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12 aprile 1978

A Roma, si svolge al Colosseo una assemblea della sinistra di fabbrica, per discutere di occupazione, attacco alla classe operaia e politiche repressive. Si sottolinea la necessità di "uscire dalla spirale fra Stato e Br", con la considerazione che "la pratica del terrorismo è funzionale alla repressione di Stato". Movimento operaio. Repressione

12 aprile 1978

Si apre il congresso costituente di Democrazia proletaria che riunisce Ao, Pdup, una parte del Mls e spezzoni di movimenti. Sinistra- formazioni minori

12 aprile 1978

Giuristi ed intellettuali fra i quali Ferrajoli, Del Fra, Piersanti lanciano un appello contro le ‘leggi liberticide’. Repressione

13 aprile 1978

Il Senato vota le modifiche alla legge Reale, cosiddetta ‘Reale super’. Repressione

13 aprile 1978

A Roma, scioperano i metalmeccanici rivendicando occupazione, il passaggio delle aziende ex Egam all’Eni e piani di settore. Sono in agitazione per la salvaguardia dell’occupazione, a Reggio Calabria, gli operai dell’ex Andreae, rilevata dalla Gepi che vuole licenziare 130 fra essi. Movimento operaio

13 aprile 1978

A Monza (Milano), estremisti di destra devastano una libreria in piazza Indipendenza specializzata in testi di sinistra. A Padova, sono esplosi quattro colpi di pistola contro l’abitazione del sostituto procuratore della repubblica, Pietro Calogero. L’azione è rivendicata dalle ‘Squadre armate comuniste’. A Brescia, è compiuto un attentato incendiario contro l’abitazione dell’esponente democristiano Gianni Prandini. Violenza politica

14 aprile 1978

A Roma, al Viminale si svolge una riunione dei gruppi informativo e operativo, presenti il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ed Emilio Santillo. Affare Moro

14 aprile 1978

A Rovigo, sono esplosi colpi di pistola contro l’abitazione del consigliere provinciale democristiano, Enrico Raimondi. A Venezia, sono esplosi colpi di pistola contro l’abitazione del militante missino Franco Giomo. A Padova, è incendiata l’auto di Luigi Dainese, testimone d’accusa contro alcuni autonomi sotto processo; e quella del funzionario della Digos Giuseppe Colucci. Ad Arquà Petrarca (Padova), è compiuto un attentato dinamitardo contro la villa del magistrato Giacomo Invidiato. Violenza politica

14 aprile 1978

A Bologna, la polizia carica i giovani di sinistra che assistono al processo contro i loro compagni per i fatti del marzo 1977. Repressione armata

14 aprile 1978

A Milano, 3 studenti del Cesare Correnti sono stati denunciati per ‘interruzione di pubblico servizio’ e ‘oltraggio’ in relazione alla contestazione sul ‘6 politico’. Repressione

14 aprile 1978

A Lecce, sono processati 6 militanti di sinistra detenuti da 5 mesi ed altri 6 in libertà provvisoria, per tafferugli con avversari politici avvenuti lo scorso novembre. Repressione

15 aprile 1978

A Roma, le Brigate rosse rendono pubblico il sesto comunicato. Dopo aver premesso che "l’interrogatorio del prigioniero Aldo Moro è terminato" affermano che "non ci sono segreti che riguardano la Dc, il suo ruolo dì cane da guardia della borghesia, il suo compito di pilastro dello Stato delle Multinazionali, che siano sconosciuti al proletariato". Tuttavia proseguono: "Certo, l’interrogatorio di Aldo Moro ha rivelato le turpi complicità del regime, ha additato con fatti e nomi i veri e nascosti responsabili delle pagine più sanguinose della storia degli ultimi anni, ha messo a nudo gli intrighi di potere, le omertà che hanno coperto gli assassini di stato, ha indicato l’intreccio degli interessi personali, delle corruzioni, delle clientele che lega in modo indissolubile i vari personaggi della putrida cosca democristiana e questi (nessuno si stupirà) agli altri dei partiti loro complici ...Comunque, come abbiamo già detto, sarà reso noto al popolo e a questo punto facciamo una scelta. La stampa di regime è sempre al servizio del nemico di classe; la menzogna, la mistificazione sono per essi la regola, ed in questi giorni ne ha dato una prova superlativa, il suo compito è quello di ‘utilizzare’ l’informazione come arma contro il proletariato e le organizzazioni rivoluzionarie. Le informazioni in nostro possesso, quindi, verranno diffuse attraverso la stampa e i mezzi di divulgazione clandestini delle Organizzazioni combattenti, e soprattutto verranno utilizzate per proseguire con altre battaglie il processo al regime ed allo Stato... Per quel che ci riguarda il processo ad Aldo Moro finisce qui...Non ci sono dubbi. Aldo Moro è colpevole e viene pertanto condannato a morte". Affare Moro

15 aprile 1978

A Roma, dal 16 marzo ad oggi la Questura ha effettuato 1.895 operazioni con una media giornaliera di 61, e i carabinieri 1.057 con una media di 37 al giorno, fra perquisizioni, ispezioni, accertamenti, battute. Affare Moro

15 aprile 1978

L’esperto antiterrorismo americano Steve Pieczenick lascia l’Italia. Affare Moro

15 aprile 1978

A Roma, s’incontrano Claudio Signorile e Franco Piperno per esaminare le possibilità d’intervento residue al fine di salvare la vita di Aldo Moro. Affare Moro

15 aprile 1978

A Roma, è depositata la motivazione della sentenza che ha assolto 113 militanti ordinovisti e sospeso il giudizio su altri 19. I giudici accusano le forze di polizia di non aver fornito prove sufficienti per giungere ad un verdetto di colpevolezza. Destra- formazioni minori

15 aprile 1978

Ad Arezzo, manifestano le femministe contro la ‘legge truffa’. Movimenti contestativi

15 aprile 1978

A Milano, in piazza Baracca militanti di destra aggrediscono un gruppo di radicali. Violenza politica

15-16 aprile 1978

A Brescia, tiene convegno la sinistra di fabbrica. Movimento operaio

16 aprile 1978

Sul settimanale "L’Espresso", nell’articolo intitolato "Siamo diventati un popolo di eroi?", Luigi Pintor scrive: "Anche la vita fetale è sacra per il partito cattolico. E’ davvero curioso che lo sia così poco la vita di un uomo ridotto in prigionia". Affare Moro

17 aprile 1978

Inizia al Banco ambrosiano un’ispezione dell’ufficio di sorveglianza della Banca d’Italia che si protrarrà fino al 17 novembre 1978. Dirige l’ispezione l’ispettore capo Giulio Paladino.

17 aprile 1978

Il Sismi invia al ministro degli Interni il ‘Rapporto n.53’ sul sequestro di Aldo Moro. Affare Moro

17 aprile 1978

Ad oggi, l’appello per la vita di Aldo Moro lanciato da personalità di sinistra ha raccolto 2.000 adesioni, fra le quali 700 sindacalisti: tra i firmatari, Vittorio Foa, Lino Del Fra, Luigi Ferrajoli, Elio Giovannini, Dacia Maraini, Pio Marconi, Franco Marrone, Aldo Natoli, Ugo Pirro, Luigi Saraceni, Franco Fortini, Ninetta Zandegiacomi, Franco Misiani. L’appello è rivolto sia alle Br che allo Stato ed è basato sulla considerazione che "l’assassinio di Aldo Moro accelererebbe la svolta autoritaria già in atto, provocherebbe un rapido imbarbarimento di tutta la società, una rincorsa repressiva e sanguinosa, rivolta in primo luogo contro le forze sociali e politiche della sinistra democratica e rivoluzionaria. Noi –affermano i firmatari- ci impegniamo e chiediamo a tutti di impegnarsi contro questa prospettiva, perché vogliamo aprire e non chiudere la strada alle lotte della classe operaia e dei nuovi vigorosi soggetti sociali anticapitalisti". Affare Moro

17 aprile 1978

A Roma giunge Duccio Berio, componente dell’Hyperion, ufficialmente per incontrarsi con monsignor Davide Bianchi, responsabile dell'Opera romana pellegrinaggi. Affare Moro

17 aprile 1978

A Milano, militanti della sinistra armata aggrediscono e feriscono gravemente al capo il missino Carlo Rasini. Violenza politica

18 aprile 1978

A Roma, all’alba, Mario Moretti e Barbara Balzerani lasciano l’appartamento di via Gradoli n.96. Alle 07.30, l’inquilina dell’appartamento sottostante, Nunzia Damiano, è svegliata da rumori di passi provenienti dall’appartamento dei brigatisti. Alle 08.15, la donna vede una macchia d’acqua che si allarga progressivamente sul soffitto e informa l’amministratore dello stabile Domenico Catracchia che, a sua volta, chiama l’idraulico Jean Tschofen. Quest’ultimo, non potendo entrare nell’appartamento, chiama i vigili del fuoco che, a loro volta, alle 10.08 informano la Questura richiedendone l’intervento. La sala operativa invia, quindi, la volante nr.5. Affare Moro

18 aprile 1978

A Roma la polizia, entrata alle ore 10.30 nell’appartamento n.11 in via Gradoli n.96, rinviene bombe a mano sparse sul pavimento, un cassetto sul letto contenente "una pistola mitragliatrice, un fucile da caccia e relative munizioni"; vi erano inoltre divise della Ps e dell’Alitalia, una radio ricetrasmittente, documenti falsi, volantini e ciclostilati delle Br. Alle 17.000 finisce la perquisizione e tutto il materiale è trasportato in Questura per essere catalogato. Il maresciallo Giuseppe Leonardi testimonia: "Siamo entrati nell’appartamento n. 11 per mezzo di una scala a ganci applicata alla ringhiera del balcone sottostante, cioè il n.7. Abbiamo trovato il rubinetto della doccia aperto a getto forte. Esso era appoggiato a una scopa che si trovava all’interno della vasca. Il getto dell’acqua era diretto verso la parete sulla vasca. La scopa si trovava nella posizione in cui è rappresentata nella fotografia. Il getto dell’acqua era diretto verso le mattonelle che trovano in corrispondenza del cordone della doccia, come riprodotto nelle fotografie sopraddette. In quel punto, tra le mattonelle e il bordo della vasca, si notava una piccola fessura, nella quale con ogni probabilità l’acqua penetrava". Affare Moro

18 aprile 1978

A Roma, Domenico Catracchia dichiara alla Digos: "Sono amministratore dello stabile sito in via Gradoli n.96. Riscuoto gli affitti di tutti gli appartamenti del suddetto stabile, tranne quello della palazzina I, scala A, int.11 che è di proprietà del sig. Bozzi Ferrero, il quale lo ha affittato direttamente all’inquilino". I coniugi Ferrero, proprietari dell’appartamento in affitto a Mario Moretti, negano di riconoscerlo nelle foto segnaletiche loro esibite. Affare Moro

18 aprile 1978

A Roma, alle ore 09.25 giunge al "Messaggero" la telefonata anonima che porta al ritrovamento del comunicato apocrifo nr.7 delle Br. Il comunicato è rinvenuto in piazza Gioacchino Belli in una busta contenente un volantino con stella a 5 punte, intestato: "Brigate rosse comunicato n.7". In esso si comunica che Aldo Moro è stato ucciso e il suo cadavere gettato nel lago della Duchessa. Si saprà successivamente che è stato redatto da un falsario di nome Antonio Chichiarelli, componente della banda della Magliana, implicata probabilmente nello stesso sequestro dell’onorevole Moro, per accelerarne l’esito (cfr. su questo sito "L’affare Moro e la pista malavitosa", in "Scritti di controinformazione"). Affare Moro

18 aprile 1978

A Roma, verso le ore 10.00 sono convocati al Viminale 3 periti, rispettivamente dell’Arma dei carabinieri, della polizia e del Tribunale che, nel giro di un’ora, esaminando la fotocopia del comunicato nr.7 stabiliscono che esso è autentico. Il comunicato risulta battuto sulla stessa macchina da scrivere delle Br con la testina rotante Ibm, che avrebbe dovuto costituire la prova dell’autenticità dei messaggi brigatisti. Affare Moro

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