del territorio.

7 febbraio 2002

A Washington, il presidente americano Bush riconosce la condizione di prigionieri di guerra ai talebani afghani detenuti a Guantanamo, per i quali d’ora in avanti avranno valore le norme della Convenzione di Ginevra, escludendo però i militanti di Al Qaeda, l’organizzazione diretta da Osama Bin Laden.

10 febbraio 2002

Il "New York Times" rivela che in Afghanistan, il 24 gennaio, i berretti verdi americani hanno ucciso 15 soldati governativi e ne hanno catturati 27, sottoposti poi a sevizie di ogni genere, scambiandoli per talebani. Secondo il quotidiano, dal mese di ottobre a dicembre 2001, gli americani hanno provocato fra i civili afghani fra i 1.000 ed i 4.000 morti.

14 febbraio 2002

A Kabul, un gruppo di pellegrini diretti alla Mecca lincia il ministro dei Trasporti Abdul Rahman che voleva bloccare il volo sul quale si dovevano imbarcare, pare per utilizzare il velivolo per recarsi in India insieme alla sua famiglia.

16 febbraio 2002

A Kabul, una pattuglia di militari britannici apre il fuoco su una macchina nella quale viaggiavano 4 persone, uccidendo un uomo e ferendo gli altri, fra i quali una donna incinta che veniva portata in ospedale per partorire.

2 marzo 2002

A Gardez, un soldato americano muore ed altri rimangono feriti nel corso di aspri combattimenti con militanti Talebani e di Al Qaeda.

4 marzo 2002

I guerriglieri talebani abbattono due elicotteri ed un aereo C- 130 americano nella zona di Gardez, provocando la morte di 9 militari americani.

9 marzo 2002

Ennesimo massacro di civili compiuto dai militari americani che hanno ucciso "per errore" 15 persone nei pressi di Gardez.

4 aprile 2002

A Kabul, centinaia di persone sono arrestate con l’accusa di partecipazione ad un tentativo di colpo di stato, capeggiato da Gulbuddin Hekmatyar, ex primo ministro all’epoca di Rabbani.

18 aprile 2002

Quattro soldati canadesi muoiono e altri 8 restano feriti per due bombe sganciate per errore da un caccia americano. A Kabul intanto, fra eccezionali misure di sicurezza e con la scorta di 50 carabinieri italiani, fa ritorno l’ex re Muhammad Zahir Shah, che rientra dall’esilio dopo 29 anni.

7 maggio 2002

Militari americani cercano, invano, fra le tombe dei caduti a Tora Bora le prove della morte di Osama Bin Laden, prelevando campioni organici dai corpi dei morti per procedere poi all’esame del Dna.

8 maggio 2002

Il comandante delle truppe britanniche in Afghanistan, Roger Lane, annuncia che è stata individuata una zona nei pressi di Gardez dove potrebbe nascondersi Osama Bin Laden. "La campagna contro i terroristi di Al Qaeda e gli irriducibili Taliban è quasi vinta", dice Lane, mentre si avvia con forze imponenti l’operazione ‘Caccia al beccaccino’ che dovrebbe concludere la campagna afghana.

18 maggio 2002

A Kabul, 10 morti sono il bilancio di un raid aereo americano nel settore orientale del paese, frutto di un errore di valutazione come riconosciuto dai comandi militari statunitensi.

19 maggio 2002

Un soldato americano delle forze speciali è ucciso in combattimento dai guerriglieri islamici.

12 giugno 2002

In una intervista ad un giornale russo il mullah Omar, guida spirituale dei Talebani, dichiara che la guerra santa continuerà fino a quando l’ultimo soldato straniero non avrà lasciato l’Afghanistan.

19 giugno 2002

A Londra, il documentario prodotto da Jamie Doran "Massacro a Mazar" mostra le torture inflitte dai soldati americani ai Talebani prima di ucciderli, mentre centinaia o migliaia furono lasciati morire all’interno dei container per fame, sete ed asfissia. Gli Stati uniti hanno sempre negato le accuse ma la documentazione filmata e fotografica non lascia dubbi sugli orrori commessi dai suoi militari contro il popolo afghano.

19 giugno 2002

A Kabul, sono esplosi due razzi nei pressi della sede dell’ambasciata americana, mentre un terzo è lanciato contro una base militare americana. Intanto, il primo ministro Hamid Karzai presenta il nuovo governo.

1 luglio 2002

Aerei americani bombardano un villaggio nel quale era in corso una festa di matrimonio provocando almeno 40 morti e qualche centinaio di feriti, secondo le prime cifre approssimate per difetto.

2 luglio 2002

A Kandahar, un soldato americano rimane ferito durante un agguato al convoglio sul quale viaggiava. La strage – l’ennesima – di civili compiuta dagli aerei americani ha provocato un fermento di ribellione sempre più ampio fra la popolazione.

21 luglio 2002

Infuria la polemica sulle vittime civili provocate dai bombardamenti americani, che colpiscono in modo indiscriminato la popolazione. Sono ben 11 le località monitorate in cui i bombardamenti americani hanno provocato oltre 400 vittime civili, senza alcuna giustificazione militare.

16 agosto 2002

A Londra, la giornalista britannica Yvonne Ridley, divenuta celebre per essere stata catturata dai Talebani un anno fa e poi rilasciata senza alcun processo, si è convertita alla religione islamica.

18 agosto 2002

Negli Stati uniti, il settimanale "Newsweek" svela le atrocità compiute dai guerriglieri dell’Alleanza del nord, con l’assenso e la complicità degli americani, contro i talebani lasciati morire a centinaia nei containers chiusi, per inedia ed asfissia e sepolti in fosse comuni, alcune delle quali scoperte recentemente .In una erano interrati almeno 260 corpi. Il settimanale accusa esplicitamente i militari di aver commesso ‘crimini di guerra’ in Afghanistan.

5 settembre 2002

A Kabul, un’autobomba provoca la morte di almeno 30 persone ed il ferimento di altre 150. A Kandahar, due o tre uomini aprono il fuoco contro il presidente Hamid Karzai, ma sono abbattuti dalla reazione dei soldati americani che scortano il presidente afghano.

29 ottobre 2002

A Guantanamo (Cuba), gli americani liberano 4 detenuti arabi, fra i quali due rispettivamente di l05 e 98 anni, che per mesi sono stati trattenuti in condizioni inumane e senza accuse specifiche.

2 novembre 2002

A Kabul, la Corte suprema destituisce dal suo incarico un giudice donna colpevole di essersi presentata all’incontro con il presidente americano Bush e la mog1ie Laura, il mese scorso a Washington, senza il tradizionale velo islamico. La donna, Marzeya Basil, faceva parte di un gruppo di 14 donne che, nella capitale americana, frequentavano un corso di informatica aziendale.

16 dicembre 2002

A Bruxelles, la Nato e la Ue firmano l’accordo che consente a quest’ultima di avere accesso ai mezzi e alle strutture della prima per svolgere operazioni militari aventi come fine "il ristabilimento della pace".

Dicembre 2002

Si ricava, da dati Onu, che i c.d. ‘donatori’ (le somme sono in realtà prestiti, non donazioni) hanno erogato un quarto scarso della cifra prevista, a suo tempo propagandata come aiuto per la ricostruzione e la riparazione dei danni di guerra. Sullo stanziamento non è stato esercitato controllo, così da potersi presumere che sia stato pressocché per intero dirottato per finanziare le operazioni militari, non la ricostruzione, a tutt’oggi inesistente e sulla quale è stata stesa una coltre di silenzio.

Dicembre 2002

In cambio della collaborazione con gli americani, il governo pakistano ha ottenuto il ripianamento di 12,5 miliardi di dollari di debito estero, concesso dal club di Parigi mentre gli Usa hanno cancellato un miliardo di debiti ed aumentato gli aiuti per 3 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni. Nonostante questo, nelle province al confine con l’Afghanistan, la Provincia di frontiera ed il Baluchistan, i partiti religiosi favorevoli ai Talebani hanno accentuato il loro controllo (oltre a conquistare circa un terzo del parlamento nazionale).

11 gennaio 2003

A Kabul, giungono i primi 35 militari italiani che costituiscono l’avanguardia del contingente di 1.000 uomini che, a partire da febbraio, sarà impegnato nel pattugliamento del confine fra Afghanistan e Pakistan. Il contingente sarà poi ridimensionato a 500 unità.

26 gennaio 2003

Con aerei da guerra F16 e B1 ed elicotteri Apache, gli americani sferrano un attacco nel sud dell’Afghanistan. Muoiono, solo nella giornata di oggi, almeno 18 persone.

10 febbraio 2003

Gli Usa bombardano il distretto Baghni Baghram avvalendosi di B 1, B 52 ed F 16, uccidendo 17 persone – secondo stime afghane, che il comando americano smentisce affermando di non saperne nulla. Sono stati arrestati 12 ‘sospetti’.

11 marzo 2003

Il quotidiano "La Repubblica", nell’articolo intitolato "Niente luce, acqua e sonno per far crollare Mohammed", riporta senza commenti quanto pubblicato dal "New York Times" sulle ‘tecniche di interrogatorio’ impiegate dagli americani per far parlare i prigionieri di Al Qaeda, ultimo dei quali Khalid Sheik Mohammed che sarebbe stato tenuto "nudo, incappucciato, mani e piedi legati". Fra le tecniche segnalate, la privazione del sonno, quella del cibo, salti di temperatura da 38 gradi a 12 gradi sotto zero, pestaggi.

19 marzo 2003

Mentre continua l’operazione ‘Anaconda’, condotta dagli americani con elicotteri da combattimento, presso il confine con il Pakistan, un attacco talebano a Sherabik provoca la morte di 3 soldati.

30 marzo 2003

Nell’est del paese, a Shkin nella provincia di Paktika e a Gardez, gruppi ribelli attaccano le postazioni americane. Da diversi segnali emerge una ripresa della resistenza, non limitata alle zone di confine. Su un manifesto appeso in questi stessi giorni in diverse città e villaggi, a firma del mullah Omar, è scritto: "E’ dovere di tutti i mussulmani respingere gli aggressori".

1 aprile 2003

Si svolgono aspri scontri fra soldati governativi e gruppi ribelli nelle vicinanze del capoluogo del Badghis, con pesanti perdite da ambe le parti secondo testimoni oculari (solo degli attaccanti, affermano gli afghani, le cui valutazioni sono peraltro ritenute, per lo più, inaffidabili).

9 aprile 2003

Per un "disgraziato errore" – queste le parole del comando americano- un aereo da combattimento sgancia una bomba su una casa, causando 11 morti civili.

20 aprile 2003

S’incontrano il primo ministro afghano Hamid Karzai ed il presidente pakistano Pervez Musharraf, accompagnato da personalità del governo, per discutere la sicurezza del confine. Karzai è certo che i Talebani si siano rifugiati nelle province pakistane, per sfuggire ai bombardamenti americani, e che da quelle siano partite le incursioni finora verificatesi, una delle quali pochi giorni orsono. L’incontro si conclude con formali assicurazioni di collaborazione da ambo le parti. Ma già pochi giorni dopo, si verifica un’altra incursione a danno di una postazione afghana a Shinki, presso il confine.

27 aprile 2003

A Chapan, nella provincia di Zabul, un folto gruppo di combattenti attacca gli uffici governativi. I Talebani, che rivendicano l’attentato, affermano di aver subito una perdita ed aver ucciso 9 soldati afghani; questi ultimi, dal canto loro, asseriscono di aver ucciso 3 avversari subendo solo 2 perdite.

24 maggio 2003

A Kabul, manifestanti inferociti dalle distruzioni americane e dalla situazione di degrado e fame in cui versa il paese, gridano ed innalzano cartelli "Morte all’America, via gli stranieri, morte a Karzai".

Maggio 2003

Esami clinici effettuati da uno studio medico afghano e verificati in un laboratorio europeo rivelano una forte presenza di uranio in tutti i campioni prelevati. Il comando americano in Afghanistan smentisce l’uso di uranio impoverito negli ordigni sganciati sull’Afghanistan, ma alla smentita credono in pochi.

7 giugno 2003

Un attentato dinamitardo provoca la morte di 4 soldati tedeschi ed il ferimento di altre decine: i soldati, inquadrati nelle forze Isaf, viaggiavano su un autobus.

Giugno 2003

Fonti pakistane riferiscono che, verso la fine del mese, il mullah Omar avrebbe nominato un Consiglio formato da 10 comandanti talebani, del quale farebbero parte fra gli altri il mullah Dadullah ed Akthar Mohammad Usmani. Fra i capi della guerriglia, facenti o meno parte del Consiglio, vi sarebbero inoltre Amir Khan Faruqi, Ghulam Nabi, Amir Khan Haqqani, mentre appare confermato da diverse fonti che Gulbuddin Hekmatyar è stabilmente alleato dei Talebani e guida a sua volta diverse formazioni.

15 luglio 2003

Il capo della polizia del distretto di Ghorak cade in un agguato insieme a 4 poliziotti della scorta. Tre giorni dopo, sono uccisi 8 soldati afghani presso Khost.

20 luglio 2003

In un attacco, restano feriti 4 soldati italiani. Un altro agguato contro un convoglio della ‘Nibbio’, il 3 agosto, non produrrà conseguenze.

23 luglio 2003

Forze afghane iniziano un rastrellamento massiccio nella provincia di Paktika, cui partecipano 1.000 uomini sui 5.000 di cui dispone l’esercito. Ma la resistenza antiamericana, egemonizzata dai Talebani, ha ripreso decisamente l’offensiva nelle ultime settimane riuscendo a conquistare diversi centri fra i quali Kamardin, Mirsafar, Engurado, Manakandaw.

8 agosto 2003

Nella provincia di Helmand, in un attacco talebano restano uccisi 6 soldati afghani ed un autista.

10 agosto 2003

Il comando delle forze di occupazione, definito ‘peace keeping’, passa dall’Isaf alla Nato.

12 agosto 2003

In violenti scontri, nella provincia di Paktia, muoiono diversi guerriglieri.

19 agosto 2003

Una bomba esplode contro l’abitazione di Ahmed Wali Karzai, fratello del primo ministro, che sfugge all’attentato. I Talebani, forse uniti alle forze di Hekmatyar, sferrano una offensiva anche a Kandahar, attaccando due posti di polizia, che provoca 8 morti fra i poliziotti di guardia, dopo che Karzai ha annunciato la sostituzione del governatore della città con un elemento a lui fedele.

22 agosto 2003

In un attacco della guerriglia nella provincia centrale di Uruzgun, muoiono 4 combattenti e 4 soldati afghani – ma i Talebani che rivendicano l’assalto affermano che quest’ultima è una cifra per difetto, di aver preso prigionieri e di avere negoziato la restituzione delle salme.

25 agosto 2003

Inizia il bombardamento americano sulla provincia meridionale di Zabul, ritenuta roccaforte dei Talebani per le vaste simpatie di cui essi godono, che si protrae per oltre una settimana. Il bilancio sarà di 33 persone uccise secondo gli americani, che affermano trattarsi di miliziani, molte decine secondo fonti afghane. Queste ultime fanno presente che i guerriglieri, per la loro mobilità e conoscenza del terreno, riescono più facilmente dei civili a sfuggire ai bombardamenti.

26 agosto 2003

Il contingente italiano subisce un altro attacco, che resta senza conseguenze per l’intervento di un elicottero Apache americano.

Agosto 2003

I ribelli riconquistano Barmal e sferrano attacchi alla base americana di Shkin.

1 settembre 2003

Gli Usa lanciano l’operazione ‘Mountain Viper’ (Vipera della montagna), destinata a loro avviso ad eliminare definitivamente i Talebani, che devasta con bombardamenti le martoriate province del sud.

3 settembre 2003

In un’intervista ad un’agenzia pakistana, ripresa da ‘War news’, il comandante talebano Gul Rahman Faruqi afferma: "La situazione è tornata favorevole per noi, e migliora ogni giorno. La popolazione ci appoggia, quando entriamo nei villaggi ci offre rifugio e cibo, perché è stanca dei ladri e degli assassini" che spadroneggiano nel paese.

8 settembre 2003

La Casa Bianca chiede al Congresso lo stanziamento di altri 87 miliardi di dollari per finanziare l’occupazione dell’Afghanistan e dell’Iraq, che saranno concessi.

8 settembre 2003

Un incendio doloso ha danneggiato una scuola femminile nella provincia di Balkh: ne sono subito accusati i talebani ma la zona è ancora controllata dalla c.d. Alleanza del nord ed è più probabile questa seconda attribuzione. Intanto, nella provincia di Ghazni, in un altro attentato muoiono 4 operatori della Danish Charity.

20 settembre 2003

Nell’ambito della operazione ‘Mountain Viper’, nella provincia di Zabul, un bombardamento colpisce un gruppo di nomadi, accampati in una tenda che è stata scambiata per un rifugio talebano.

28 settembre 2003

In un attentato contro il governatore collaborazionista della provincia di Helmand, Shir Mohammad, muoiono 7 guardie addette alla sicurezza. L’attentato è rivendicato dai Talebani, e così pure l’uccisione avvenuta alcuni giorni orsono di un operatore cattolico. Il mullah Abdul Samad, ritenuto fedele ai Talebani, ha diffidato recentemente i militanti cristiani ad allontanarsi dal paese: "Sappiamo che siete spie degli americani, andatevene", afferma, aggiungendo che essi non hanno possibilità di fare proseliti.

Settembre 2003

In un proprio rapporto, il responsabile della missione per l’Afghanistan del Fmi, Adam Bennett, afferma che "l’oppio supporta il 50% dell’economia afghana. Parliamo di un mercato che frutta 2,5 miliardi di dollari". Segnala inoltre che la produzione è passata dalle 185 tonnellate del 2001 – anno in cui il governo talebano proibì la coltivazione- a 2.700 tonnellate nel 2002, per arrivare a 3.700 nell’anno in corso. Il governatore del Takhar, Saiid Ekrameddin, accusa a sua volta l’Onu: "Dopo la caduta dei Taliban, le Nazioni unite hanno promesso ad ogni contadino che coltivava oppio un sostanzioso aiuto per la riconversione della coltura, con il risultato – dice- che anche coloro che fino allora coltivavano patate hanno deciso di seminare il papavero".

4 ottobre 2003

Nel distretto meridionale di Kahak-e-Afghan, i guerriglieri mettono a segno un attentato contro gli uffici governativi, subendo 2 perdite.

12 ottobre 2003

Nella provincia di Zabul, guerriglieri talebani uccidono in un attacco 8 poliziotti. In questi stessi giorni, si apprende che 41 prigionieri politici, anch’essi ritenuti talebani, sono riusciti ad evadere dal carcere di Kandahar. Altri 12 sono però catturati, alcuni giorni appresso, in un’operazione militare a Chaar Cheno, dove si svolge uno scontro con perdite reciproche.

26 ottobre 2003

In un attacco talebano alla base americana di Shkin, presso il confine col Pakistan, muoiono almeno 2 soldati americani. Il comando statunitense reagisce furiosamente, con un bombardamento sulla zona, nel quale perdono la vita 22 persone.

31 ottobre 2003

Nella provincia di Helmand, perdono la vita in un agguato 3 soldati e 2 poliziotti afghani. Commentando gli ultimi attacchi e la ripresa talebana, il comandante dell’Isaf Jean Marie Guehenno, ha affermato che "in diversi distretti presso il confine" – fra i quali cita la zona di Kandahar e la provincia di Paktika – "i Talebani sono stati in grado di stabilire de facto un controllo sull’amministrazione". Ciò serve a pretesto per la nuova aggressione che sta per essere sferrata dagli americani.

Ottobre 2003

Verso la fine del mese, un attacco americano uccide 8 civili nel villaggio di Arsent, nel Nuristan. La notizia è fornita da fonti afghane, mentre il comando statunitense tace.

Ottobre 2003

Esplodono aspri scontri tra le fazioni guidate dall’uzbeko Dostum e il tagiko Atta Mohammad, entrambi rappresentanti del governo collaborazionista, già dilaniato dalle lotte intestine, che perde così – se mai ne ha avuta- ogni residua credibilità, dominato com’è dagli elementi criminali della già Alleanza del nord. Gli scontri provocano almeno 50 morti.

7 novembre 2003

Gli americani sferrano un’ulteriore massiccia aggressione con aerei da guerra, denominata "Mountain Resolve", che si vorrebbe definitiva "per eliminare le ultime sacche talebane" e, come sempre, provocano vittime e devastazioni. Ma la guerriglia non sembra essere in una ‘sacca’ e mette a segno altri attacchi, in uno dei quali restano uccisi 4 soldati afghani.

11 novembre 2003

A Kandahar, i Talebani fanno esplodere una bomba davanti alla sede dell’Onu, provocando diversi feriti.

15 novembre 2003

La guerriglia talebana uccide 3 marines americani, in un attacco nell’est dell’Afghanistan.

20 novembre 2003

A Barmal, nella provincia di Paktika, un bombardamento americano nell’ambito della operazione ‘Mountain Resolve’ uccide 6 civili. La notizia è diffusa da fonti afghane, mentre il comando americano tace.

21 novembre 2003

Agenzie di stampa islamiche e l’emittente Al Jazeera informano dell’appello alla popolazione lanciato dal mullah Omar: "Il regime imposto dagli americani compie due anni- afferma il leader spirituale dei Talebani- Ebbene dove sono la libertà, la democrazia, i diritti umani, la ricostruzione? Avete solo morte, distruzione, fame e degrado morale", ed incita a "colpire le forze straniere, che vi hanno ingannato", nonché a boicottare la farsa elettorale, pilotata dagli americani, prevista per il 15 dicembre.

22 novembre 2003

La guerriglia abbatte un elicottero americano provocando 5 morti e 7 feriti. Il comando statunitense non ammette l’attentato ed afferma essersi trattato di un incidente. Nel corso del mese, sono compiuti altri attacchi – fra essi un attentato a Spin Boldak, nel sud.

4 dicembre 2003

Il segretario alla Difesa americano Donald Rumsfeld, in visita a Kabul, incontra i ‘signori della guerra’ – fra i quali il criminale di guerra Dostum – unico reale sostegno al governo Karzai.

8 dicembre 2003

Presso Gardez, soldati americani attaccano un deposito di armi ed esplosivi, ed uccidono invece 6 bambini. La versione fornita è il crollo di un muro, con la variante di una misteriosa presenza nemica che potrebbe aver fatto fuoco a sua volta.

11 dicembre 2003

A Jalalabad, le truppe americane irrompono nell’ospedale alla ricerca del comandante Esmatullah, ed aprono il fuoco uccidendo 6 persone.

15 dicembre 2003

Nel giorno a suo tempo prefissato per le elezioni, su potenziali 10.000.000 di elettori, 300.000 (scarsi) si sono iscritti alle liste. La Loya Jirga inizia comunque una sessione di discussione del progetto di Costituzione predisposto dagli americani, formalmente presentato da Karzai, che prevede un forte accentramento dei poteri nel governo centrale. Fra i delegati presenti si manifestano insofferenze e gli stessi esponenti dell’Alleanza del nord sono insoddisfatti, desiderando maggiore autonomia per le diverse province. Il progetto sarà infine approvato a maggioranza.

16 dicembre 2003

Si verificano tre attentati dinamitardi a Kabul, rivendicati dai Talebani, per manifestare l’opposizione ai progetti di Costituzione imposti dagli americani. Le esplosioni non provocano vittime.

25 dicembre 2003

A Kabul, un attentato dinamitardo danneggia la sede dell’Onu.

28 dicembre 2003

A Kabul, un attentato suicida provoca la morte dello stesso attentatore, di un alto funzionario della Difesa afghana e di 4 poliziotti. L’attentato, dopo la smentita dei Talebani – soliti rivendicare orgogliosamente i propri attacchi più rilevanti- viene attribuito ad Al Qaeda.

31 dicembre 2003

A questa data, i caduti in scontri armati nel c.d. dopoguerra afghano sono stimati in 2.000 persone.

6 gennaio 2004

A Kandahar, un camion bomba uccide 15 persone, fra cui 8 bambini all’uscita da una scuola. Il comando americano, subito additato come responsabile della strage, tenta goffamente di attribuirne la responsabilità ai Talebani, che prontamente smentiscono. Un altro eccidio dello stesso genere, compiuto in dicembre in un mercato, aveva provocato 18 feriti.

18 gennaio 2004

In una ‘spedizione punitiva’, gli americani bombardano un villaggio, sospettato di proteggere i guerriglieri, provocando 11 vittime, fra cui 4 bambini.

27-28 gennaio 2004

A Kabul, sono compiuti due attacchi suicidi, nel primo dei quali resta ucciso un soldato canadese e, nel secondo, un militare inglese, mentre altri 3 restano feriti.

29 gennaio 2004

In un attentato a Ghazni, i Talebani uccidono 7 soldati americani, mentre uno risulta disperso ed altri 3 feriti. Le forze statunitensi in Afghanistan avrebbe perso a questa data, secondo quanto afferma il comando, 107 uomini.

4 febbraio 2004

In un raid contro la guerriglia, una bomba americana uccide 10 persone, in maggioranza donne e bambini.

13 febbraio 2004

Il nuovo segretario della Nato, Hoop Scheffer, conferma l’invio in Afghanistan di 5 nuove squadre provinciali (PRT), finalizzate a controllare il territorio: il governo Karzai e le truppe afghano- americane controllano difatti poche zone al di fuori della capitale.

22 febbraio 2004

A Thalogan, presso Kandahar, i Talebani abbattono un elicottero da guerra americano.

28 febbraio 2004

Nel corso di un’operazione finalizzata alla ricerca di Osama Bin Laden, soldati pakistani uccidono 11 civili a bordo di un autobus.

Febbraio 2004

Scoppiano scontri nella provincia nord orientale di Badakhshan fra opposte fazioni criminose per il controllo del traffico della droga.

Febbraio 2004

Il generale dell’esercito americano, Antonio Tuguba, scrive un rapporto sulle torture praticate ai prigionieri politici in Iraq, dove è stato esportato il c.d. "metodo Guantanamo" di "facilitatori degli interrogatori", come privazione del sonno, percosse, abusi sessuali, attacchi di cani, guinzagli e catene. A tal fine, "esperti" del lager di Guantanamo, guidati dal comandante Geoffrey Miller, sono giunti a Baghdad già nella scorsa estate e il direttore dello stesso andrà a sostituire la direttrice del carcere della capitale irachena, Janis Karpinski.

5 marzo 2004

In un conflitto a fuoco presso Orgun fra militari americani e guerriglieri, diversi fra questi ultimi, forse 9, restano uccisi.

13-16 marzo 2004

In Pakistan, nell’imminenza della visita del segretario di Stato americano Colin Powell, il regime scatena un’offensiva anti- talebana nella provincia del Waziristan, presso il confine con l’Afghanistan, che provoca 24 morti . Anche 8 soldati pakistani restano uccisi.

19 marzo 2004

Nella provincia dell’Uruzgan, in un conflitto a fuoco restano uccisi 5 guerriglieri e 2 soldati americani, mentre altri 2 risultano feriti.

21 marzo 2004

Muore in un agguato il ministro dell’aviazione, Mirwais Sadia, e 2 poliziotti al seguito.

27 marzo 2004

Il ministro della Difesa, Donald Rumsfeld, giunge a Kabul e da lì si fa trasportare fino a Kandahar, città dove più forte è la presenza talebana. La visita è percepita come una provocazione e suscita proteste della popolazione e nuovi attacchi. In uno di essi, restano uccisi 5 operatori collaborazionisti.

16 aprile 2004

In un messaggio registrato, Osama Bin Laden afferma che le operazioni e gli attentati contro l’America e l’Europa sono accaduti come ritorsione alle invasioni della Somalia, dell’Afghanistan e dell’Iraq: "Quello che è successo l’11 settembre e l’11 marzo non è che la vostra merce, che vi è stata riconsegnata", dichiara lo sceicco che esorta i popoli europei ad adoperarsi affinché i governi "fermino le operazioni militari e si impegnino a non aggredire i mussulmani nel quadro del complotto americano contro l’Islam", cosa che guadagnerà loro la pace. Il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, respinge categoricamente ogni dialogo "con i terroristi".

16 aprile 2004

Nella provincia sud orientale di Nimrotz, ad un check point, sono uccisi dalla guerriglia 8 soldati afghani, ed altri 9 restano feriti.

26 aprile 2004

In un attacco alla sede governativa di Panjwayi, muoiono un soldato e 2 collaboratori civili.

30 aprile 2004

In due distinti attacchi compiuti dai Talebani, muoiono 8 soldati dell’esercito afghano: 6 nel villaggio di Thalogan, presso Kandahar, e 2 a Choto nell’Helmand.

Aprile 2004

L’amministrazione americana accentua la pressione sul governo del Qatar nel tentativo di ottenere la censura dell’informazione sui crimini di guerra americani in Iraq ed in Afghanistan, fornita dall’emittente Al Jazeera.

2 maggio 2004

La pubblicazione su "The New Yorker", a cura di Seymour Hersh, delle prime ‘foto souvenir’ che ritraggono le sevizie praticate ai prigionieri iracheni dai secondini americani e la emersione del rapporto Tuguba (vedi nota febbraio 2004), fanno riparlare del lager di Guantanamo – dove i sopravvissuti dovrebbero essere "circa 600", ma non si conosce il numero esatto- e delle torture praticate nelle carceri afghane ai prigionieri talebani, o sospetti tali, benché presentate come casi isolati. Ammissioni in tal senso vengono nei giorni successivi, fra gli altri, dal generale americano Donald Ryder.

4 maggio 2004

Nella provincia di Zabul muoiono, in un agguato predisposto dai Talebani, 5 soldati dell’esercito afghano.

11-13 maggio 2004

Nella provincia di Zabul, in un attacco della guerriglia muoiono 2 soldati afghani. Due giorni dopo, l’attacco ad una pattuglia a Khakrez, nella provincia di Kandahar, si conclude con un bilancio di 5 morti e 5 arrestati.

16 maggio 2004

Ancora su "The New Yorker", Seymour Hersh rivela che, in occasione dell’attacco all’Afghanistan nell’autunno 2001, il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld approvò personalmente il "programma speciale" per far parlare i detenuti. Il Pentagono smentisce ma si guarda dal querelare l’informatissimo giornalista, che ha vaste entrature negli apparati, per evitare l’emersione delle prove a carico del suo capo.

16 maggio 2004

Presso un villaggio dell’Helmand, la guerriglia attacca con razzi un convoglio americano, uccidendo un soldato e ferendone altri 2.

17 maggio 2004

"Los Angeles Times" parla della morte di alcuni prigionieri afghani, per maltrattamenti, nel carcere speciale gestito dalla Cia a Kabul: uno di essi sarebbe stato ucciso dal freddo per essere stato esposto, bagnato ed incatenato, nel cortile durante le ore notturne. "Peace reporter" ha divulgato a sua volta la testimonianza di Ahmad Nurani, medico a Kandahar, sul carcere di Grishk: "Molta gente di qui, una volta rilasciata dagli americani, viene da me per curare le ecchimosi causate da calci e pugni ricevuti durante la detenzione dai soldati americani. Mi dicono che i maltrattamenti sono la normalità; non riescono a dormire per il dolore…Raccontano che, appena arrivano in prigione, vengono completamente spogliati, incappucciati, ammanettati e lasciati per due giorni così, in recinti all’aperto, esposti al caldo torrido nella stagione estiva o al freddo rigido dei mesi invernali, senza cibo e senz’acqua". Molti fra loro – aggiunge il medico- sono incarcerati per le ‘soffiate’ di spie afghane, che collaborano con gli americani in cambio di denaro, e non hanno alcun rapporto con la guerriglia, ma sono denunciati per motivi di estorsione: "Un amico che lavora con gli americani nella base mi ha detto di aver visto con i suoi occhi gli ufficiali Usa mettersi in tasca i soldi pagati dai parenti dei detenuti in cambio del rilascio. Chi viene riscattato esce, chi non se lo può permettere viene schedato come terrorista e trasferito in altre prigioni".

23 maggio 2004

A Kabul, la guerriglia spara razzi su un convoglio militare presso la sede dell’Isaf: resta ucciso un soldato norvegese ed altri sono feriti.

25 maggio 2004

Il comando americano annuncia di aver ucciso 20 miliziani in un massiccio bombardamento contro una presunta base talebana.

29 maggio 2004

Nella provincia di Zabul, quattro militari americani restano uccisi in un agguato.

Maggio 2004

Sayed Nabi Siddiqi, reclutato nella polizia afghana ma arrestato nella scorsa estate per sospette simpatie talebane, e poi scarcerato, racconta abusi e sevizie di ogni genere che gli sono stati praticati da secondini americani. Le organizzazioni Human Rights Watch e Afghan Human Rights hanno raccolto anch’esse, negli ultimi mesi, decine di reclami dello stesso genere. Conferme alle torture praticate dai marines giungono da ultimo dall’interno delle forze militari afghane, dove alcuni hanno segnalato di aver tentato inutilmente di dissuadere gli americani dal praticare sevizie ed abusi sui prigionieri, del tutto simili a quelli verificatisi nel carcere iracheno di Abu Ghraib: (pestaggi, mancanza di sonno, abusi sessuali, minacce con cani).

2 giugno 2004

Nel nord- ovest del paese, 5 operatori, dei quali 3 volontari di ‘Medici senza frontiere’, mentre viaggiavano a bordo della loro auto, cadono in un agguato operato da ignoti.

5-6 giugno 2004

Violenti scontri si registrano ad un posto di blocco nella zona sud orientale di Daychopan, con caduti da ambo i lati; l’intervento degli elicotteri da guerra americani provoca altri 8 morti. In Uruzgan viene ferito gravemente in un agguato un funzionario governativo, Abdul Ghali. In altri 2 agguati muoiono un soldato americano e due poliziotti afghani.

9 giugno 2004

A Sea Island (Georgia), nella seconda giornata del G8, George Bush illustra il piano del "Grande Medio oriente", basato sull’americanizzazione della regione e la c.d. ‘lotta al terrorismo’. Il tentativo di coinvolgere gli Stati arabi è sostanzialmente fallito: mentre disertano i tradizionali alleati Egitto ed Arabia saudita, fra i pochi aderenti, insieme a Turchia e Yemen vi è appunto l’Afghanistan, rappresentato da Al Jawar, che otterrà in cambio la riduzione del 50% del debito estero contratto.

12 giugno 2004

Le forze americane sferrano un altro attacco nel distretto di Daychopan, uccidendo 80 persone.

17 giugno 2004

La cittadina di Chaghcharan, nel distretto occidentale di Ghor, è conquistata dalle milizie di Abdul Salaam Khan che costringono il governatore locale alla fuga.

18 giugno 2004

Nella provincia di Zabul, a Mizan, scontri fra Talebani e poliziotti afghani di guardia ad un ufficio governativo causano 7 morti.

5 luglio 2004

Secondo dati forniti dal Pentagono, a questa data sarebbero 130 i militari americani morti nell’occupazione del paese. Le vittime afghane, per contro, non sono calcolate nemmeno per approssimazione.

5 luglio 2004

Sono arrestati 7 mercenari, gestori di una prigione privata, dove sono stati trovati 8 prigionieri in condizioni inumane, tre dei quali appesi al soffitto con corde. Quattro secondini sono afghani e 3 americani: Brent Bennet, Edward Caraballo e Keith Idema i quali dichiarano di lavorare per il Pentagono e di poterne fornire le prove. Il comando Usa e il Pentagono smentiscono.

11 luglio 2004

A Herat, poco dopo il disarmo di un gruppo armato locale, esplode una bomba che provoca 5 morti e decine di feriti, probabile ritorsione del gruppo stesso.

27 luglio 2004

I Talebani rivendicano il rapimento di due stranieri, dei quali non fanno i nomi (si tratta probabilmente di una giornalista australiana e del suo accompagnatore, scomparsi in questi giorni); nonché un attentato compiuto nella giornata di ieri a Jalalabad contro operatori dell’ufficio elettorale con la motivazione che "le elezioni servono a legittimare il governo sottomesso agli Stati uniti". I Talebani smentiscono per contro la paternità di altri eccidi ed agguati, come quello in cui hanno trovato la morte alcuni lavoratori cinesi ed altri non rivendicati da alcuno.

28 luglio 2004

A Andar, una bomba esplode presso una moschea, dove alcune persone attendevano la iscrizione nelle liste elettorali, provocando la morte di 6 persone fra cui funzionari della Unama ed impiegati governativi. Intanto, ‘Medici senza frontiere’, che da vent’anni operava continuativamente in Afghanistan, decide di lasciare il paese per la assoluta mancanza di sicurezza e la stasi della inchiesta sull’attentato del 2 giugno scorso.

29 luglio 2004

Alcuni convogli che portano rifornimenti alla base americana dell’Uruzgan sono bloccati in un agguato e le 12 persone a bordo rapite.

1 agosto 2004

Uno speciale del TG1 dedicato all’Afghanistan documenta il fallimento degli sforzi Onu contro la coltivazione del papavero nel paese, del resto principale mezzo di sostentamento dei contadini in diverse zone, oltre a quella delle patate. Antonio Costa, funzionario dell’Onu dichiara: "Non è esagerato prevedere che il prossimo raccolto di oppio sarà il più abbondante in assoluto" rispetto ai raccolti degli ultimi vent’anni (vedi nota Settembre 2003).

2 agosto 2004

Nella zona di Zhawara, non lontano dal confine con il Pakistan, forze di terra americane ed afghane appoggiate da aerei da guerra scatenano una violenta offensiva.

6 agosto 2004

Il "Corriere della sera" riporta la dichiarazione di David Singh, portavoce dell’agenzia dell’Onu Unama, secondo cui dai primi di maggio a questa data sono stati uccisi 12 funzionari addetti alle operazioni elettorali previste per ottobre.

14 agosto 2004

A Herat, si scontrano i militi inviati dal governo Karzai con i seguaci del governatore della città, Ismail Khan, con un bilancio di 21 morti.

19 agosto 2004

A Londra, mentre sono diffuse anticipazioni del rapporto che esonera da responsabilità i militari inglesi per le torture praticate nelle zone occupate, la rivista scientifica "Lancet" documenta, sulla base di atti ufficiali, la corresponsabilità di medici militari che, nei campi di prigionia afghani ed iracheni, "sovrintendevano agli interrogatori coercitivi, falsificavano i registri sanitari ed i certificati di morte".

29 agosto 2004

Nella provincia di Paktia si registrano combattimenti ed esplosioni. Si verifica anche un incendio, forse seguito ad un’esplosione, in una madrassa che provoca la morte di 4 bambini, 5 ragazzi e un adulto: le autorità di occupazione e la stampa occidentale sfiorano il ridicolo tentando di attribuirlo ai Talebani, principali proteggenti delle scuole coraniche. I Talebani effettuano invece, a Kabul, un attentato suicida ad una società addetta alla sicurezza, la Dyncorp, che provoca la morte dell’attentatore e di 6 guardie, 3 delle quali americane.

30-31 agosto 2004

Per rappresaglia, dopo un attacco talebano, aerei di guerra americani bombardano un villaggio del Kunar, provocando nell’immediato 6 morti e diversi feriti gravi.

7-8 settembre 2004

In Pakistan, nella regione del Waziristan al confine con l’Afghanistan, dove potrebbero trovarsi Osama Bin Laden ed il mullah Omar, il regime ordina raid aerei che uccidono 50 persone e ne feriscono almeno il doppio.

12 settembre 2004

A Herat, le forze afghane reprimono una rivolta contro la destituzione del governatore Ismail Khan, sparando sulla folla.

13 settembre 2004

Nella provincia di Zabul, elicotteri da guerra americani bombardano un gruppo di persone, forse reduci da un attentato, uccidendone 22.

17 settembre 2004

A Kabul, il tribunale afghano condanna ad alcuni anni di reclusione Keith Idema, Brent Bennet e Edward Caraballo (vedi nota 5 luglio 2004).

25 settembre 2004

In un villaggio dell’Uruzgan, viene ucciso in un agguato il comandante talebano Mawlavi Ghafar.

2 ottobre 2004

A Kabul, in prossimità delle elezioni presidenziali, è compiuta una maxi- retata che porta a decine di arresti. "Le forze talebane – dichiara il maggiore americano Scott Nelson- hanno incrementato la guerra dell’informazione, una vera propaganda clandestina". La libertà di espressione politica è difatti vietata in Afghanistan.

3 ottobre 2004

A Kabul, muore Giovanni Bruno, un soldato italiano. La versione ufficiale esclude l’attentato e parla di incidente stradale.

7 ottobre 2004

A Kabul, sono sparati razzi in attentati dimostrativi alla vigilia delle elezioni; i funzionari americani si rintanano per ore nel loro rifugio. Razzi sono sparati anche presso la base italiana, a 10 km. dalla capitale.

7 ottobre 2004

A Roma, nel corso di un convegno della ‘Campagna contro le mine’ è fornito il dato di 1.228 ‘cluster bomb’ (bombe a grappolo) sganciate sull’Afghanistan limitatamente al periodo ottobre 2001- marzo 2002, e di 12.400 ordigni innescati e tuttora inesplosi. A saltare sugli ordigni, sono soprattutto bambini.