Precedente 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 ..Successive

18 aprile 1978

A Roma, verso sera scappa dall’appartamento di via Gradoli nr.91, nel quale era nascosto, Alessandro D’Ortenzi, detto ‘Zanzarone’, pregiudicato della banda della Magliana, evaso qualche giorno prima dall’ospedale Forlanini dov’era ricoverato. Affare Moro

18 aprile 1978

A Roma, il questore Emanuele De Francesco chiede al dirigente del commissariato Flaminio, Gaetano Costa, "una relazione circa i controlli effettuati nella zona, in particolare quello eseguito presso lo stabile di via Gradoli 96 in data 18 marzo 1978". Affare Moro

18 aprile 1978

Il Sismi invia al ministro degli Interni Francesco Cossiga il ‘Rapporto n.54’ sul sequestro di Aldo Moro, insieme ad un ‘appunto’ e ad una ‘Nota del direttore’, il generale Giuseppe Santovito. Affare Moro

18 aprile 1978

A Roma, Mino Pecorelli sul periodico "Op" chiede: "Siamo proprio sicuri che siano i brigatisti e non solo Moro a volere trattative?". Affare Moro

18 aprile 1978

A Roma, il senatore della Sinistra indipendente Raniero La Valle scrive sul quotidiano comunista "Paese sera" un articolo in cui afferma che il rifiuto di trattare con i rapitori di Aldo Moro ha una precisa motivazione: "E’ quella che privilegia una certa immagine mitica dello Stato, per la quale conviene che un uomo solo sia sacrificato per tutto il popolo. E’ la linea costantemente adottata dallo Stato di Israele". Affare Moro

18 aprile 1978

Alle ore 20.37, il Tg2 trasmette un servizio di Emanuele Rocco dalla Camera dei deputati: "A Montecitorio la notizia è arrivata verso le 10 del mattino e in un primo momento non è stata creduta: si erano sparse notizie che si trattava di un documento apocrifo. Poi, verso mezzogiorno e un quarto, la conferma. Un comunicato dell’Ansa ci informava che erano partiti verso il Lago della Duchessa il vice capo della polizia Santillo e il capo degli inquirenti della Procura della repubblica di Roma, De Matteo. Questo dava un tono di ufficialità alla notizia. Poi successivamente l’onorevole Cicchitto ci ha confermato che i socialisti erano stati informati da Cossiga che il documento doveva considerarsi autentico: abbiamo avuto la notizia che il comitato centrale comunista aveva interrotto i lavori e si riuniva la direzione; abbiamo avuto notizia che altri partiti erano stati informati da Cossiga che il documento doveva considerarsi autentico". Affare Moro

18 aprile 1978

Giulio Andreotti annota nel suo diario: "In via Gradoli hanno scoperto per caso (una perdita d’acqua) un covo con armi e materiali di grande importanza. Insorgono polemiche perché 1’edificio era stato già perlustrato e nessuno era entrato nell’appartamento trovato chiuso. Ma avrebbe accettato la gente lo sfondamento delle porte in tutte le abitazioni della città momentaneamente vuote? Un risvolto fantascientifico. Sembra che giorni fa dalla Dc avessero segnalato alla polizia la pista Gradoli, provocando un immediato sopralluogo in forze nell’omonima cittadina del viterbese. Ma chi aveva dato l’informazione su Gradoli? Mi si dice che è venuta da una evocazione spiritica di don Sturzo. Preferisco non approfondire. Lo faranno però i servizi competenti". Affare Moro

18 aprile 1978

A Cosenza, si svolge uno sciopero provinciale a sostegno dei lavoratori delle fabbriche tessili in crisi. I lavoratori hanno occupato gli accessi autostradali ed i municipi di Castrovillari, Firmo, Lungro, Cassano Jonico, Civita Saracena, Stezzano, Praia a mare. La polizia disperde con violenza gli operai che manifestano dinanzi alla Prefettura e alcuni di essi devono ricorrere alle cure ospedaliere per le manganellate ricevute. Dura la reazione del sindacato. Movimento operaio. Repressione armata

18 aprile 1978

A Roma, una manifestazione femminista programmata a Trastevere per protestare contro la restrittività della legge sulle interruzioni di gravidanza, è impedita dalla polizia per motivi di ‘ordine pubblico’. Repressione

18 aprile 1978

A Torino, elementi di destra armati di spranghe e catene aggrediscono 2 militanti del ‘coordinamento studenti’. Violenza politica

19 aprile 1978

Solo a questa data, secondo la giustificazione a posteriori dall’Ucigos, pervengono le informazioni sui nominativi segnalati confidenzialmente il 28 marzo precedente, fra i quali quelli di Triaca e Spadaccini. Affare Moro

19 aprile 1978

Il Sismi invia al ministro degli Interni Francesco Cossiga il ‘Rapporto n.55’, con allegato il documento "Panorama internazionale sul caso Moro". Affare Moro

19 aprile 1978

Nicola Rana riceve la telefonata di certo Micelotta che, secondo la nota di servizio "parla con forte accenno calabrese, dando del tu a Rana e dicendo che quella persona oggi ha telefonato e insiste che è vivo e in quella località. Rana: ‘Io gliel’ho data’. Micelotta: ‘Ma loro non sono andati. Non vedi come si muovono?…Allora domani andrò a trovare un amico, non dirò la fonte…" Affare Moro

19 aprile 1978

Sul quotidiano "Lotta continua" appare un appello, ispirato da Raniero La Valle e rivolto "al governo italiano, al Parlamento, ai partiti, a coloro che detengono Aldo Moro", con l’auspicio che siano fatti "i passi necessari e formali per la liberazione di un uomo che sta pagando e ha pagato un prezzo altissimo". L’appello è sottoscritto dai vescovi Luigi Bettazzi, Giuseppe Carata, Filippo Franceschi, Aldo Garzia, Salvatore Isgro, Mariano Magrassi, Michele Minguzzi, Guglielmo Motolese, Clemente Riva, Giulio Salimei; dai monsignori Luigi Di Liegro e Paolo Gillet; dal presidente dell’Azione cattolica, Mario Agnes; dal presidente delle Acli, Domenico Rosati; dai sindacalisti della Cisl, Bentivogli e Manghi. Altri firmatari: Giuseppe Alberigo, Gianni Baget Bozzo, Carlo Bo, Italo Mancini, padre David Maria Turoldo, Vittorino Veronese, Mario Didò, Riccardo Lombardi, Agostino Marianetti, Enzo Mattina, Franco Basaglia, Marco Boato, Norberto Bobbio, Giuseppe Branca, Dario Fo, Franco Marrone, Valerio Occhetto, Adriano Ossicini, Marco Pannella, Mimmo Pinto, Giancarlo Quaranta, Umberto Terracini e Lucio Lombardo Radice. Affare Moro

19 aprile 1978

A Lucca, sono arrestati 6 militanti di ‘Azione rivoluzionaria’, fra i quali Enrico Paghera che è trovato in possesso della piantina di un campo paramilitare a Baalbeck (Libano) datagli, come si accerterà successivamente, da Ronald Stark. Stati Uniti- Italia

19 aprile 1978

A Torino, si svolge uno sciopero nella zona Rivoli - Cascina Vica a sostegno dei lavoratori della Silma Bosch, contro 500 licenziamenti. Ricevono la lettera di sospensione, poi di licenziamento, 5 lavoratori della Montedison di Castellanza fra i quali 3 componenti del consiglio di fabbrica, Gabrielletti, Fatilli e Torretti, espostisi nella agitazione contro la nocività del lavoro. Movimento operaio

20 aprile 1978

Il Sismi invia al ministro degli Interni Francesco Cossiga un rapporto intitolato "Aggiornamento sulle operazioni Lago della Duchessa". Da questa data, ufficialmente, non risultano più rapporti inviati dal servizio segreto militare sul caso Moro al ministro degli Interni. La circostanza non è mai stata spiegata. Affare Moro

20 aprile 1978

A Roma, è reso pubblico il comunicato numero sette delle Brigate rosse che denuncia come apocrifo quello fatto rinvenire il 18 aprile nel quale si annunciava la morte di Aldo Moro e l’affondamento del suo corpo nel lago della Duchessa. Inoltre, le Br lanciano un ultimatum affermando che il rilascio di Aldo Moro potrà avvenire "solo in relazione alla liberazione di prigionieri comunisti" e concludendo: "la Dc dia una risposta chiara e definitiva se intende percorrere questa strada; deve essere chiaro che non ce ne sono altre possibili. La Dc e il suo governo hanno 48 ore di tempo per farlo, a partire dalle ore 15 del 20 aprile; trascorso questo tempo ed in caso di una ennesima viltà della Dc noi risponderemo solo al proletariato e al movimento rivoluzionario, assumendoci la responsabilità dell’esecuzione della sentenza emessa dal tribunale del popolo". Affare Moro

20 aprile 1978

Aldo Moro indirizza due lettere, rispettivamente, a Paolo VI e al segretario nazionale della Dc Benigno Zaccagnini. Al primo, il presidente della Dc chiede che "voglia intercedere presso le competenti autorità governative italiane per un’equa soluzione del problema dello scambio dei prigionieri politici e la mia restituzione alla famiglia...Solo la Santità Vostra - conclude - può porre di fronte alle esigenze dello Stato, comprensibili nel loro ordine, le ragioni morali e il diritto alla vita". A Zaccagnini scrive :"Attendo tutto il partito ad una prova di profonda serietà ed umanità e con esso forze di libertà e di spirito umanitario che emergono con facilità e concordia in ogni dibattito parlamentare su temi di questo genere…Dissipate subito l’impressione di un partito unito per una decisione di morte... Se voi non intervenite, sarebbe scritta una pagina agghiacciante nella storia d’Italia. Il mio sangue ricadrebbe su di voi, sul partito, sul Paese..". Affare Moro

20 aprile 1978

Giulio Andreotti annota nel suo diario: "La Anselmi e Lettieri portano a piazza del Gesù un messaggio scritto di Noretta Moro: ’La famiglia tiene a far sapere a scanso di equivoci che è ferma nel richiedere che venga salvata la vita di Moro. La Dc deve dire stasera che è favorevole alle trattative; e deve dirlo al governo. Se no domattina la famiglia dissocerà le sue responsabilità dalla Dc e si riserva di informare l’opinione pubblica sulle valutazioni che essa dà di tutta questa vicenda". Scrive anche: "C’è una evidente strategia nella condotta delle Br. Dopo lo choc del lago della Duchessa viene la minacciosa lettera a Zaccagnini. Ma loro e Moro sanno bene che una flessione vorrebbe dire la reazione e il disimpegno dei carabinieri, guardie di Ps e ancor più degli agenti di custodia, colpiti anche ora a Torino; ed è quello che vogliono". Affare Moro

20 aprile 1978

A Roma, il tenente colonnello Alberto Corsi, dirigente del centro investigazioni scientifiche dei carabinieri, Bruno Venditelli, consulente tecnico del Tribunale, e Antimo Florio, segretario capo del centro Criminalpol firmano una dichiarazione congiunta nella quale affermano che i comunicati delle Br "sul piano tecnico tutti provengono dalla stessa fonte", compreso quello n.7 del 18 aprile denominato ‘del lago della Duchessa’. Affare Moro

20 aprile 1978

A Milano, le Brigate rosse uccidono in un agguato il maresciallo degli agenti di custodia Francesco De Cataldo. Violenza politica- caduti

20 aprile 1978

A Brescia, sono operate una trentina di perquisizioni nelle abitazioni di militanti di sinistra estranei alla componente di Autonomia; lo stesso accade nel biellese a danno di esponenti di Dp e Lc ed a Faenza dove, fra gli altri, viene perquisita la casa del sindacalista Flm Vittorio Bardi. Repressione armata

20 aprile 1978

A Matera, i lavoratori della Liquichimica hanno bloccato il centro storico protestando contro i ventilati licenziamenti e le mancate garanzie per il futuro. Movimento operaio

20 aprile 1978

A Roma si apre, per concludersi il 23, il 21° congresso della Fgci con una relazione di Massimo D’Alema. P.C.I.

20 aprile 1978

E’ presentata al Gran hotel di Roma la ‘Eurodestra’ alla quale aderiscono, con il Msi-Dn, ‘Fuerza nueva’, spagnola, e il ‘Parti des forces nouvelles’, francese, presenti Blas Pinar, Pascal Gauchon, Elvina Pallavicini, Louis Tixier Vignacourt, Joel Dupury. Destra- M.S.I.

21 aprile 1978

A Roma, il segretario di Stato vaticano, monsignor Agostino Casaroli, s’incontra con Giulio Andreotti al quale consegna le lettere inviate da Aldo Moro al Papa e a Benigno Zaccagnini. Nel colloquio, i due affrontano il tema del messaggio che Paolo VI vuole inviare ai brigatisti rossi per indurli a liberare Aldo Moro. Affare Moro

21 aprile 1978

A Roma, la direzione del Psi approva all’unanimità un documento che, pur escludendo lo scambio di prigionieri, lascia intravedere la possibilità di una trattativa. Aldo Aniasi dichiara ai giornalisti: "Tentare di salvare la vita all’onorevole Moro è un dovere politico e morale. Nello spirito umanitario che ispira la loro ideologia, i socialisti ritengono che si debba fare tutto quanto è lecito per salvare la vita di un uomo…L’autorità ed il prestigio dello Stato si affermano anzitutto dimostrando che il primo dovere è quello di saper difendere la vita e la libertà di ogni cittadino e successivamente quella di punire i colpevoli. I rifiuti pregiudiziali sono fondati su discorsi astratti, retorici o peggio crudeli". Il sindacalista Lettieri dal canto suo afferma: "Una società che ha bandito la pena di morte non può lasciare nulla di intentato per salvare la vita di un uomo. La lotta al terrorismo può e deve continuare con più forza una volta liberato Moro. La sua morte imprimerebbe una svolta di segno reazionario alla Repubblica, facendo a più lungo termine il gioco delle Br". Affare Moro

21 aprile 1978

A Roma, Giuseppe Pisanu, a nome della direzione nazionale della Dc, legge un comunicato nel quale si afferma di ritenere che "la disponibilità manifestata dalla Caritas International in relazione all’odierno appello della famiglia Moro corrisponda alla necessità di individuare possibili vie per indurre i rapitori a restituirlo in libertà". Affare Moro

21 aprile 1978

A Roma, in via Gradoli, la polizia rinviene nello stabile al numero civico 91 passaporti, altri documenti falsi e attrezzature per la falsificazione, per i quali la magistratura procederà ad incriminare, successivamente, una banda di falsari e ricettatori (vedi nota 18 aprile 1978 relativa ad Alessandro D’Ortenzi della banda della Magliana). Affare Moro

Precedente 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 ..Successive