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27 marzo 1978

Appare per la prima volta, a Nuoro, in un attentato incendiario, la sigla ‘Barbagia rossa’. Violenza politica

28 marzo 1978

Arrigo Levi, dalle pagine de "La Stampa" invita il presidente della Repubblica, Giovanni Leone, a dimettersi per permettere l’elezione al Quirinale di Aldo Moro. La reggenza dovrebbe essere affidata ai presidenti delle due Camere, Amintore Fanfani e Pietro Ingrao, al presidente della Corte costituzionale, Paolo Rossi, e all’ex presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. La proposta non ha seguito. Affare Moro

28 marzo 1978

Commentando nei suoi diari la proposta di Arrigo Levi (v. nota precedente), Giulio Andreotti scrive che "di fatto si è trattato di un’idea di Levi (lo ha detto Trovati a Ceccherini) non accennata prima neppure agli Agnelli. Prego Leone di non dar reazioni ed invito Zaccagnini e Belci a far scrivere sul ‘Popolo’ un commento che ridimensioni il tutto". Affare Moro

28 marzo 1978

"La Repubblica" riporta una dichiarazione di Emanuele Macaluso che vede dietro le Br "tutte quelle centrali nazionali ed internazionali che dal 69 ad oggi si sono proposte l’obiettivo di destabilizzare la democrazia" ed aggiunge "si ricordino gli aiuti, anche finanziari, dati dall’ambasciatore Martin al generale Miceli". Affare Moro

28 marzo 1978

Mino Pecorelli sul periodico "Op" scrive: "Aspettiamo il peggio. Gli autori della strage di via Fani e del sequestro di Aldo Moro sono dei professionisti addestrati in scuole di guerra al massimo livello. I killer mandati all’assalto dell’auto del presidente potrebbero invece essere manovalanza reclutata in piazza. E’ un particolare da tenere a mente". Affare Moro

28 marzo 1978

A Roma, perviene all’Ucigos una segnalazione: "Controllate le seguenti persone che sono certamente collegate con le Br: Teodoro Spadaccini, anni 30-35, pregiudicato. Certo Gianni che lavora al Poligrafo e ha un’auto 126 Fiat targata... Certo Vittori, di anni 25-30, che ha un’auto Ami 80 targata... Proietti Rino, attacchino del Comune di Roma. Pinsone Guglielmo, che circola con una Fiat 125 di colore celestino. Tutti e 5 abitano nella zona Prenestina e frequentano la Casa della studentessa". Affare Moro

28 marzo 1978

Nel Sulcis, si svolge uno sciopero di zona per solidarietà ai lavoratori della Metallotecnica colpiti da 350 licenziamenti e dallo sgombero poliziesco. A Milano, si tiene assemblea negli stabilimenti dell’Unidal per discutere le richieste di riassunzione. Movimento operaio

28 marzo 1978

A Padova, inizia le pubblicazioni il quotidiano "Il Mattino di Padova", di proprietà di Giorgio Mondadori.

29 marzo 1978

A Roma, sono effettuate due ricognizioni aeree con un elicottero SH-3D della Marina militare alle quali partecipa un sottufficiale del Comsubin "assieme a probabile personale di Mininterno" lungo il litorale in località Ceri Nova e Campo di mare. Affare Moro

29 marzo 1978

E’ reso pubblico il terzo comunicato delle Br che dice: "L’interrogatorio, sui contenuti del quale abbiamo già detto, prosegue con la completa collaborazione del prigioniero. Le risposte che fornisce chiariscono sempre più le linee controrivoluzionarie che le centrali imperialiste stanno attuando; delineano con chiarezza i contorni e il corpo del ‘nuovo’ regime che, nella ristrutturazione dello Stato imperialista delle Multinazionali, si sta instaurando e che ha come perno la Democrazia cristiana. Proprio sul ruolo che le centrali imperialiste hanno assegnato alla Dc, sulle strutture e gli uomini che gestiscono il progetto controrivoluzionario, sulla loro interdipendenza e subordinazione agli organismi imperialisti internazionali, sui finanziamenti occulti, sui piani economico – politici - militari da attuare in Italia il prigioniero Aldo Moro ha cominciato a fornire le sue ‘illuminanti’ risposte. Le informazioni che abbiamo così modo di reperire, una volta verificate, verranno rese note al movimento rivoluzionario che saprà farne buon uso nel prosieguo del processo al regime che con l’iniziativa delle forze combattenti si è aperto un tutto il paese". Affare Moro

29 marzo 1978

A Roma, sono recapitate tre lettere scritte da Aldo Moro, rispettivamente alla moglie, al suo collaboratore Nicola Rana e al ministro degli Interni Francesco Cossiga. A quest’ultimo, Aldo Moro scrive: "Nelle circostanze sopra descritte entra in gioco, al di là di ogni considerazione umanitaria che pure non si può ignorare, la ragione di Stato. Soprattutto questa ragione di Stato nel caso mio significa, riprendendo lo spunto accennato innanzi sulla mia attuale condizione, che io mi trovo sotto un dominio pieno ed incontrollato, sottoposto ad un processo popolare che può essere opportunamente graduato, che sono in questo stato avendo tutte le conoscenze e sensibilità che derivano dalla lunga esperienza, con il rischio di essere chiamato o indotto a parlare in maniera che potrebbe essere sgradevole e pericolosa in determinate situazioni...".Alle 20.45, a poche ore dal recapito delle lettere, le Br, con due telefonate a "Il Messaggero" e "Radio Onda rossa", indicano dove reperire il comunicato n.3 con allegata, in fotocopia, la lettera inviata da Moro a Cossiga, spiegando che Moro "ha chiesto di scrivere una lettera segreta (le manovre occulte sono la normalità per la mafia democristiana) al governo e in particolare al capo degli sbirri Cossiga. Gli è stato concesso, ma siccome niente deve essere nascosto al popolo ed è questo il nostro costume, la rendiamo pubblica". Affare Moro

29 marzo 1978

A Roma, alla Camilluccia, si svolge una riunione dei vertici della Dc per esaminare il contenuto della lettera di Moro a Cossiga. Scriverà Giulio Andreotti nel suo diario: "Da questa riunione... emerse unanime il proposito della Democrazia cristiana, presente con tutti i suoi massimi dirigenti, di adottare una grande fermezza, ovviamente senza alcuna iattanza nella presentazione esterna, senza fare troppi comunicati, ma nella consapevolezza che quella era la strada sulla quale ci si doveva muovere". Andreotti annota anche: "Quale che sia il responso dei periti, la condizione di Moro è tale da togliere validità morale agli scritti". Affare Moro

29 marzo 1978

A Torino, inizia i suoi lavori il 41° congresso nazionale del Psi con la parola d’ordine: "Uscire dalla crisi, costruire il futuro". P.S.I.

30 marzo 1978

A Roma, il ministro degli Interni Francesco Cossiga richiede al procuratore della repubblica Giovanni De Matteo, ai sensi dell’art.4 della legge 21 marzo 1978, copia di tutti gli atti relativi alle indagini sul caso Moro, comprese le registrazioni delle intercettazioni telefoniche. Affare Moro

30 marzo 1978

Giulio Andreotti annota nel suo diario: "Ingrao, che vedo per i lavori della Camera, condivide che quella della fermezza è l’unica via possibile. Del resto, Cossiga mi ha detto – documenti alla mano – che quando il Vaticano si occupò del caso Sossi Moro non ne fu contento…Cossiga, che ha visto anche il medico curante di Moro, esprime timori per la sua salute, anche psichicamente…" Affare Moro

30 marzo 1978

A Roma, nel corso della riunione al Viminale, il sottosegretario Nicola Lettieri investe duramente i presenti affermando: "Fino ad oggi, non si hanno idee chiare sul rapimento dell’onorevole Moro". Chiede "quale è il significato di queste riunioni serali...Chiede pertanto ai presenti di fare in modo, fino in fondo, che l’opinione pubblica non pensi che lo Stato sia nelle mani dei brigatisti". Gli rispondono, rispettivamente, Giuseppe Parlato, capo della polizia, che afferma: "la causa di quanto lamentato è da ricercare nella legislazione che sembra essere dalla parte della delinquenza politica e comune. Ci sono poi i servizi di sicurezza che da oltre un anno non funzionano"; Pietro Corsini, comandante dell’Arma dei carabinieri, lamenta che "gli operativi non hanno alcuna possibilità di azione perché mancano i servizi di informazione"; Raffaele Giudice, comandante generale della Guardia di finanza, conclude che "questo stato di cose è il punto di una certa politica di disarmo delle forze di polizia". Assenti dalla riunione i generali Santovito e Grassini, rispettivamente direttori del Sismi e del Sisde. Affare Moro

30 marzo 1978

I giornali riprendono con enfasi la tesi di Giulio Andreotti sulla mancata ‘validità morale’ delle lettere di Moro. Il "Corriere della sera" titola "Isolamento, stupefacenti, veglia prolungata: ecco come si distrugge una personalità". Il quotidiano comunista "l’Unità" a sua volta scrive: "La lettera di Moro, se tale la si può definire, è stata scritta in una situazione di costrizione morale e fisica". Affare Moro

30 marzo 1978

A Roma, la Digos invia un rapporto alla magistratura nel quale segnala l’appartenenza di Valerio Morucci e Adriana Faranda alla colonna romana delle Br. Affare Moro

30 marzo 1978

A Brescia, inizia il processo per la strage di piazza della Loggia nei confronti di 16 imputati, 9 dei quali accusati di strage. Ermanno Buzzi, Angelino Papa, Raffaele Papa, Nando Ferrari, Marco De Amici, Andrea Arcai, sono fra i principali accusati. Stragi- Piazza della Loggia

30 marzo 1978

Il presidente del Banco ambrosiano, Roberto Calvi, versa a Michele Sindona la somma di mezzo milione di dollari.

30 marzo 1978

A Milano, alla vigilia della scadenza del termine per la presentazione dei piani produttivi per la Nuova Innocenti, scioperano per 4 ore i lavoratori dello stabilimento di Lambrate. Si tiene assemblea aperta anche alla Adelchi di Monza per preparare la risposta all’attacco occupazionale. Movimento operaio

30 marzo 1978

A Savona, protestano osservando un minuto di silenzio 800 soldati della caserma Bligny contro l’impiego dell’esercito in ordine pubblico. Nel comunicato dei ‘soldati democratici’ si legge: "Col rapimento Moro, si è creato uno stato di profonda tensione e disorientamento in tutto il paese. I soldati democratici denunciano come provocatorio l’ennesimo raid delle Br. Il solo risultato politico ottenuto è stato quello di favorire l’introduzione di nuove misure repressive e di consolidare il ruolo di potere della Dc". La gerarchia reagisce al momento con una reprimenda del colonnello: "I soldati non possono essere democratici, perché democrazia vuol dire potere del popolo. L’esercito serve lo Stato, che non è il popolo, che non è neutrale". Affare Moro

31 marzo 1978

L’organo di stampa del Vaticano, "L’Osservatore romano", annuncia che la Santa Sede è disponibile ad adoperarsi per la liberazione di Aldo Moro. Affare Moro

31 marzo 1978

A Roma, l’ammiraglio Fulvio Martini, vice direttore del Sismi, interviene a favore del sottufficiale dei carabinieri Arcangelo Montani, abitante in via Gradoli n.89, che era stato denunciato da alcuni vicini che lo accusavano di averli sottoposti a vessazioni varie. Affare Moro

31 marzo 1978

Da oggi sono in assemblea permanente i lavoratori della Liquichimica per ottenere garanzie per il futuro, mentre l’azienda agita lo spauracchio dei debiti e non paga le spettanze. Movimento operaio

marzo 1978

A Roma, l’avvocato Rocco Mangia informa il colonnello dei carabinieri Antonio Varisco di aver saputo, dalla fidanzata di un suo cliente, che in uno stabile di via Gradoli si sentiva battere a macchina e che, di notte, vi era un via vai di persone. E, scherzosamente, gli dice che è forse quello il ‘covo’ in cui è prigioniero Aldo Moro. Affare Moro

marzo 1978

Da Francoforte (Germania ovest), Benito Puccinelli, presidente dell’organizzazione cattolica ‘International Opus Christi’, chiede al capitano Antonio Labruna di intervenire "perché a via Gradoli c’è chi ha rapito Moro" e "quasi di fronte (alla base - ndr) c’è un garage con un’antenna che serve per trasmettere, e mediante un ponte radio che si trova nella zona del Lago della Duchessa c’è chi comunica e si collega con altri della organizzazione; collegamenti e comunicazione sono rivolti verso il Nord". Labruna asserirà, successivamente, di aver tentato di prendere contatto con il generale Grassini, direttore del Sisde, senza riuscirci e di aver quindi passato l’informazione ad un funzionario di polizia amico suo. Affare Moro

marzo 1978

Nell’ambito delle indagini per il rapimento Moro, la polizia compie perquisizioni indiscriminate ed arresti dei quali non appare per nulla chiaro il legame col fatto. A Milano, sono arrestati fra gli altri Dario Fiori, responsabile della casa editrice "Squilibri", Giovanni Pala per il solo fatto di essere ospite nella casa di Fiori, Franco Berardi ‘Bifo’, ex responsabile di "Radio Alice" per il quale la Francia aveva negato la estradizione. Sempre a Milano, nei giorni di Pasqua, sono convocati per interrogatori diversi attivisti sindacali, anche di Dp e Pci, fra essi 3 operai della Magneti Marelli, il sabato di Pasqua. A Rimini, viene chiusa radio "Rosa Giovanna". A Montalto di Castro, è rinviata dagli organizzatori una manifestazione antinucleare già indetta, per la situazione repressiva creatasi dopo il rapimento. Affare Moro

marzo 1978

A Roma, lo "Osservatorio politico" di Mino Pecorelli (Op) si trasforma da agenzia quotidiana di notizie in rivista settimanale.

marzo 1978

In Vaticano, il segretariato per i non credenti pubblica un documento dal quale risulta che la Polonia è la nazione più cattolica fra quelle a regime comunista.L’81 per cento degli abitanti delle città ed il 92 per cento di quelli delle campagne si dichiarano, difatti, credenti religiosi. Vaticano

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