Precedente 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 ..Successive

26 luglio 1943

Alle 11,00 su ordine personale di Adolf Hitler, il generale Alfred Jodl dispone la ripresa dell’operazione ‘Alarico’ che era stata accantonata dopo il convegno di Feltre del 19 luglio 1943. L’operazione ‘Alarico’ era stata progettata il 31 maggio 1943 dal comando del Gruppo armate ovest e prevedeva l'afflusso in Italia di 2 divisioni corazzate e 6 di fanteria, più 2 di paracadutisti in caso di colpo di stato per il controllo dei più importanti passi alpini, oltre al disarmo delle truppe italiane in Francia (4 divisioni). Il 4 giugno 1943, Hitler aveva approvato "in linea di massima le intenzioni e le proposte del Gruppo di armate ovest per ‘Alarico’ " . Occupazione tedesca

26 luglio 1943

Il Gauleiter di Innsbruck Friedrich Reiner invia ad Heinrich Himmler una nota. Premesso che "dato l’evolversi degli avvenimenti in Italia e il fatto che la frontiera tedesca è a circa cento chilometri, via Lubiana, dall’Adriatico, quest’ultimo può diventare zona d’operazioni inglese. Fra Trieste e Lubiana vi è già una zona controllata dai partigiani, aiutati dalla popolazione slovena…", Reiner propone di lottare ad oltranza contro i partigiani "nei vecchi e nuovi territori italiani" con pieni poteri nelle sue mani su delega di Hitler, misure militari per fortificare la costa adriatica, occupazione militare germanica degli ex territori austriaci in Istria e nelle Venezie. Occupazione tedesca

26 luglio 1943

Sono portati in Germania, con due distinti aerei, Roberto Farinacci e Giovanni Preziosi.

26 luglio 1943

Un ufficiale superiore dello Stato maggiore porta a Benito Mussolini, presso la caserma dei carabinieri di via Legnano, dov’è agli arresti, una lettera di Pietro Badoglio: "Il sottoscritto, capo del governo, tiene a far sapere a Vostra Eccellenza che quanto è stato eseguito nei Vostri riguardi, è unicamente dovuto al Vostro personale interesse, essendo giunte da più parti precise segnalazioni di un serio complotto contro la Vostra persona. Spiacente di questo, tiene a farVi sapere che è pronto a dare ordini per il Vostro sicuro accompagnamento, con i dovuti riguardi, nella località che vorrete indicare". Mussolini risponde: "1) Desidero ringraziare il Maresciallo d’Italia Badoglio per le attenzioni che ha voluto riserbare alla mia persona. 2) Unica residenza di cui posso disporre è la Rocca delle Caminate, dove sono disposto a trasferirmi in qualsiasi momento. 3) Desidero assicurare il Maresciallo Badoglio, anche in ricordo del lavoro in comune svolto in altri tempi, che da parte mia non solo non gli verranno create difficoltà di sorta, ma sarà data ogni possibile collaborazione. 4) Sono contento della decisione presa di continuare la guerra cogli alleati, così come l’onore e gli interessi della Patria in questo momento esigono, e faccio voti che il successo coroni il grave compito al quale il Maresciallo Badoglio si accinge in nome di Sua Maestà il Re, del quale durante ventuno anni sono stato leale servitore e tale rimango. Viva l’Italia".

26 luglio 1943

Il presidente del Consiglio, maresciallo Pietro Badoglio, annuncia che la Milizia entra "a far parte delle Forze armate dello Stato" e che nuovo comandante è nominato il generale Quirino Armellini. Al passaggio delle consegne, il destituito generale Galbiati abbraccia Armellini.

26 luglio 1943

A Ventotene, il commissario di Ps Marcello Guida che dirige il luogo di confino comunica agli antifascisti: "La situazione è delicata, qui vi sono tre forze contrastanti: i confinati, i soldati tedeschi e la milizia fascista. Io dispongo soltanto di un centinaio di poliziotti, carabinieri compresi, di una dozzina di guardie di Finanza, ma con poche armi mentre i tedeschi sono armatissimi, così pure la Milizia" e propone, infine, un patto di collaborazione tra confinati e polizia.

26 luglio 1943

A Roma il questore, nella sua relazione sugli eventi del giorno precedente e della notte, rileva che sono state devastate 31 sedi rionali del Pnf.

26 luglio 1943

E’ posto agli arresti, a Roma, Guido Buffarini Guidi. Repressione fascisti

26 luglio 1943

A Roma, è scarcerato dal carcere di Regina Coeli Bruno Visentini.

26 luglio 1943

A Roma, è ricostituita la Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi). Esce un’edizione del quotidiano socialista "Avanti!", unico giornale di partito ad essere pubblicato. P.S.I.

26 luglio 1943

A Milano, si svolge una riunione dei rappresentanti antifascisti alla quale partecipano Stefano Jacini per la Democrazia cristiana, Basso e Luzzato per il Movimento di unità proletaria, Arpesani per il Partito liberale e Grilli per il Partito comunista. La riunione che, in un primo tempo, era iniziata separatamente con alcuni riuniti in casa di Gallarati Scotti, e altri nello studio dell’avvocato Tino, si conclude in modo unitario con la stesura di un documento: "Italiani! La volontà del popolo e l’aspirazione del nostro valoroso esercito sono state soddisfatte: Mussolini è stato cacciato dal potere. Spunta sul nostro Paese in rovina l’aurora della libertà e della pace. I partiti antifascisti che da vent’anni hanno condannato e decisamente combattuto la funesta dittatura fascista dando contributo di sangue e di dolore nelle piazze, nelle carceri, nell’esilio, proclamano la loro comune volontà di agire in piena solidarietà per il raggiungimento dei seguenti scopi: liquidazione totale del fascismo e di tutti i suoi strumenti di oppressione; armistizio per la conclusione di una pace onorevole; ripristino di tutte le libertà civili e politiche, prima fra tutte la libertà di stampa; libertà immediata di tutti i detenuti politici; ristabilimento di una giustizia esemplare, senza procedimenti sommari, ma inesorabile nei confronti di tutti i responsabili; abolizione delle leggi razziali; costituzione di un governo formato dai rappresentanti di tutti i partiti che esprimono la volontà nazionale. I partiti antifascisti invitano gli italiani a non limitarsi a manifestazioni di giubilo ma, consci della gravità dell’ora, a organizzarsi per fare valere la irremovibile volontà che la nuova situazione non sia da alcuno sfruttata a fini reazionari e di salvataggio d’interessi che hanno sostenuto il fascismo e sono stati dal fascismo sostenuti…Il gruppo di Ricostruzione Liberale – Il Partito Democratico Cristiano – Il Partito d’Azione – Il Partito Socialista – Il Movimento di unità proletaria per la Repubblica socialista – Il Partito Comunista". D.C. P.C.I. P.S.I.

26 luglio 1943

A Genova, Paolo Emilio Taviani, insieme ad altri esponenti del Movimento cristiano sociale promosso da Gerardo Bruni, s’incontra con gli ex popolari Achille Pellizzari, Pietro Gotelli e Romolo Palenzona fondando, insieme, il ‘Partito democratico sociale italiano’.

26 luglio 1943

A Caltanissetta, su consiglio del vescovo, gli alleati nominano prefetto Arcangelo Cammarata, presidente della giunta diocesana di Azione cattolica e presidente dell’Ente fascista di zona per le casse rurali. Occupazione alleata

26 luglio 1943

A Villalba rientra, scortato da ufficiali americani, il mafioso Calogero Vizzini. Il giorno successivo, 27 luglio, sarà nominato sindaco del paese. Occupazione alleata

26 luglio 1943

E’ emessa la ‘circolare Roatta’ dal nome del generale Mario Roatta che la firmò per conto dello Stato maggiore e del re Vittorio Emanuele III. La circolare impone ai reparti dipendenti il massimo rigore nella repressione, sottolineando con passi del genere di seguito riportati: "Qualunque pietà e riguardo nella repressione è un delitto, poco sangue versato inizialmente risparmierà fiumi di sangue in seguito. Perciò ogni movimento deve essere inesorabilmente stroncato in origine. Siano abbandonati i sistemi antidiluviani quali i cordoni, gli squilli, le intimazioni, la persuasione…I reparti abbiano i fucili a ‘pronti’ e non a ‘bracciarm’. Muovendo contro i gruppi di individui che turbino l’ordine pubblico…si proceda in formazione di combattimento e si apra il fuoco a distanza anche con mortai e artiglierie senza preavviso come se si procedesse contro truppe nemiche. Non è ammesso il tiro in aria. Si tira sempre a colpire come in combattimento". Repressione armata

26 luglio 1943

Sono affissi sui muri delle città italiane i manifesti che annunciano l’imposizione del coprifuoco "dal tramonto all’alba" e vietano "le riunioni pubbliche di più di tre persone". Repressione armata

26 luglio 1943

A Roma, la milizia fascista apre il fuoco sui cittadini che manifestano la loro esultanza per la caduta del regime fascista, uccidendone 2. Altri 7 restano feriti. Davanti a Regina Coeli, nel corso di una manifestazione di avvocati, evadono con la complicità dei secondini 1.380 detenuti comuni. Repressione armata

26 luglio 1943

A La Spezia, la polizia spara sui dimostranti uccidendo 2 operai. Repressione armata- caduti

26 luglio 1943

A Savona, nel corso di una manifestazione antifascista dinanzi alla caserma della milizia, la milizia portuaria apre il fuoco, uccidendo 2 donne e ferendo 7 persone. Repressione armata- caduti

26 luglio 1943

A Torino, una manifestazione favorisce l’evasione di 300 detenuti dal carcere Le Nuove, senza perdite. Viene però ucciso un fascista ed i giorni successivi, in scioperi e manifestazioni, i lavoratori torinesi avranno morti e feriti. Repressione armata- caduti

26 luglio 1943

A Cuneo, nel corso di una manifestazione antifascista, gli alpini aprono il fuoco sui dimostranti, uccidendone 1 e ferendone 2. Repressione armata- caduti

26 luglio 1943

A Milano, nel corso di scontri seguiti allo svolgimento di alcuni comizi antifascisti, le forze di polizia aprono il fuoco uccidendo 4 dimostranti e ferendone 31. Rimane ucciso anche un fascista. L’esponente comunista Giovanni Roveda tiene un comizio in piazza Duomo affermando che il suo partito intende fare "delle masse popolari gli elementi decisivi per la soluzione della crisi italiana". Repressione armata- caduti

26 luglio 1943

A Rho (Milano), i dimostranti uccidono un fascista.

26 luglio 1943

A Travagliato (Brescia), fascisti aprono il fuoco su manifestanti anti-regime, uccidendone uno e ferendone un altro.

26 luglio 1943

A Faenza, le forze di polizia aprono il fuoco su dimostranti antifascisti uccidendone 1 e ferendone 5. Repressione armata- caduti

26 luglio 1943

A Sesto fiorentino (Firenze), la polizia apre il fuoco sui dimostranti uccidendo un ragazzo. Repressione armata- caduti

26 luglio 1943

A Monfalcone, per stroncare le agitazioni operaie, le forze di polizia sparano uccidendo un operaio e ferendone altri 3. Repressione armata- caduti

26 luglio 1943

Ad Alessandria, l’azionista Livio Pivano è arrestato mentre guida una manifestazione antifascista.

27 luglio 1943

A Londra, Winston Churchill in un discorso afferma: "Dobbiamo lasciare gli italiani, per usare una frase familiare, cuocere nel loro brodo per un po’ e alimentare il fuoco, allo scopo di accelerare il processo fino ad ottenere dal loro governo o da chiunque possegga la necessaria autorità, tutte le condizioni indispensabili che chiediamo per condurre avanti la guerra contro il nostro primo e capitale nemico: che non è l’Italia, ma la Germania". Occupazione alleata

27 luglio 1943

Il generale americano Dwight Eisenhower, in un telegramma al Comando supremo alleato, afferma che non è possibile chiedere agli italiani di attaccare i tedeschi, perché "considererebbero disonorevole cercare di rivolgersi contro i loro ex alleati".

Precedente 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 ..Successive