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27 luglio 1943 8 settembre 1943

I Tribunali militari ( che hanno sostituito il Tribunale speciale) giudicano 3.500 lavoratori, con condanne che vanno dai 6 mesi a 18 anni di reclusione. 35.000 sono le persone complessivamente arrestate e poi prosciolte in istruttoria; mentre ammontano a 93 morti e 536 feriti le vittime della violenza militare e poliziesca nelle strade, di cui 83 morti e 308 feriti concentrati nel periodo 26-30 luglio, quattro giorni, compresi i pochissimi casi di resistenza fascista al colpo di stato monarchico. Repressione armata

28 luglio 1943

A Washington, le direttive impartite dall’Office of War information per le trasmissioni radio in Europa recitano: "L’obiettivo dell’America in questa guerra è distruggere il fascismo, e non importa se a governare sia Badoglio, Mussolini o altri come loro". Occupazione alleata

28 luglio 1943

A Berlino, Joseph Goebbels annota nei suoi diari che nei confronti dell’Italia bisogna agire subito "ad ogni costo, ed è meglio improvvisare alla grande, piuttosto che attardarsi a preparare nei dettagli un intervento che, proprio per questo, risulterebbe inevitabilmente tardivo e, nel frattempo, consentirebbe in Italia il definitivo assestamento della situazione".

28 luglio 1943

A Madrid, si incontrano l’ambasciatore americano Carlton Hayes e il generale Franco.

28 luglio 1943

Il governo scioglie il Gran Consiglio del fascismo, la Camera dei fasci e delle corporazioni e il Partito nazionale fascista e vieta la nascita dei partiti politici fino al termine delle ostilità. Repressione fascisti

28 luglio 1943

A questa data risale, secondo le affermazioni successive del maresciallo Badoglio, la decisione di prendere contatto con gli anglosassoni. Armistizio

28 luglio 1943

Il generale Puntoni, aiutante del Re, annota nel suo diario: "La situazione si aggrava. Alcuni esponenti fascisti che si sono resi irreperibili sembra che siano riusciti ad entrare in contatto con i tedeschi per organizzare con loro una rivolta armata. Comunisti e socialisti si avviano a dominare la piazza. Dopo il fuoco di paglia dei primi entusiasmi, la borghesia si è messa in disparte e segue gli avvenimenti da lontano… Nel pomeriggio…si accentua il timore di una reazione tedesca. Sua Maestà mi da ordine di predisporre tutto per un’eventuale partenza da Roma. ‘Non voglio correre il rischio di fare la fine del Re del Belgio’…" .

28 luglio 1943

A Roma, Dino Grandi è ricevuto in udienza da Vittorio Emanuele III. Grandi scrive a Vittorio Emanuele Orlando: "Temo di non essere riuscito a nulla, la guerra civile, assalti ai treni alimentari, soviet di soldati, i codici –leggi del Re- bruciati a Palazzo di giustizia, le carceri che si aprono da sé. Se in fretta non si chiama la borghesia italiana per fiancheggiare con un partito politico l’azione del governo così come fu fatto nel 1920-21, la nazione slitta fatalmente verso il bolscevismo. E’ questione di giorni se non di ore. I comitati dell’Italia libera sono ormai in condizioni di spadroneggiare dappertutto e, cosa la più pericolosa, si stanno impadronendo di tutti i giornali. Oggi gridano: Viva il Re! Ma domani grideranno: Morte al Re! E sarà troppo tardi per le forze della Costituzione e dell’ordine".

28 luglio 1943

Hans George von Mackensen invia a Berlino un telegramma per riferire: "L’ambasciatore giapponese…mi ha raccontato…di aver avuto, per una coincidenza fortuita, una conversazione con il Duce quella stessa critica domenica. Il Duce gli aveva fatto un quadro completo e chiaro, e nella mezz’ora di conversazione avuta non gli aveva dato assolutamente l’impressione di un uomo che non fosse sicuro della propria posizione". Aggiunge, inoltre: "E’ una questione tuttora aperta che cosa abbia indotto il Duce a dimettersi il pomeriggio del 25. Anche Alfieri ammette che siamo ancora di fronte a un enigma. L’ambasciatore giapponese, inoltre, è rimasto profondamente colpito dal collasso completo del partito, che è stato spazzato via senza un grido e senza un gesto e dal fatto che in tutto il paese non è stato fatto il benché minimo tentativo per influire sulla situazione in senso favorevole alla parte del Duce".

28 luglio 1943

A Roma, un distaccamento militare occupa villa Torlonia, residenza di Benito Mussolini. Il questore Saverio Polito preleva Rachele Mussolini, sola in casa, e la accompagna in auto alla Rocca delle Caminate ma durante il tragitto la molesta sessualmente in modo pesantissimo: la vicenda avrà un seguito giudiziario. Repressione fascisti

28 luglio 1943

A Roma, giunge Leone Ginzburg, esponente del Partito d’azione.

28 luglio 1943

A Roma, nel carcere di Regina Coeli, esplode una rivolta capeggiata da detenuti politici. L'intervento delle forze militari e di polizia provoca 5 morti e decine di feriti. Repressione armata- caduti

28 luglio 1943

A Milano, nel corso di scontri tra dimostranti antifascisti e forze di polizia, queste ultime aprono il fuoco, uccidendo 3 manifestanti e ferendone altri 28. Una rivolta di detenuti politici a San Vittore, appoggiata dall'esterno, è stroncata dall'esercito con l'impiego di mezzi corazzati e di un battaglione di fanteria. Imprecisato il numero dei morti e dei feriti, mentre 4 detenuti vengono fucilati dopo un processo sommario. Sempre a Milano, ancora nello studio dell’avvocato Mario Paggi, la polizia arresta altri 45 simpatizzanti del Partito d’azione che, però, sono rilasciati in giornata per l’intervento presso le autorità di Poldo Gasparotto. Repressione armata- caduti

28 luglio 1943

A Canegrate (Milano), nel corso di una manifestazione si arriva allo scontro, e la polizia apre il fuoco uccidendo un dimostrante. Repressione armata- caduti

28 luglio 1943

A Desio (Milano), le forze di polizia uccidono un manifestante nel corso di dimostrazioni contro la guerra. Repressione armata- caduti

28 luglio 1943

A Urgnano (Milano), una manifestazione è repressa dalla polizia che uccide un dimostrante e ne ferisce un altro. Repressione armata- caduti

28 luglio 1943

A Morazzone (Varese), un fascista viene ucciso da avversari politici.

28 luglio 1943

A Torino, l'esercito apre il fuoco come il giorno precedente sui dimostranti contro la guerra, provocando altri morti e feriti. Repressione armata- caduti

28 luglio 1943

A Sestri Ponente (Genova), proseguono manifestazioni operaie e scontri: la polizia spara uccidendo un operaio e ferendone altri. Repressione armata- caduti

28 luglio 1943

A Genova, nel corso di uno sciopero generale si arriva a scontri, le forze di polizia aprono il fuoco, uccidendo 3 dimostranti e ferendone molti altri. Repressione armata- caduti

28 luglio 1943

A Sesto fiorentino, nel corso di scontri, la polizia uccide un ragazzo. E’ uccisa una seconda persona durante il coprifuoco. Repressione armata- caduti

28 luglio 1943

A Bologna, nel corso di una manifestazione operaia, la polizia apre il fuoco uccidendo un dimostrante. Repressione armata- caduti

28 luglio 1943

A Reggio Emilia, un reparto militare apre il fuoco sugli operai delle Officine Reggiane che intendono sfilare in corteo per le vie della città, chiedendo la pace. Muoiono Antonio Artioli, Vincenzo Belocchi, Eugenio Fava, Nello Ferretti, Armando Grisenti, Gino Menozzi, Osvaldo Notari, Domenica Secchi e Angelo Tanzi. Altre 42 persone restano ferite. Repressione armata- caduti

28 luglio 1943

A Budrione (Modena), un uomo viene ucciso durante il coprifuoco. Repressione armata- caduti

28 luglio 1943

A Faenza, avversari politici uccidono 2 fascisti.

28 luglio 1943

A Pozzuoli (Napoli), si arriva allo scontro tra cittadini e forze di polizia: queste ultime sparano uccidendone uno e ferendone 2. Repressione armata- caduti

28 luglio 1943

A Bari, in piazza Roma un reparto militare apre il fuoco su un corteo guidato da Luigi De Secly, direttore della "Gazzetta del Mezzogiorno", liberale, e Fabrizio Canfora, azionista, che si dirige verso il carcere cittadino per chiedere la liberazione dei detenuti politici. Il bilancio è di 19 morti e 36 feriti (secondo altra fonte, 60 feriti). Muoiono Fausto Buono, Gaetano Civera, Francesco De Gerolamo, Giuseppe Di Tulli, Graziano Fiore, Nunzio Fiore, Michele Genchi, Vittorio Giove, Giuseppe Gurrado, Paolo Ladisa, Michele La Ghezza, Angelo Lo Vecchio, Giovanni Nicassio, Tommaso Piemontese, Giuseppe Potente, Gennaro Selvaggi, Francesco Sgrana, Francesco Tanzarella, Vincenzo Tropete. Luigi De Secly è arrestato per aver incitato i dimostranti. Repressione armata- caduti

28 luglio 1943

A Sassari, è tratto in arresto Mario Berlinguer, che sarà rilasciato il giorno successivo.

28-30 luglio 1943

A Cesena, fascisti uccidono, in due distinte azioni, 2 antifascisti.

29 luglio 1943

Nel corso di una telefonata, Winston Churchill dice a Franklin Delano Roosevelt: "Non vogliamo che si facciano proposte di armistizio prima che siano presi contatti con noi…Possiamo anche aspettare senza muoverci un giorno o due". Il presidente americano si dichiara d’accordo. La telefonata viene intercettata dai tedeschi che commentano: "Ecco la prova irrefutabile che sono in corso trattative segrete fra gli angloamericani e l’Italia". Armistizio

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