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24 luglio 1943

Alle ore 17.00, a Palazzo Venezia, a Roma, inizia la seduta del Gran Consiglio del fascismo che deve decidere sulle proposte contenute nell’ordine del giorno che Dino Grandi si appresta a presentare. Partecipanti alla seduta del Gran Consiglio: Benito Mussolini, capo del governo; Cesare Maria De Vecchi, quadrumviro; Emilio De Bono, quadrumviro; Carlo Scorza, segretario del Pnf; Giacomo Suardo, presidente del Senato; Dino Grandi, presidente della Camera dei fasci e delle corporazioni; Giacomo Acerbo, ministro delle Finanze; Carlo Pareschi, ministro dell’Agricoltura; Gaetano Polverelli, ministro della Cultura popolare; Enzo Galbiati, comandante della Mvsn; Galeazzo Ciano, ambasciatore presso la Santa Sede; Roberto Farinacci, membro di diritto; Giuseppe Albini, sottosegretario al ministero degli Interni, invitato personalmente da Mussolini; Edmondo Rossoni, ministro di Stato; Ettore Frattari, presidente della Confederazione degli agricoltori; Luciano Gottardi, presidente della Confederazione dei lavoratori dell’industria; Annio Bignardi, presidente della Confederazione degli industriali; Giovanni Balella, Confederazione degli industriali; Giovanni Marinelli, segretario amministrativo del Pnf; Guido Buffarini Guidi, membro di diritto; Dino Alfieri, ambasciatore a Berlino; Alberto De Stefani, membro di diritto; Giuseppe Bottai, membro di diritto; Antonino Tringali-Casanova, presidente del Tribunale speciale; Giuseppe Bastianini, sottosegretario al ministero degli Esteri, invitato personalmente da Mussolini; Tullio Cianetti, ministro delle Corporazioni; Luigi Federzoni, presidente dell’Accademia d’Italia; Carlo Alberto Biggini, ministro dell’Educazione nazionale; Alfredo De Marsico, ministro di Grazia e giustizia. Nel corso della seduta del Gran Consiglio, Dino Grandi presenta il suo ordine del giorno nel quale "invita il Capo del governo a pregare la Maestà del Re, verso la quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la nazione, affinché Egli voglia, per l’onore e la salvezza della Patria assumere, con l’effettivo comando delle Forze armate di terra, di mare e dell’aria, secondo l’art.5 dello Statuto del Regno, quella suprema iniziativa di decisione che le nostre istituzioni a Lui attribuiscono e che sono sempre state, in tutta la storia nazionale, il retaggio glorioso della nostra augusta Dinastia di Savoia". Votano a favore Grandi, Federzoni, De Bono, De Vecchi, Ciano, De Marsico, Acerbo, Pareschi, Cianetti, Balella, Gottardi, Bignardi, De Stefani, Rossoni, Marinelli, Bottai, Alfieri, Albini, Bastianini. Contro: Scorza, Biggini, Buffarini Guidi, Galbiati, Frattari, Polverelli, Tringali Casanuova. Roberto Farinacci vota il proprio ordine del giorno, si astiene Suardo. Dopo la votazione, la riunione del Gran Consiglio si conclude alle ore 02.40.

24 luglio 1943

Domenico Maiocco, esponente massonico, informa Ivanoe Bonomi, su incarico di Cesare Maria De Vecchi, sulle reali finalità della riunione in corso al Gran Consiglio, e gli chiede se è disposto a collaborare, insieme ad altri oppositori, ad un governo espresso dal gruppo Grandi-Bottai-Ciano.

24 luglio 1943

A Camaldoli, si conclude un incontro iniziato il 18 luglio e organizzato da esponenti di vari gruppi cattolici, con la successiva pubblicazione del cosiddetto "Codice di Camaldoli", sotto il titolo "Per la comunità cristiana, principi dell’ordinamento sociale".

25 luglio 1943

Alle 03,30, dopo la conclusione della seduta del Gran Consiglio, Dino Grandi incontra Pietro Acquarone, ministro della Real Casa, per informarlo dell’esito della votazione e "lo pregò di dire al Re…che tutto ora dipendeva dalla rapidità e dal coraggio con cui si sarebbe agito". Grandi consiglia la scelta, come capo del nuovo governo, del maresciallo Enrico Caviglia, "l’unico generale di intatto prestigio che abbiamo; è l’unico che sia sempre stato contro la guerra e contro il fascismo e per di più rispettosissimo degli inglesi…"

25 luglio 1943

Alle ore 10,50, il generale Paolo Puntoni si reca dal Re trovandolo "tranquillo e sereno…Parliamo della situazione- ricorderà successivamente- e dalle parole di Sua Maestà mi è facile capire che ormai la situazione di Mussolini è stata decisa. Il sovrano affronterà il Duce domani, lunedì, durante la consueta relazione".

25 luglio 1943

Benito Mussolini, alle ore 12.00, riceve in udienza l’ambasciatore del Giappone, Hidaka, che chiede di conoscere, a nome del suo governo, la "situazione politica e militare dell’Europa". Mussolini gli chiede a sua volta di comunicare al presidente Tojo che è "suo vivo desiderio" che egli appoggi presso Hitler la sua richiesta di giungere ad una pace separata con l’Unione sovietica in modo da concentrare tutto l’apparato bellico tedesco contro gli anglosassoni nel Mediterraneo.

25 luglio 1943

Alle ore 12,15, il segretario personale di Benito Mussolini, Nicolò De Cesare, telefona al generale Puntoni per chiedere che il Re conceda udienza al Duce alle 17.00, in forma privata, a villa Savoia. Dopo essersi consultato con Vittorio Emanuele III, Puntoni conferma a De Cesare che il Re riceverà Mussolini secondo la sua richiesta. Telefona anche a Pietro Acquarone e gli dice che il Re lo attende a villa Savoia alle ore 16.00.

25 luglio 1943

Poco dopo mezzogiorno, il generale Ambrosio convoca nel suo ufficio il generale Angelo Cerica, comandante dell’Arma dei carabinieri nominato a tale incarico il 22 luglio 1943, e lo mette al corrente del piano di defenestrazione di Mussolini e della necessità di procedere al suo arresto. Alla sua domanda "siamo nel campo costituzionale o siamo fuori dalla legge?", Ambrosio risponde: "Nel campo costituzionale. L’ordine viene dal Sovrano".

25 luglio 1943

Dopo la votazione, Pietro Badoglio riceve l’incarico di formare il nuovo governo, in un clima di stato d’assedio. Enrico Morazzini, ispettore generale di Ps presso la Real Casa fa da battistrada con la sua auto ai carabinieri comandati dal tenente colonnello Frignani per facilitarne l’ingresso all’interno della residenza reale dove avrebbero proceduto all’arresto di Benito Mussolini.

25 luglio 1943

Alle ore 17.00, Benito Mussolini è ricevuto da Vittorio Emanuele III che gli comunica di averlo sostituito nella carica di presidente del Consiglio con il maresciallo Pietro Badoglio.

25 luglio 1943

Il segretario del Pnf, Carlo Scorza, si reca dal comandante generale dell’Arma dei carabinieri, Angelo Cerica, per avere notizie su Mussolini introvabile e viene arrestato, ma rilasciato libero sulla parola perché possa dare "gli ordini necessari perché gli italiani non si scannino fra loro".

25 luglio 1943

Si suicida, con un colpo di pistola, Manlio Morgagni, presidente dell’agenzia di stampa Stefani, sconvolto dalla notizia della defenestrazione di Benito Mussolini. Lascia un biglietto: "La mia vita è finita. Viva Mussolini".

25 luglio 1943

Lo Stato maggiore dell’esercito emana le disposizioni relative all’applicazione sull’intero territorio nazionale dei piani Op (ordine pubblico) che prevedono "il passaggio dei poteri di polizia e dei poteri civili all’autorità militare, con l’istituzione dei Tribunali militari". Repressione armata

25 luglio 1943

Carmine Senise riprende il posto di capo della polizia, dal quale era stato destituito per ordine di Mussolini il 14 aprile 1943.

25 luglio 1943

A Roma, alle 19,45, il comando della Mvsn situato in Trastevere comunica al generale Galbiati di trovarsi sotto il fuoco delle truppe regolari.

25 luglio 1943

A Roma, il generale Enzo Galbiati, capo di Stato maggiore della Mvsn invia al maresciallo Pietro Badoglio una lettera: "Accuso ricevuta del plico consegnatomi dal generale Ferone ed assicuro V.E. che la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale…rimane fedele al sacro principio di servire la Patria". Alle ore 17.00 Galbiati informa il colonnello tedesco Eugene Dollmann che Mussolini gli aveva ordinato di tenersi pronto per un eventuale intervento militare.

25 luglio 1943

Verso le ore 20.00, la radio interrompe le trasmissioni per annunciare: "Sua Maestà il Re e imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di capo del governo, primo ministro, segretario di stato, di Sua Eccellenza il cavalier Benito Mussolini e ha nominato capo del governo, primo ministro, segretario di stato, il cavalier maresciallo d’Italia Pietro Badoglio.

25 luglio 1943

Alle ore 22.45, è diramato un comunicato radio con il quale Vittorio Emanuele III annuncia di aver ripreso il comando delle Forze armate e conclude: "Nell’ora solenne che incombe sui destini della patria ognuno riprenda il suo posto di dovere, di fede e di combattimento: nessuna deviazione deve essere tollerata, nessuna recriminazione essere consentita". In un secondo comunicato radio, il maresciallo Pietro Badoglio annuncia l’assunzione dei pieni poteri ed afferma: "La guerra continua, l’Italia duramente colpita nelle sue province invase, nelle sue città distrutte, mantiene fede alla parola data, gelosa custode delle sue millenarie tradizioni."

25 luglio 1943

A Livorno, all’una di notte inizia un bombardamento alleato che semidistrugge la città. Occupazione alleata

25 luglio 1943

A Roma, l’assistente centrale della Azione cattolica mons. Colli emana un comunicato: "In quest’ora carica di gravi responsabilità l’Aci –la quale ha per fine e principio la difesa della vita e civiltà cristiane, dà ai suoi soci una sola consegna: continuare il proprio lavoro con il senso di esemplare obbedienza alla Chiesa e l’ideale disciplina di fronte all’autorità costituita. L’Aci non ha nulla da rinnegare del suo lavoro passato: ha anzi il diritto di allietarsi del lavoro formativo delle coscienze cristiane svolto in questi anni e tale lavoro sente il bisogno di continuare ad intensificare nel presente e nell’avvenire…"

25 luglio 1943

A Roma, Ernst von Weizsacker, rappresentante tedesco presso il Vaticano, scrive in una lettera alla famiglia che nel corso dei suoi incontri con i cardinali romani ha rilevato che "ciò che essi speravano è in prima linea un accordo tra Inghilterra e Germania a spese dei russi. Grande è la loro delusione che da parte inglese non si mostra disponibilità a questo scopo". Vaticano

25 luglio 1943

Enno von Rintelen telegrafa a Berlino da Roma: "In tutti gli ambienti autorevoli, militari e politici, dopo le conversazioni del 19 luglio, si è molto scettici quanto alla capacità tedesca di aiutare a sufficienza l’Italia nella sua lotta per difendersi dall’invasore".

25 luglio 1943

Il diario di guerra dello Stato maggiore tedesco registra con soddisfazione come il generale Ambrosio, il 22 luglio, dopo l’incontro a Feltre del 19 luglio, abbia richiesto formalmente il trasferimento di 2 divisioni germaniche nell’Italia settentrionale e quello della 29^ divisione motorizzata dalla Calabria alla Sicilia precisando che "è indispensabile che i rinforzi tedeschi inviati in Italia siano liberamente impiegati dal Comando supremo italiano".

25 luglio 1943

Nel corso della riunione con Hitler, dopo che si era avuta la conferma della nomina di Pietro Badoglio a capo del governo, il generale Alfred Jodl gli chiede: "Continueranno a combattere gli italiani?" ."Dicono che continueranno- risponde Hitler- dobbiamo tenere presente che questo è un aperto tradimento. Aspetto soltanto di sapere che cosa ne dice il Duce".

25 luglio 1943

A Londra, in risposta ad una interrogazione parlamentare, il ministro degli Esteri Anthony Eden esclude la possibilità di un autogoverno della Sicilia pur riconoscendo la validità dell’azione politica svolta a favore degli alleati dal comitato presieduto da Andrea Finocchiaro Aprile. Separatismo- Sicilia

25 luglio 1943

Il presidente americano Franklin Delano Roosevelt scrive al premier britannico Winston Churchill: "La popolazione italiana deve essere trattata bene, ma il capo dei diavoli (Mussolini – ndr) deve esserci consegnato insieme con i principali complici dei suoi crimini". Nella stessa giornata, Churchill invia la sua risposta: "Se i capi fascisti cadessero nelle nostre mani decideremo come trattarli consultandoci con gli Stati uniti e, dopo esserci accordati con loro, con l’Unione sovietica. Qualcuno potrebbe preferire una esecuzione immediata e senza processo, salvo che per scopi di identificazione. Altri preferirebbero che fossero segregati fino alla fine del conflitto in Europa e che la loro sorte fosse decisa insieme con quella degli altri criminali di guerra. Personalmente sono abbastanza indifferente su questo punto, purché nessun solido vantaggio militare sia sacrificato a una vendetta immediata". Occupazione alleata

25 luglio 1943

A Cefalonia, il capitano dei carabinieri Giovanni Maria Gasco manifesta il suo giubilo per la caduta del regime fascista.

25-27 luglio 1943

Il Partito d’azione pubblica 3 numeri di "Italia libera" e una edizione straordinaria del quindicinale "Giustizia e libertà".

26 luglio 1943

A Washington, il presidente americano Franklin Delano Roosevelt telegrafa a Winston Churchill per dirgli che, se da parte del nuovo governo italiano "vi saranno aperture, dobbiamo essere certi di poter disporre dell’intero territorio italiano e dei trasporti contro i tedeschi nel Nord e contro l’intera penisola balcanica". Lo stesso giorno, da Londra, Winston Churchill gli invia un memorandum intitolato "Considerazioni sulla caduta di Mussolini" nel quale scrive: "Io stesso non credo che dovremmo essere troppo schizzinosi nel trattare con qualsiasi governo non fascista, anche se non tutto fosse di nostro gradimento. Ora che Mussolini se ne è andato, io aprirò trattative con qualunque governo italiano non fascista che sia in grado di tenere fede agli impegni". Occupazione alleata

26 luglio 1943

A Washington, le direttive date dall’Office of War information per le trasmissioni radio in Europa affermano: "Badoglio e Vittorio Emanuele sono ora i capi dello Stato fascista. E’ cambiata la guardia. La nostra guerra contro l’Italia fascista continua fino alla resa incondizionata delle forze armate dell’Italia e alla distruzione del regime fascista". Occupazione alleata

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