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21 aprile 1978

A Roma, si tiene presso la Flm una conferenza stampa per denunciare la repressione contro i sottufficiali democratici con Enzo Mattina, Elio Giovannini e Falco Accame. Fra i colpiti vi sono il maresciallo Maurizio Aiello, Giovanni Lo Spinoso, Cesare Cecchini; i sergenti maggiori Aldo Nencini, Francesco Tuffano, Riccardo Carmiato, Augusto Palmurella, Andrea Colatei, Giuliano Spagnul, Ferruccio Jacoboni, Giorgio Mereu, Remo Granocchia; il brigadiere La Macchia. Movimento operaio- sindacati. Movimenti contestativi. Repressione

21 aprile 1978

Si sono fermati i lavoratori del gruppo Olivetti per lo sciopero nazionale indetto dall’Flm contro i piani di ristrutturazione; fermi anche, con blocco delle merci, gli operai degli stabilimenti Ceat di Torino e Settimo torinese. La Sir Euteco di Milano ha annunciato dal canto suo la sospensione di 3.500 lavoratori dal prossimo giugno. Movimento operaio

21 aprile 1978

Giovanni Pierantoni, libertario non violento ed obiettore totale, si consegna ai carabinieri di Ancona ed è tradotto a Forte Boccea. Repressione armata

21 aprile 1978

A New York, il Consiglio di sicurezza boccia, a maggioranza, la proposta dell’ambasciatore americano Andrew Young, presidente di turno, di lanciare un appello a favore della liberazione di Aldo Moro limitandosi ad esprimere "lo sgomento e la preoccupazione della comunità internazionale". Affare Moro

21 aprile 1978

A Washington, mentre l’esponente del Pci Giorgio Napolitano si trova in visita nella capitale americana, il "New York Times" pubblica un articolo di Indro Montanelli, che scrive: "Io stesso ho ricevuto nel mio corpo quattro pallottole delle Brigate rosse. Ma preferisco le Brigate rosse ad un regime comunista che le trasformerebbe inevitabilmente nella sua polizia segreta". Stati Uniti- Italia. P.C.I. Sinistra- formazioni minori

22 aprile 1978

A New York il segretario generale dell’Onu, Kurt Waldheim, lancia un primo appello per la liberazione di Aldo Moro, a titolo "personale urgente a coloro che lo tengono prigioniero affinché acconsentano al suo rilascio sano e salvo". Affare Moro

22 aprile 1978

A Roma, la polizia mette sotto controllo il telefono di don Antonello Menini, dopo averlo individuato come uno dei tramiti utilizzati dalle Brigate rosse per la consegna della corrispondenza di Aldo Moro. Affare Moro

23 aprile 1978

A New York, in un’intervista al giornale radio, un collaboratore del segretario generale dell’Onu, Mayrhofer Grumbuhel, afferma che Kurt Waldheim è disponibile a venire in Italia se la sua presenza fosse necessaria per la liberazione di Moro, ma che per ora è solo una "questione ipotetica" perché "non c’è nulla che ne indichi l’utilità". Affare Moro

23 aprile 1978

A Roma, è pubblicato "sull’Osservatore romano" il messaggio che Paolo VI invia ai brigatisti rossi per pregarli "in ginocchio" di liberare Aldo Moro "semplicemente, senza condizioni". Affare Moro

23 aprile 1978

A Roma, Franco Ferracuti, in veste di esperto del ministero degli Interni, stila una relazione sul conto di Aldo Moro nella quale, fra l’altro, afferma si è verificato un "processo di identificazione e la conseguente collaborazione con l’aggressore. L’aumento progressivo della identificazione tra vittima e aggressore è evidente da un messaggio all’altro. Si passa infatti da una generica chiamata di correo nella missiva ‘Caro Francesco’, ad accuse dirette che rovesciano la responsabilità degli eventi dagli aggressori alle autorità". Affare Moro

23 aprile 1978

A Roma, è resa pubblica la lettera di cui si è fatto promotore Elio Rosati, indirizzata al segretario nazionale della Dc Benigno Zaccagnini, per sollecitare che "il Partito dichiari esplicitamente di voler assumere la iniziativa di accertare quali siano in concreto le condizioni per il rilascio dell’amico Moro". La lettera è sottoscritta da: Elio Assirelli, Giovanni Gronchi, Attilio Busseti, Giuseppe Giovanniello, Giulio Orlando, Aldo Bassi, Antonio Laforgia, Vito Lattanzio, Pino Leccisi, Vincenzo Mancini, Calogero Mannino, Antonio Matarrese, Natale Pisicchio, Mario Tassone, Nicola Vernola, Vittorio Cervone. Affare Moro

23 aprile 1978

A Roma, il prefetto Gaetano Napoletano rassegna le dimissioni da responsabile del Cesis dopo che il generale Giuseppe Santovito, direttore del Sismi, si è rifiutato di incontrarlo presso la sede del Cesis. Affare Moro

23 aprile 1978

Sul settimanale "L’Espresso", nell’articolo intitolato "Ma la base che cosa ne dice?", a firma di Renzo Di Rienzo, si riporta una dichiarazione di Massimo De Carolis: "E’ bastato un mese per capire che senza Moro la Dc è un partito decapitato, privo di vigore e di iniziativa, alla mercé del Pci", e che "Zaccagnini rischia un ruolo analogo a quello che fu di Kerenskij". Affare Moro

23 aprile 1978

A Roma, un folto gruppo di giovani di destra assale gli studenti di sinistra del liceo Vivona, in procinto di partecipare ad un’assemblea, ferendo in modo gravissimo Stefano Borsini di 15 anni ed altri 4 giovani. E’ arrestato uno degli aggressori, Giuseppe Dimitri. Violenza politica

24 aprile 1978

A Roma, la Procura della repubblica spicca un mandato di cattura per concorso nel sequestro di Aldo Moro e l’uccisione della sua scorta, a carico di "Corrado Alunni, Prospero Gallinari in concorso tra di loro e con persone allo stato da identificare in n.ro di circa 12 persone..." , e un mandato di cattura "per costituzione di banda armata denominata ‘Brigate rosse’..." a carico di Adriana Faranda, Patrizio Peci, Enrico Bianco, Franco Pinna, Oriana Marchionni, Susanna Ronconi, Valerio Morucci. Singolarmente, manca fra i destinatari del mandato di cattura Mario Moretti. Affare Moro

24 aprile 1978

A Roma, Aldo Moro scrive a Benigno Zaccagnini: "Non creda la Dc di avere chiuso il suo problema, liquidando Moro. Io ci sarò ancora come un punto irriducibile di contestazione e di alternativa, per impedire che della Dc si faccia quello che se ne fa oggi. Per questa ragione, per un’evidente incompatibilità, chiedo che ai miei funerali non partecipino né autorità dello Stato né uomini di partito. Chiedo di essere seguito dai pochi che mi hanno veramente voluto bene e sono degni perciò di accompagnarmi con la loro preghiera e con il loro amore". Insieme alla lettera per Zaccagnini, Moro invia un biglietto alla moglie: "Carissima Noretta, come ultimo tentativo fai una protesta ed una preghiera con tutto il fiato che hai in gola, senza sentire i consigli di prudenza di chicchessia e dello stesso Guerzoni". Affare Moro

24 aprile 1978

A Roma, è reso pubblico il comunicato numero otto delle Brigate rosse che elencano i nomi di 13 detenuti per i quali esigono la scarcerazione in cambio della liberazione di Aldo Moro: Pasquale Abatangelo, Giuseppe Battaglia, Paola Besuschio, Renato Curcio, Domenico Delli Veneri, Maurizio Ferrari, Alberto Franceschini, Roberto Ognibene, Cristoforo Piancone, Mario Rossi, Maurizio Viel, Giorgio Panizzari, Sante Notarnicola. Affare Moro

24 aprile 1978

Giulio Andreotti, sulla richiesta avanzata dalle Brigate rosse di uno scambio di prigionieri, annota nel suo diario: "Avevano prima esaminato in Comitato interministeriale allargato (ho invitato Morlino) la richiesta delle Br. Bonifacio ci informa sullo status dei nomi indicati per la liberazione –ricatto, premettendo l’impossibilità giuridica di aderire". Affare Moro

24 aprile 1978

E’ nominato Gran maestro della Gran Loggia nazionale italiana di piazza del Gesù, Casimiro Dolza.

24 aprile 1978

A Caluso (Torino), la Honeywell ha denunciato l’intero consiglio di fabbrica alla Procura della repubblica. Repressione

25 aprile 1978

La Rai-Tv trasmette in diretta, via satellite, da New York il secondo appello indirizzato dal segretario generale dell’Onu, Kurt Waldheim, alle Brigate rosse: "Voi certamente sapete di avere attratto, con le vostre richieste, l’attenzione del mondo intero. Ma dovreste anche riconoscere che la continua detenzione di Moro può soltanto danneggiare i vostri obiettivi, quali essi siano. Pertanto, vi rivolgo ancora una volta il più pressante appello perché risparmiate la sua vita. Vi chiedo di rilasciarlo immediatamente. Una simile azione sarà accolta con sollievo in tutto il mondo, e tutti coloro che consacrano la loro vita alla ricerca di un mondo in cui regnino una maggiore giustizia e benessere sociale, plaudirebbero a questa mossa. Confido sinceramente che questo appello non resti inascoltato". Affare Moro

25 aprile 1978

Il quotidiano socialista "Avanti!" pubblica un appello di Bettino Craxi, unitamente a quello di Kurt Waldheim, per rilanciare la linea della trattativa. Ciò suscita dure reazioni dei ‘partiti della fermezza’, Pci e Pri, sui rispettivi quotidiani del giorno seguente. Affare Moro

25 aprile 1978

A Roma, è diffuso un comunicato emesso da amici di Aldo Moro che affermano: "Moro, che conosciamo con la sua visione spirituale, politica e giuridica, che ne ha ispirato il contributo alla stessa Costituzione repubblicana, non è presente nelle lettere a Zaccagnini, pubblicate come sue...Esse costituiscono il tentativo di distruggere la fisionomia di Moro, tentativo colpevole quanto la minaccia di ucciderlo. La irrimediabile colpa di un eventuale assurdo omicidio, ricade soltanto sugli esecutori materiali e organizzatori di esso; le Brigate rosse non possono illudersi di scaricare su altri il peso di una condanna a morte che lo Stato italiano non riconosce applicabile in nessun caso". Tra i firmatari: cardinale Pellegrino, Piero Scoppola, Ermanno Gorrieri, Gabriele De Rosa, Vittorino Veronese, Paolo Prodi, Giuseppe Lazzati, Silvio Golzio, Leonardo Benevolo, Vittore Branca, Vittorio Zama, Giambattista Scaglia. Affare Moro

25 aprile 1978

A Roma, i familiari di Moro inviano una seconda lettera al quotidiano "Il Giorno", che la pubblicherà il giorno successivo, di incoraggiamento al prigioniero. Affare Moro

25 aprile 1978

Mino Pecorelli, nell’articolo su "Op" dal titolo "Le allucinanti avventure degli investigatori", scrive: "Ricevuta la fotocopia del volantino delle ‘Brigate rosse’, con il quale i ‘terroristi’ comunicavano la località dove sarebbe stato abbandonato il corpo di Moro…", dove le virgolette per ‘Brigate rosse’ e ‘terroristi’ provano che il giornalista non credeva all’autenticità del volantino. In un secondo articolo dal titolo "La presunta esecuzione e la troppo inequivocabile scoperta del covo", scrive: "Strane coincidenze, singolari assonanze della storia. All’acqua gelata del lago della Duchessa fa riscontro l’acqua corrente e dilagante della doccia di via Gradoli a Roma". Affare Moro

25 aprile 1978

Si svolgono nelle principali città italiane manifestazioni dei partiti dell’arco costituzionale "contro il terrorismo e la violenza politica, nell’alveo dell’unità antifascista, per la difesa dello Stato democratico e per il suo rinnovamento". Si svolgono anche manifestazioni alternative della nuova sinistra come a Milano, indetta dalle ‘mamme del Leoncavallo’, a Padova, e a Roma "contro il terrorismo dello Stato e delle Br, per una lotta di massa". Quest’ultima manifestazione è caricata al termine del comizio. Affare Moro

25 aprile 1978

A Roma, la polizia disperde con brutalità gli operai che, al termine di un comizio sindacale, cercano di raggiungere Palazzo Chigi. Repressione armata

26 aprile 1978

L’ispettorato Antiterrorismo invia alla Questura un appunto contenente i nomi di dipendenti della Sip (Allegretti Archimede, Sias Mario, Sias Antonio, Novara Piero, Pegne Filippo) ritenuti vicini ad Autonomia operaia che, per "l’attendibilità della fonte" potranno essere trasmessi alla magistratura. Controllo politico di Stato e informative. Sinistra- formazioni minori

26 aprile 1978

Sul quotidiano "La Repubblica", Mario Pirani scrive che le Brigate rosse non sono il frutto del ‘68, ma "vengono da molto più lontano...Stalin era il loro profeta, e la violenza rivoluzionaria la loro parola d’ordine". Sinistra- formazioni minori

26 aprile 1978

A Roma, le Brigate rosse feriscono Girolamo Mechelli, ex presidente democristiano della regione Lazio. Violenza politica

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