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29 ottobre 1956

Un gruppo di intellettuali milanesi invia al comitato centrale del Pci un documento: "I sottoscritti intellettuali comunisti deplorano che nel comunicato della direzione del Partito del 25 ottobre u.s. i tragici avvenimenti ungheresi siano stati definiti ‘una sommossa controrivoluzionaria armata, apertamente volta a rovesciare il governo democratico popolare, a troncare la marcia verso il socialismo ed a restaurare un regime di reazione capitalistica’ e che, sino ad ora, non sia stata presa una chiara posizione che riconosca nella origine e nella natura fondamentale del movimento ungherese una forte istanza per la democrazia socialista. Deplorano altresì che la chiamata delle truppe sovietiche, da parte di responsabili governativi e politici, non sia stata giudicata come l’ultimo e più grave errore di una politica che il XX Congresso del Pcus ha condannato e superato. Rivendicano tali posizioni – confermate dagli sviluppi degli avvenimenti – come le sole conformi agli ideali socialisti e internazionalisti del Partito ed al coerente svolgimento della sua linea politica per una via italiana al socialismo. Si impegnano pertanto a sostenere la posizione stessa nel dibattito congressuale, al fine di trarre una giusta impostazione della questione di indirizzo teorico e politico che quei fatti ripropongono in modo così impegnativo alla loro coscienza di militanti comunisti": Seguono le firme: Luigi Cortesi della Biblioteca Feltrinelli; Giuseppe Del Bo, dell’Istituto Feltrinelli; Enzo Modica, della direzione milanese del ‘Contemporaneo’; Giuliano Procacci, dell’Istituto Feltrinelli; Rossana Rossanda, della Casa della cultura; Vando Aldrovandi, della Libreria internazionale Einaudi; Marcello Venturi, della redazione de "L’Unità" di Milano. P.C.I.

29 ottobre 1956

A Roma, una lettera firmata da 101 intellettuali è recapitata al comitato centrale del Pci. In essa si depreca l’intervento militare sovietico in Ungheria "poiché esso contraddice ai principi che costantemente rivendichiamo nei rapporti internazionali, viola il principio di autonomia degli Stati socialisti, e gravemente compromette, dinanzi alla classe operaia e alla società italiana, la politica perseguita dal partito e l’opera che esso potrà dare per la realizzazione della via italiana al socialismo…". I firmatari concludono chiedendo un dibattito che coinvolga tutto il partito e la pubblicazione integrale della lettera sul quotidiano "L’Unità". L’agenzia di stampa "Ansa" ne darà notizia mezzora dopo. In serata, 14 fra i firmatari inviano a "L’Unità" una lettera in cui dichiarano che chi ha fornito alla "Ansa", "un’agenzia di stampa borghese", il testo della dichiarazione destinata al "dibattito interno al partito" ha carpito la loro "buona fede". Firmano la seconda lettera Carlo Aymonino, Carlo Del Guercio, Giuliana Bertone, Luciano Cafagna, Nico Di Cagno, Giovanni Malatesta, Adriano Martelli, Elio Petri, Dario Puccini, Salvatore Francesco Romano, Mario Socrate, Paolo Spriano, Lorenzo Vespignani, Edoardo Vittoria. P.C.I.

29 ottobre 1956

In alcuni comuni della provincia di Catanzaro, braccianti e contadini poveri occupano fondi agrari con la richiesta di riforma fondiaria e di limitazioni alla proprietà terriera. A Cutro, assegnatari di fondi che protestano pacificamente davanti all’Ente Sila sono assaliti dai carabinieri che tentano di sciogliere l’assembramento: le cariche si concludono con fermi e contusi. Repressione armata

30 ottobre 1956

Mentre a Mosca il Praesidium afferma la opportunità di ritirare gradualmente le truppe dall’Ungheria ed intavolare negoziati, a Budapest, Nagy annuncia la formazione di un governo pluralistico di cui farà parte, come ministro della Difesa, il generale Pal Maleter.

30 ottobre 1956

A Budapest, è liberato il primate cattolico, cardinale Mindszenty, al quale Pio XII comunica per telegramma che "l’intero mondo cattolico si rallegra con il suo paese natale". Vaticano

30 ottobre 1956

Palmiro Togliatti invia a Mosca un telegramma nel quale definisce quella ungherese "la rivolta controrivoluzionaria" paventandone le conseguenze "per l’intero nostro movimento". P.C.I.

30 ottobre 1956

A Roma, la direzione nazionale del Pci interviene con un documento per invitare gli iscritti a mantenere nell’ambito del partito le discussioni che gli avvenimenti ungheresi stanno suscitando: "La direzione ritiene legittimo e non sorprendente che vi siano nel partito compagni che esprimono i loro giudizi critici e le loro preoccupazioni, in parte dettate dalla gravità stessa degli avvenimenti. La discussione deve aver luogo nelle forme e sedi normali di partito, respingendo qualsiasi tentativo di farla degenerare in azione di discredito del partito stesso". P.C.I.

30 ottobre 1956

Il quotidiano comunista "L’Unità" pubblica il testo della smentita all’Ansa, redatta da Giuseppe Di Vittorio, sulle ‘voci’ che erano circolate di una sua nomina alla segreteria nazionale del Pci al posto di Palmiro Togliatti: "La voce messa in circolazione con tanta leggerezza – afferma Di Vittorio – non ha neppure l’ombra di un fondamento e la giudico assurda. Fra l’altro questa ‘voce’, lascerebbe supporre una mia opposizione a Togliatti che non esiste affatto". P.C.I.

30 ottobre 1956

A Roma, dimostranti missini assaltano la sede del Pci. Successivamente, sarà denunciato per questo fatto l'onorevole Pino Romualdi. Destra- M.S.I. Violenza politica

30 ottobre 1956

Gli ambasciatori francese e britannico consegnano al governo egiziano l’ultimatum per lo sgombero del canale. Il presidente egiziano Nasser lo respinge il giorno successivo.

30 ottobre 1956

Il capo di Stato maggiore dell’aeronautica informa il ministro della Difesa Paolo Emilio Taviani che la Francia ha chiesto di poter rifornire i propri aerei, diretti in Medio oriente, presso l’aeroporto di Brindisi e altri due aeroporti Nato ubicati in Puglia. Dopo una consultazione con il presidente del Consiglio Antonio Segni e con il ministro degli Esteri Gaetano Martino, Taviani concede l’autorizzazione. D.C.

30 ottobre 1956

A Roma, un appunto del ministero degli Esteri segnala lo stato di confusione nel quale versa la diplomazia italiana sulla situazione in Medio oriente. L’appunto, infatti, recita: "Appare più probabile che i francesi abbiano incoraggiato gli israeliani a partire all’attacco…L’atteggiamento britannico non è del tutto chiaro. Gli inglesi si sono associati agli americani nell’inviare ammonimenti al governo israeliano. D’altra parte sembra difficile ammettere che l’azione di Israele li abbia colti di sorpresa". L’appunto conclude: "Il presente gioco consistente nel far cadere Nasser tramite l’azione di Israele potrebbe condurre l’Occidente a trovarsi esso stesso in stato di guerra con il mondo arabo da Rabat fino a Damasco…e ciò con ripercussioni gravissime anche per l’Italia, a causa di una eventuale chiusura del Canale e di un’interruzione degli approvvigionamenti di petrolio nel Medio oriente".

31 ottobre 1956

L’aviazione britannica e francese attacca quella egiziana, distruggendola nel giro di due giorni.

31 ottobre 1956

Il presidente americano Eisenhower dichiara che l’azione di forza anglo – francese "si può difficilmente conciliare con i principi e gli scopi dell’Onu". Stati Uniti

31 ottobre 1956

L’Unione sovietica chiede formalmente al Consiglio di sicurezza dell’Onu di prendere misure immediate per far cessare l’attacco di Israele, Gran Bretagna e Francia all’Egitto.

31 ottobre 1956

A Roma, nel corso della riunione del Consiglio dei ministri, il ministro degli Esteri Gaetano Martino afferma: "La posizione italiana non può che essere analoga a quella americana e cioè quella di deplorare il ricorso alla forza" e lamenta il fatto che l’Italia non sia stata consultata. Bisogna però fare in modo- aggiunge- di non incrinare l’alleanza con la Francia e l’Inghilterra. Amintore Fanfani e Giuseppe Saragat propongono dal canto loro la "deplorazione" dell’invasione anglo- francese. Stati Uniti- Italia

31 ottobre 1956

A Mosca Nikita Kruscev, modificando la decisione assunta dal Praesidium il giorno precedente, decide di "restaurare l’ordine in Ungheria".

31 ottobre 1956

Il Praesidium sovietico risponde a Palmiro Togliatti rassicurandolo che non vi sono contrasti all’interno del governo sovietico che "unanimemente valuta la situazione e unanimemente prende le decisioni opportune". P.C.I.

31 ottobre 1956

Sul quotidiano comunista "L’Unità" appare una dichiarazione di Concetto Marchesi: "Quanto alla insurrezione ungherese penso che un popolo non si rivendica la libertà tra gli applausi della borghesia capitalistica e le celebrazioni delle messe propiziatorie. Quanto all’on. Togliatti, io mi trovo anche in questo momento al suo fianco". P.C.I.

31 ottobre 1956

Palmiro Togliatti, in risposta ad una lettera di Paolo Spriano, gli scrive: "…Sul punto di dissenso che tu mantieni, consenti però alla direzione del partito e a me personalmente di mantenere la nostra opinione. E cioè: 1) Non è assolutamente ammissibile l’uso della violenza armata e di un movimento insurrezionale nei paesi non capitalistici. Gli errori, ecc., e le altre cose cattive devono correggersi, se necessario, con azioni di massa, ma che non escano mai dal terreno legale, se no, si può perdere tutto. 2) E’ giusto che Gomulka e Nagy abbiano detto quello che han detto, se ciò è stato allo scopo di uscire da una situazione grave con minori difficoltà. Ma ciò che essi dicono non impegna affatto il nostro giudizio politico. 3) Se la protesta di massa, in un paese non capitalistico, esce dal terreno legale e scende su quello insurrezionale noi abbiamo il diritto di pensare che vi è stata, in partenza o con un facile inserimento successivo, la partecipazione della provocazione e del nemico. Questo, per conto mio, vale per Poznan e tanto più per l’Ungheria". P.C.I.

31 ottobre 1956

In Vaticano, Pio XII esprime nel documento papale "Laetamur admodum" la speranza che in Ungheria tornerà la giustizia attraverso "il dialogo e la comprensione". Vaticano

31 ottobre 1956

A Roma, la Legazione ungherese copre lo stemma con la falce e martello e sgombera l’ala di palazzo Falconieri dove era alloggiata la rappresentanza commerciale del governo di Budapest, cosa che era oggetto di disputa fra i due governi.

31 ottobre 1956

Il consiglio nazionale della Dc, a Roma, elegge presidente del partito Adone Zoli. D.C.

31 ottobre 1956

A Grazzano D’Asti muore il maresciallo Pietro Badoglio.

ottobre 1956

A Roma, Arturo Michelini, segretario nazionale del Msi, dà vita a "Il Popolo Italiano", per avere un organo di stampa più affidabile de "Il Secolo d’Italia", utile al conseguimento dei suoi fini personali e politici. Destra- M.S.I.

ottobre 1956

A Palermo, il Centro per la cooperazione mediterranea edita la rivista bimestrale "Collaborazione mediterranea".

ottobre 1956

A Milano, la rivista dei gesuiti "Aggiornamenti sociali" afferma la liceità dei rapporti di collaborazione fra Democrazia cristiana e Partito socialista italiano, riducendo ad una divergenza tattica la contrapposizione all’interno della Dc sui metodi migliori per staccare il Psi dal Pci: "…Accanto ad un atteggiamento ‘più comprensivo’ di parecchi esponenti democristiani, troviamo un più cauto atteggiamento della direzione del Partito ed espressioni rigidamente negative di alcuni eminenti membri del nostro Episcopato, pastoralmente preoccupati anche dei pericoli che una collaborazione governativa tra cattolici e socialisti potrebbe presentare indirettamente, anche nel campo ideologico, per le loro popolazioni semplici e buone, ma non ancora convenientemente preparate ad una tale collaborazione". Vaticano. D.C. P.S.I.

1 novembre 1956

A New York, gli Usa presentano all’Assemblea delle Nazioni unite una mozione che impone l’immediato cessate il fuoco in Egitto, il ritiro dei belligeranti dietro le linee fissate dall’armistizio e il blocco di tutte le operazioni militari. Stati Uniti

1 novembre 1956

A Washington, il segretario di Stato John Foster Dulles dichiara al National security Council: "Per molti anni gli Stati Uniti hanno camminato su una corda tesa tra l’impegno a mantenere da un lato il loro vecchio e valido rapporto con gli alleati inglesi e francesi e dall’altro il tentativo di garantirsi l’amicizia e l’intesa dei paesi da poco indipendenti…Non potremo camminare ancora su questa corda tesa. Se non riusciamo ad affermare ora la nostra leadership su questi paesi, essi si volgeranno verso l’Unione sovietica". Stati Uniti

1 novembre 1956

A Washington, l’ambasciatore italiano Manlio Brosio riferisce i commenti della stampa americana sull’attacco all’Egitto, omettendo scientemente ogni riferimento alla partecipazione israeliana. Brosio afferma che, negli Usa, "la riprovazione morale e l’indignazione per l’inganno franco – britannico sono state genuine e irrefrenabili", e aggiunge: "Non vi è dubbio che gli anglo – francesi, non volendo affrontare di petto l’indignazione americana al loro desiderio di usare la forza, hanno dovuto usare un sistema di reticenze e di menzogne accuratamente meditato e, bisogna dire, perfettamente riuscito. Il che ha veramente infuriato la mentalità puritana di Dulles". Stati Uniti- Italia

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