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13 marzo 1978

A Roma, un insegnante simpatizzante dell’estrema sinistra, Angelo Rossi, è aggredito da militanti di destra. Violenza politica

13 marzo 1978

A Roma, le Brigate rosse rubano una Fiat 128 blu, in sostituzione di un’altra vettura che era stata loro rubata a sua volta, da impiegare nell’agguato in via Fani. Affare Moro

14 marzo 1978

A Napoli, la polizia disperde con violenza i lavoratori ospedalieri in sciopero, che manifestano in piazza Miraglia. Repressione armata

14 marzo 1978

I lavoratori della Dalmine scioperano, ‘spazzolando’ la fabbrica e occupando la direzione, dopo aver issato ai cancelli bandiere rosse. Movimento operaio

14 marzo 1978

Alla Spezia, il pretore Attinà condanna a 3 mesi di arresto e all’ammenda di 1 milione cadauno il sindaco Aldo Giacche e il vice sindaco Cesare Rodano, rispettivamente di Pci e Psi, per lottizzazione abusiva relativa al cantiere ‘La Marchesina’ di Pegazzano. P.C.I. P.S.I.

15 marzo 1978

Truppe israeliane occupano temporaneamente il Libano del Sud e bombardano il campo profughi palestinesi, con 28 mila uomini. Fronte arabo islamico- M.O.

15 marzo 1978

A Roma, muore l’ingegner Di Giorgio, presidente del Comitato di sicurezza della Sip, al quale subentra un ufficiale dei carabinieri. Alle ore 15,45 è posta in ‘stato di allarme’ la struttura occulta della Sip collegata al Sismi, denominata ‘Po-Srcs’ (personale organizzazione – segreteria riservata collegamenti speciali). Affare Moro. Strutture clandestine e semiclandestine

15 marzo 1978

A Siena, un cieco, Giuseppe Marchi, ascolta alcune persone che affermano: "Hanno rapito Moro e le guardie del corpo". Racconta l’episodio, la sera stessa, a 5 amici in trattoria. L’episodio sarà confermato in sede giudiziaria dall’interessato e dai suoi 5 amici, ma sarà ritenuto dal giudice istruttore romano Cudillo una menzogna. Affare Moro

15 marzo 1978

A Roma, Mino Pecorelli sul periodico "Op" pubblica un trafiletto: "Mercoledì 15 marzo il quotidiano ‘Vita sera’ pubblica in seconda pagina un necrologio sibillino ‘a 2022 anni dagli Idi di marzo il genio di Roma onora Cesare 44 a.c. 1978 d.c.’. Proprio alle idi di marzo del 1978 il governo Andreotti presta il suo giuramento nelle mani di Leone Giovanni. Dobbiamo attenderci Bruto? Chi sarà? E chi assumerà il ruolo di Antonio, amico di Cesare? Se le cose andranno così ci sarà anche una nuova Filippi?". Affare Moro

15 marzo 1978

A Roma il capo della polizia, Giuseppe Parlato, assicura al segretario di Aldo Moro, Nicola Rana, che si sta svolgendo un’accurata indagine sul conto di Gianfranco Moreno, il giovane sorpreso a sorvegliare l’abitazione di Moro. Affare Moro

15 marzo 1978

Aldo Moro esamina con il suo segretario particolare, Corrado Guerzoni, la campagna promossa contro di lui dal Dipartimento di stato americano per presentarlo come ‘Antelope Cobbler’, il politico corrotto dello scandalo Lockheed. Proprio oggi trapela, dal fascicolo della Corte costituzionale, il testo della dichiarazione del diplomatico Luca Dainelli (vedi nota 10 febbraio) che, il giorno seguente, sarà ripreso dal quotidiano "La Repubblica" con un titolo a 4 colonne. Affare Moro

15 marzo 1978

A Roma, nottempo, militanti delle Br squarciano le ruote del furgone di proprietà del fioraio Antonio Spiriticchio, per impedirgli di parcheggiarlo, com’è solito, all’angolo tra via Fani e via Stresa, cosa che avrebbe ostacolato l’agguato a Moro. Affare Moro

15 marzo 1978

A Firenze Rifredi, si tiene assemblea con don Franzoni, Jervolino ed altri esponenti del cattolicesimo del dissenso su "Masse cattoliche e sinistra". Movimenti contestativi

15 marzo 1978

A Genova Campi, si svolge un’assemblea all’Italsider per discutere lo stato della vertenza. A Salerno, scioperano invece gli operai della D’Agostino che da giorni effettuano blocchi stradali ed occupano il salone della Provincia. Movimento operaio

15 marzo 1978

A conclusione del convegno dei quadri della Uil, il segretario Vanni afferma: "Mentre si costituisce un governo di ampia solidarietà, di emergenza, si apre nel sindacato la polemica sull’autonomia e sulla egemonia della classe operaia. La disputa è legittima e la rivendicazione di autonomia è necessaria. Bisogna predisporci al confronto fra le proposte ed il programma Andreotti, preparare una strategia per i momenti di lotta e per i momenti di coerenza che sono gli appuntamenti dei prossimi mesi, mantenendo la centralità dell’impegno per l’occupazione". Movimento operaio- sindacati

16 marzo 1978

A Roma, lo studente dell’istituto ‘Merry Del Val’, Giangustavo D’Emilia, gravitante negli ambienti di Autonomia, informa i compagni prima delle ore 08,30 che in giornata sarà sequestrato Aldo Moro e uccisi gli agenti della scorta. Affare Moro

16 marzo 1978

A Roma, Clara Giannettino, domestica presso la casa del senatore democristiano Vittorio Cervone, affermerà di aver udito, poco dopo le 08,00, da radio "Città futura", emittente radiofonica privata diretta da Renzo Rossellini, la frase "forse rapiscono Moro". Una seconda testimone, Rosa Zanonetti di Milano, confermerà alla polizia di aver ascoltato fra le 08,10 e le 08,30 il preannuncio del rapimento di Aldo Moro da una radio privata. Una terza donna telefonerà, in forma anonima, a "Tele-Roma 56", per confermare di aver ascoltato la stessa notizia da radio "Città Futura", alle ore 08,30 circa. Affare Moro

16 marzo 1978

A Roma, in via Fani, le Br tendono un agguato al presidente della Dc, Aldo Moro, ed alla sua scorta. Sono uccisi il maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi, l’appuntato dei carabinieri Domenico Ricci, l’agente di Ps Giulio Rivera, il vice brigadiere di Ps Francesco Zizzi, l’agente di Ps Raffaele Iozzino, mentre Moro viene sequestrato. A Leonardi, agonizzante, è inferto il colpo di grazia. Dei 91 colpi, 71 sono sparati da due soli componenti il commando (49 da un’arma parabellum Sten e 22 da una parabellum Fna 1943, entrambe cal.9). L’inchiesta giudiziaria che seguirà non raggiungerà alcuna certezza sul numero dei componenti il commando né sull’identità dei due professionisti, sui quali punti i brigatisti cadranno in innumeri contraddizioni , probabilmente per nascondere la partecipazione all’agguato di killer della malavita. Affare Moro. Violenza politica- caduti

16 marzo 1978

A Roma, in via Fani, da una moto Honda con a bordo 2 partecipanti all’agguato contro Aldo Moro e la sua scorta, sarebbe stato aperto il fuoco contro l’ing. Alessandro Marini, testimone. I brigatisti rossi hanno però sempre negato che sul luogo dell’agguato vi fosse una moto Honda con 2 giovani a bordo. Certa è invece la presenza nei pressi di via Fani, verso le ore 09.00, del colonnello del Sismi Camillo Guglielmi, già istruttore presso le Stay-behind: la notizia sarà riferita da Luigi Cipriani che la raccolse dalla testimonianza di Pierluigi Ravasio (cfr. Scritti di controinformazione, in questo sito). Affare Moro

16 marzo 1978

A Roma, in via Fani, il carrozziere Gherardo Nucci scatta una serie di fotografie poco dopo l’inizio dell’agguato. Il rullino, da lui consegnato alla magistratura, ‘sparirà’ dagli uffici giudiziari. Un altro testimone, il benzinaio Lalli, esperto in armi descriverà "con autentica ammirazione" la professionalità del maggior sparatore che, con mano guantata per evitare i sobbalzi, spara la prima raffica contro Ricci e Leonardi, poi scatta all’indietro per allargare il tiro colpendo con precisione l’Alfetta della scorta. Affare Moro

16 marzo 1978

A Roma, nella zona di via Fani e via Stresa si verifica un black-out telefonico, le cui origini non sono mai state chiarite, pochi minuti dopo il sequestro di Aldo Moro ed il massacro della sua scorta. Affare Moro

16 marzo 1978

A Roma la polizia rinviene, alle ore 09,40, la Fiat 132 blu utilizzata per trasportare Moro, in via Licinio Calvo. Affare Moro

16 marzo 1978

Eleonora Moro, moglie del leader democristiano sequestrato, accorsa in via Fani è subito attorniata da alti ufficiali dei carabinieri, dal capo della polizia e dal questore che le si presentano e, alla domanda su cosa sia successo, le rispondono in maniera precisa ‘sono state le Brigate rosse’, pur non essendo ancora giunta alcuna rivendicazione. Eleonora Moro, nella successiva testimonianza, racconterà l’episodio aggiungendo che Oreste Leonardi non aveva reagito con immediatezza all’attacco, a suo avviso, per avere visto nel commando "qualcuno che conosceva". Affare Moro

16 marzo 1978

A Roma, alle ore 10,30, il capo della polizia, Parlato, dirama un fonogramma con precedenza assoluta a prefetti e questori: "Questa mattina in Roma un comando di terroristi habet rapito onorevole Aldo Moro presidente Dc – uomini scorta sono stati uccisi - disporre immediatamente Piano zero posti controllo indagini tutto il territorio nazionale – riserva ulteriori particolari". Affare Moro

16 marzo 1978

Umberto Improta, dagli inizi dell’anno in forza all’Ucigos, affermerà a proposito del ‘Piano zero’ (vedi nota precedente) che "eravamo tempestati dalle telefonate dei questori di tutta Italia che ci chiedevano cosa diavolo fosse il Piano zero" e che il coordinamento non funzionò: "Non ci fu la lucidità di dire ‘ormai il fatto è accaduto, facciamo le indagini come si deve’. I funzionari furono buttati a fare i blocchi stradali, con il risultato che nessuno faceva le indagini; la recente creazione dell’Ucigos faceva sì che i fascicoli viaggiassero da un ufficio all’altro, in mano a personale raccattato alla meno peggio. Saltò ogni competenza: tutti facevano tutto". Affare Moro

16 marzo 1978

Il ministero degli Interni diffonde nel pomeriggio le schede segnaletiche di : Enrico Bianco, Prospero Gallinari, Rocco Micaletto, Mario Moretti, Franco Bonisoli, Brunhild Petramer, Susanna Ronconi, Antonio Savino, Paolo Sicca, Innocenzo Salvoni (dell’Hyperion), Lauro Azzolini, Antonio Maria Bellavita, Domenico Lombardo, Corrado Alunni, Patrizio Peci, Giustino De Vuono. Fra le perquisizioni effettuate nella giornata si annoverano anche quelle a casa di Adriana Faranda e Valerio Morucci. Affare Moro

16 marzo 1978

A Roma, subito dopo l’agguato di via Fani, s’insedia presso il ministero degli Interni il ‘Comitato tecnico- politico- operativo’ presieduto dal ministro Francesco Cossiga e, in sua vece, dal sottosegretario Nicola Lettieri. Contestualmente, è creato un ‘Comitato per la gestione della crisi’, formato da un gruppo ristretto di esperti. Fra coloro che saranno chiamati a far parte della struttura di crisi vi sono: Vincenzo Cappelletti, direttore generale dell’Istituto per l’Enciclopedia italiana; Augusto Ermentini, psichiatra; il professor Ignazio Baldelli; il professor Mario D’Addio, preside della Facoltà di scienze politiche dell’Università di Roma; Franco Ferracuti; Stefano Silvestri; Giulia Conte Micheli; Steve Pieczenick, funzionario della sezione antiterrorismo del Dipartimento di stato americano. Il Comitato si riunirà, fino al 3 aprile 1978, 14 volte sempre verso le ore 19,30, esclusi il sabato e la domenica. Francesco Cossiga partecipa alle riunioni solo per i primi tre giorni. Nella prima, il ministro fa "presente la necessità di avere la fiducia dell’opinione pubblica mediante l’affermazione della presenza dello Stato...Bisogna programmare - dice - un piano di perquisizioni saltuarie ma continue...".Vi prendono parte il capo di Gabinetto del ministero degli Interni, Arnaldo Squillante; il capo della polizia Giuseppe Parlato; il comandante dell’Arma dei carabinieri, Pietro Corsini; il comandante della Guardia di finanza, Raffaele Giudice; il generale Mario De Sena, capo di Stato maggiore dell’Arma dei carabinieri: il generale Donato Lo Prete, capo di Stato maggiore della Guardia di finanza; il generale Giuseppe Santovito, direttore del Sismi; il generale dei carabinieri Giulio Grassini, direttore del Sisde; il questore Antonio Fariello, responsabile dell’Ucigos; il colonnello Enrico Coppola, comandante della legione carabinieri di Roma; sporadicamente i ministri Attilio Ruffini, Francesco Paolo Bonifacio e Franco Maria Malfatti; i parlamentari Giovanni Galloni, Clelio Darida e Francesco Mazzola; e, in due occasioni, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (22 marzo) e il vice capo della polizia Emilio Santillo (31 marzo). Dopo il 3 aprile, non sono più noti i verbali delle riunioni. Affare Moro

16 marzo 1978

Si svolge alla Camera il dibattito sulla fiducia al governo Andreotti che il sequestro di Aldo Moro e l’uccisione della scorta rende quasi plebiscitaria, con 545 voti favorevoli, 30 contrari e 3 astenuti. Enrico Berlinguer, nelle dichiarazioni di voto, esprime la soddisfazione per essere entrato il Pci in una maggioranza "chiara ed esplicita, qualitativamente diversa da quella succedutasi da trent’anni a questa parte". D.C. P.C.I. Affare Moro

16 marzo 1978

La direzione nazionale del Pci dirama un comunicato: "Il Partito comunista in quest’ora grave per l’Italia fa appello ai lavoratori, ai cittadini, alle forze democratiche perché si uniscano in difesa delle istituzioni repubblicane. La barbara e criminale impresa del rapimento dell’onorevole Aldo Moro rientra nell’assalto eversivo da lungo tempo in atto contro la democrazia italiana. I comunisti esprimono il loro commosso cordoglio ai familiari dei carabinieri e degli agenti caduti e la loro piena solidarietà al partito della Democrazia cristiana. L’obiettivo immediato dei gruppi e delle forze che hanno organizzato e attuato il colpo è quello di impedire lo sforzo solidale oggi necessario per salvare e rinnovare il Paese, e che ha trovato espressione nella formazione di una nuova maggioranza parlamentare di unità democratica. La congiura è di ampie dimensioni, si sviluppa con metodi nazifascisti, e trova i suoi esecutori in raggruppamenti mascherati sotto vari nomi. L’unità delle masse lavoratrici e popolari, di tutte le forze democratiche, sconfiggerà i piani della reazione interna e internazionale. Tutti i comunisti, tutte le organizzazioni comuniste, siano in prima linea come sempre nella mobilitazione e nella vigilanza unitaria, per isolare gli eversori di ogni tipo, per individuare e assicurare alla giustizia attentatori e terroristi, per difendere e rafforzare la Repubblica". Affare Moro

16 marzo 1978

In conseguenza del rapimento Moro, la segreteria della federazione Cgil-Cisl-Uil ha indetto uno sciopero generale fino alle ore 24. L’astensione riceve adesioni ma il clima alle manifestazioni di piazza non è fra i più caldi. Affare Moro

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