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marzo 1978

In Argentina, restano uccisi 55 detenuti nella repressione della rivolta scoppiata nel carcere di Villa Devoto.

1 aprile 1978

A Roma, il Sisde trasmette alla Direzione generale di Ps la nota informativa dei servizi segreti spagnoli che segnala la presenza presunta di Mario Moretti al congresso di Lejona del 23-25 marzo.(Vedi nota) Affare Moro

1 aprile 1978

Giulio Andreotti annota nel suo diario: "Pompei e Montezemolo hanno riesumato i rapporti dell’ambasciata presso la Santa sede. E’ confermato che Moro fece passi per scoraggiare erronee posizioni della stessa Santa sede. Ricevo tutta la documentazione". Affare Moro

2 aprile 1978

A Torino, si conclude il 41° congresso del Psi con la rielezione di Bettino Craxi a segretario nazionale, quella di Pietro Nenni a presidente, mentre il simbolo del sole nascente è sostituito con quello del garofano rosso. La mozione Craxi-Signorile ha ottenuto il 63%, contro il 25,9% della mozione De Martino-Manca, il 7,1% della mozione Mancini e il 4% della mozione presentata da Achilli. P.S.I.

2 aprile 1978

"Radio Blue" trasmette la notizia che nell’agguato di via Fani sono state utilizzate munizioni in dotazione all’esercito. La notizia sarà confermata dal Sismi e dalla perizia balistica che preciserà trattarsi di proiettili in dotazione a "forze armate non convenzionali". Affare Moro

2 aprile 1978

A Bologna, si tiene un incontro fra amici, al quale partecipano Romano Prodi, Alberto Clò, Mario Baldassari, Carlo Clò, Fabio Gobbo, Francesco Bernardi, Leonardo Benevolo, Vittore Branca, Remigio Cavedon, che danno vita ad una presunta seduta spiritica durante la quale il ‘fantasma’ di Luigi Sturzo comunica che Aldo Moro è prigioniero a ‘Gradoli’. La notizia è subito trasmessa a Umberto Cavina, capo ufficio stampa della Dc, che la trasmette a sua volta a Enrico Luigi Zanda, funzionario addetto al Gabinetto del ministro degli Interni Francesco Cossiga. Affare Moro

2 aprile 1978

A Roma, l’ufficiale medico dell’unità di pronto intervento del Comsubin (i Gos) e un sottufficiale sono inviati al ministero degli Interni "allo scopo di acquisire informazioni utili per predisporre, in caso di interventi, sia una adeguata protezione diretta della persona dell’on. Moro sia una appropriata assistenza sanitaria da praticare subito sul luogo dell’azione". Affare Moro

3 aprile 1978

A Roma, la polizia compie una retata negli ambienti della sinistra e localizza, ferma o comunque individua, fra i molti altri, Adriana Faranda, Valerio Morucci, Stefano Ceriani Sebregondi, Renata Bruschi, Lanfranco Pace, Daniele Pifano, Franco Piperno, Maria Fiora Pizzi Ardizzone, Bruno Seghetti. I controlli peraltro si estendono ad ambiti diversi da quelli di Autonomia, di sinistra pacifista e sindacale. Sono fermate 150 persone dai carabinieri e 129 dalla Ps, 29 delle quali arrestate per ‘concorso in associazione sovversiva’ e 10 per ‘possesso di armi’. La sera, ingenti forze circondano la facoltà di Economia. La Flm e la Uilm, diversi iscritti delle quali sono stati sottoposti a perquisizione o fermo, emettono una "ferma condanna…La lotta al terrorismo –prosegue il comunicato- non può e non deve diventare l’alibi per determinare un inammissibile restringimento delle libertà previste dalla Costituzione". Affare Moro

3 aprile 1978

A Roma, nel corso di una riunione al Viminale, il generale dei carabinieri Giulio Grassini, direttore del Sisde "riferisce che da una segnalazione viene suggerito di controllare la zona di Fiumicino. La stessa fonte ha fatto presente che il rilascio avverrebbe in un convento nella zona delle Frattocchie". Affare Moro

3 aprile 1978

A Sant’Arpino (Caserta), i lavoratori della tessile Legas si costituiscono in assemblea permanente contro lo smantellamento, mentre il cotonificio Valtass è stato dichiarato fallito ed è presidiato dai lavoratori da alcune settimane. In questi giorni, vuole liquidare fra i diversi altri Hoffman, il padrone tedesco di Assomet (mobili metallici), senza un motivo oggettivo di crisi e, a Cuneo, sono a rischio i posti di lavoro alla Cartiera Ormea. Movimento operaio

4 aprile 1978

A Roma, le Br emettono il quarto comunicato: "La manovra messa in atto dalla stampa di regime, attribuendo alla nostra organizzazione quanto Moro ha scritto nella lettera a Cossiga, è tanto subdola quanto maldestra. Lo scritto rivela invece con chiarezza che sembra non gradita alla cosca democristiana, il suo punto di vista e non il nostro...Abbiamo più volte affermato che uno dei punti fondamentali della nostra organizzazione è la liberazione di tutti i prigionieri comunisti e la distruzione dei campi di concentramento e dei lager di regime. Che su questa linea di combattimento il movimento rivoluzionario abbia già saputo misurarsi vittoriosamente è dimostrato dalla riconquistata libertà dei compagni carcerati di Casale, Treviso, Forlì, Pozzuoli, Lecce ecc. Certo perseguiremo ogni strada che porti alla liberazione dei comunisti tenuti in ostaggio dallo stato imperialista, ma denunciamo come manovre propagandistiche e strumentali i tentativi del regime di far credere nostro quello che invece cerca di imporre: trattative segrete, misteriosi intermediari, mascheramento dei fatti. Per quel che riguarda il processo ad Aldo Moro andrà regolarmente avanti, e non saranno le mistificazioni degli specialisti della controguerriglia psicologica che potranno modificare il giudizio che verrà emesso". Allegata al comunicato vi è la fotocopia di una lettera inviata 1o stesso giorno da Aldo Moro a Benigno Zaccagnini. Affare Moro

4 aprile 1978

Nella lettera inviata a Benigno Zaccagnini, Aldo Moro scrive: "...Sono un prigioniero politico che la vostra brusca decisione di chiudere un qualsiasi discorso relativo ad altre persone parimenti detenute, pone in una situazione insostenibile... Tener duro può apparire più appropriato, ma una qualche concessione è non solo equa, ma anche politicamente utile...". Moro estende il suo appello anche al "Partito comunista, il quale pur nella opportunità di affermare esigenze di fermezza, non può dimenticare che il mio drammatico prelevamento è avvenuto mentre si andava alle Camere per la consacrazione del Governo che m’ero tanto adoperato a costituire...." . Infine, Moro lamenta che "se la scorta non fosse stata, per ragioni amministrative, del tutto al di sotto delle esigenze della situazione, io forse non sarei qui". Affare Moro

4 aprile 1978

A Roma, la polizia predispone l’intercettazione delle 6 linee telefoniche de "Il Messaggero" per individuare il telefonista delle Br e bloccarlo, ma, quando in effetti giunge la telefonata che preannuncia un nuovo comunicato, tutte le derivazioni sono bloccate e la polizia non può fare nulla. Affare Moro

4 aprile 1978

Mino Pecorelli su "Op" rileva che "i rappresentanti tedeschi dei servizi di sicurezza di Bonn e gli uomini dell’Antiterrorismo della Germania occidentale svolgono in queste ore una frenetica attività a Roma". Affare Moro

4 aprile 1978

Lo scrittore Leonardo Sciascia dichiara al settimanale "Panorama": "Vale la pena di difendere questo Stato?...Dieci mesi fa ho detto: così com’è, no, non vale la pena di difenderlo. Oggi dico: così come va diventando, siamo noi che dobbiamo difendercene. Dieci mesi fa mi appariva come un guscio che racchiudesse, per dirla vittoriniamente, putredine e morte. Oggi mi pare come un guscio che può essere riempito da un momento all’altro, e forse anche senza che ce ne accorgiamo, comunque riempito. Comunque: ma, in ogni caso per noi, pericolosamente".

5 aprile 1978

A Roma, Aldo Moro scrive i testamenti relativi all’abitazione in via Forte Trionfale e all’archivio, conservato nello studio di via Savoia, per il quale nomina esecutori testamentari Giovanni Spadolini e Corrado Guerzoni. Affare Moro

5 aprile 1978

A Roma, Luigi Enrico Zanda, addetto al Gabinetto del ministro degli Interni Francesco Cossiga, fa pervenire al capo della polizia, Giuseppe Parlato, l’appunto sull’informazione fornita da Romano Prodi a Umberto Cavina, capo ufficio stampa della Dc, nel quale si legge: "Lungo la statale 74, nel piccolo tratto in provincia di Viterbo, in località Gradoli, casa isolata con cantina…" Affare Moro

5 aprile 1978

La legge sulla regolamentazione dell’aborto ritorna al dibattito della Camera.

5 aprile 1978

Si svolge la giornata di lotta nazionale dei chimici e, al tempo stesso, lo ‘sciopero europeo per l’occupazione’, a fronte del dato ufficiale e certamente sottostimato di 17 milioni di disoccupati nella Cee. La scadenza è simbolica ma nelle assemblee delle fabbriche colpite si discute di nuovo modello di sviluppo e di necessari collegamenti nazionali e transnazionali. Una manifestazione partecipata si svolge a Roma con i 3 segretari confederali e Huber Lesire Agrel, dirigente della Ces, un’altra a Milano con un grosso corteo all’Assolombarda, altre ancora a Sassari con migliaia di operai, a Porto Marghera, Bologna, Firenze, Torino, Bari, Taranto, Bolzano, Grosseto. Movimento operaio- sindacati

5 aprile 1978

A Trento, sono stati assolti i 14 operai della Ignis Iret incriminati in relazione ai fatti del marzo 1973. Movimento operaio

6 aprile 1978

A Roma, alle ore 10.00, è interessato il questore di Viterbo che ordina "un accurato rastrellamento" nel paese di Gradoli, eseguito da forze agli ordini del vice questore Fabrizio Arelli. Alle 13.00, il questore comunica al Viminale "che il sopralluogo ha dato esito negativo". Affare Moro

6 aprile 1978

A Roma, Aldo Moro scrive alla moglie Eleonora per suggerirle cosa può fare "in pubblico ed in privato", e a chi rivolgersi per trovare il modo di procedere allo scambio di detenuti, e quindi garantire la sua salvezza. La lettera è recapitata tramite Francesco Tritto. Affare Moro

6 aprile 1978

A Roma, Eleonora Moro scrive al direttore de "Il Giorno" di Milano per chiedergli di pubblicare un messaggio rassicurante sul conto della famiglia, che Aldo Moro possa leggere. Affare Moro

6 aprile 1978

Sul "Corriere della sera", nell’articolo "La Dc fa quadrato intorno a Zaccagnini", Antonio Padellaro scrive che, su richiesta di Cossiga, "sembra che Gui abbia ricordato una circostanza: Aldo Moro, quando era presidente, si disse perplesso ad attuare una linea troppo dura a proposito di un disegno di legge sui rapimenti…" Affare Moro

6 aprile 1978

A Milano, si svolge una manifestazione dei partiti del c.d. ‘arco costituzionale’ ‘contro la violenza’ e un’assemblea alternativa, indetta dalle ‘mamme del Leoncavallo’ per contestare che la violenza sia dei giovani e dei loro movimenti, mentre non si parla di quella da essi subita. Oggi nella sola Milano si sono avute 20 perquisizioni, 8 a Genova a carico di lavoratori dell’Ansaldo, mentre a Firenze la Digos ha fermato, mitra in pugno, 3 soldati di leva uno dei quali, Angelo Girelli, è stato gettato a terra e picchiato senza apparente motivo. A Parma, sono pervenuti in questi giorni 19 ordini di comparizione ad altrettanti studenti universitari in relazione alla occupazione di case albergo per i fuori sede attuata 2 anni orsono. Repressione armata

6 aprile 1978

A Licola (Napoli), sono arrestati con l’accusa di appartenere alle Br, Davide Sarco, Ugo Melchionda, Lanfranco Carminiti e Mariafiora Pirri Ardizzone, ex moglie di Franco Piperno. Repressione armata

6 aprile 1978

A Roma, un centinaio di agenti radono al suolo lo stabile di Calpurnio Fiamma già sede del centro sociale sgomberato. Anche a Mestre è stato murato un centro giovanile. Repressione armata

6 aprile 1978

A Genova, si svolge uno sciopero nelle scuole e nelle facoltà contro la ‘normalizzazione’ e i provvedimenti repressivi che fioccano anche in città con il pretesto del sequestro dell’onorevole Moro. Per lo stesso motivo e contro la ‘delibera Gigli’, gli studenti di Pavia occupano l’Università. Repressione. Movimenti contestativi

6 aprile 1978

A Roma, militanti di destra compiono una rapina ai danni di un negozio di filatelia.

6-10 aprile 1978

A Roma, Aldo Moro, in questo lasso di tempo, invia una lettera ai presidenti delle due Camere che, ufficialmente, sarà rinvenuta nella base brigatista di via Monte Nevoso a Milano nell’ottobre del 1978 senza essere mai stata recapitata, anche se alcuni indizi fanno ritenere il contrario. Nella missiva, Aldo Moro chiede che si proceda ad uno scambio di prigionieri: "Questa soluzione dovrebbe essere negoziata tramite la Croce rossa di Ginevra e dovrebbe concretarsi in una legge straordinaria ed urgente del Parlamento, la quale mi conferisca lo status di detenuto in condizioni del tutto analoghe, anche come modalità di vita, a quelle proprie dei prigionieri politici delle Brigate rosse…" Affare Moro

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