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26 aprile 1978

A Desio (Milano), è compiuto un attentato dinamitardo contro la sede della sezione democristiana, rivendicato dalle ‘Squadre operaie armate’. Anche la sede Dc di Cormano, sempre nel milanese, è bersaglio di un attentato analogo; come , 2 giorni orsono, la Dc di Padova. Violenza politica

26 aprile 1978

Democrazia proletaria e Partito radicale tentano in commissione Giustizia l’ostruzionismo contro la legge ‘Reale super’, con lo scopo di far tornare il dibattito in aula. Sinistra- formazioni minori. Repressione

26 aprile 1978

Il Tribunale militare di Roma condanna a 10 mesi senza condizionale Remo Granocchia, sergente dell’Aeronautica militare, imputato di avere suscitato fra i soldati ‘malcontento per la prestazione del servizio’, avendo diffuso un volantino firmato ‘sottufficiali democratici’ che criticava le condizioni di vita nelle Forze armate. Repressione

26 aprile 1978

A Roma, manifestano i lavoratori della raffineria di Gaeta contro l’attacco all’occupazione. Movimento operaio

27 aprile 1978

Sulla stampa, è evidenziata la posizione del Psi che incrina il muro della fermezza eretto da tutti i partiti politici per far fronte compatto alle richieste delle Br. Sul quotidiano "La Repubblica", nell’articolo di Miriam Mafai "Craxi propone la grazia per tre terroristi", appare un commento di Guglielmo Zucconi, parlamentare e direttore de "La Discussione": "Il Psi mostra di essere alla ricerca affannosa dì una propria identità, dalla falce e martello al garofano, da una vecchia ambiguità frontista a una nuova ambiguità umanitaria, nel tentativo di raccattare voti nelle frange della sinistra e nelle oneste coscienze dei cattolici. Noi non siamo disposti ad avventure, né temiamo bassi calcoli". Affare Moro

27 aprile 1978

A Roma, Domenico Catracchia, amministratore dello stabile di via Gradoli nr.96, non riconosce Mario Moretti nelle foto segnaletiche che gli vengono mostrate dagli inquirenti. Affare Moro

27 aprile 1978

A Milano, Danilo Abbruciati, esponente della banda della Magliana, ferisce in un agguato il vice presidente del Banco ambrosiano, Roberto Rosone, ma viene a sua volta ucciso da una guardia giurata.

27 aprile 1978

Nella notte, è approvata la ‘legge Reale super’. Repressione

27 aprile 1978

A Roma, i carabinieri caricano le femministe in sit-in davanti al Senato mentre si sta discutendo la legge sull’aborto, spingendole fin piazza Navona. Repressione armata

27 aprile 1978

A Castrovillari (Cosenza), manifestano i tessili bloccando i binari delle ferrovie ioniche, protestando contro la minacciata chiusura delle fabbriche e le cariche della polizia a Cosenza. Movimento operaio. Repressione armata

27 aprile 1978

A Cosenza, tengono assemblea e protestano gli studenti universitari contro il divieto del ministro Pedini di tenere assemblee nell’ateneo e contro la ‘criminalizzazione’ seguita all’arresto della borsista Fiora Pirri e alla chiusura del ‘covo’ di Licola, attuata con l’allontanamento di 27 studenti dal centro residenziale. Movimenti contestativi. Repressione

27 aprile 1978

A Washington, Giorgio Almirante partecipa, prendendo la parola, all’8° congresso della Lega mondiale giovanile anticomunista. Destra- M.S.I.

27 aprile 1978

In Afghanistan, un colpo di stato filo- sovietico insedia al potere il Consiglio militare rivoluzionario che dà vita alla ‘Repubblica popolare dell’Afghanistan’ guidata da Mohammed Taraki, mentre è fucilato il presidente Mohammad Daoud. Nelle settimane e mesi seguenti, i partiti islamici (fra i quali: Fronte nazionale islamico di Sayed Ahmad Gailani, Movimento rivoluzionario islamico di Mohammed Nabi, Società islamica di Burhanuddin Rabbani, Partito islamico di Gulbuddin Hekmatyar) e le collegate formazioni dei mujahiddin (combattenti per la libertà) dichiarano la Jihad (guerra santa) contro il nuovo regime, appoggiati dal Pakistan. Fronte arabo islamico- Afghanistan

28 aprile 1978

Nel corso di una trasmissione televisiva, Giulio Andreotti ribadisce che non esistono margini per una trattativa con le Brigate rosse per salvare Aldo Moro. Affare Moro

28 aprile 1978

A Roma, Aldo Moro scrive al presidente della repubblica Giovanni Leone appellandosi "al tuo alto senso di umanità e giustizia", per una trattativa che gli consenta di "essere restituito alla famiglia". A Riccardo Misasi scrive per invitarlo a svolgere una "efficace battaglia a difesa della vita, a difesa dei diritti umani contro una gretta ragion di Stato". Scrive, inoltre, a Flaminio Piccoli, Bettino Craxi, Tullio Ancora al quale dice, riferendosi alla posizione del Pci: "Ricevo come premio dai comunisti dopo la lunga marcia la condanna a morte"; a Erminio Pennacchini, Renato Dell’Andro, Pietro Ingrao, Giulio Andreotti, Amintore Fanfani. Nella lettera a Andreotti, Moro scrive: "So bene che ormai il problema, nelle sue massime componenti, è nelle tue mani, e tu ne porti altissima responsabilità…". Nelle lettere a Piccoli e Pennacchini, Moro li esorta a contattare Miceli e Giovannone, gli esponenti del servizio che rappresentano la tendenza filo- araba, perché convincano gli esponenti dell’Olp a tentare un negoziato con le Br. Una lettera viene inviata alla famiglia e la sera stessa Corrado Guerzoni e Nicola Rana ne consegnano copia al giornalista Fabio Isman de "Il Messaggero" che, il giorno successivo, la pubblicherà in esclusiva. Affare Moro

28 aprile 1978

In un’intervista concessa al "Corriere della sera", Giancarlo Quaranta riprende i termini della proposta avanzata da Aldo Moro nella sua lettera ai presidenti delle due Camere, affermando che "l’iniziativa non è nostra, ma di una persona vicina a noi". Affare Moro

28 aprile 1978

A Roma, è intercettata una telefonata che parla di Renzo Rossellini e don Antonello Mennini. Affare Moro

28 aprile 1978

A Roma, in Questura, alle ore 20.00, è chiuso il verbale del materiale sequestrato in via Gradoli, composto da 1.115 reperti fra i quali le targhe delle macchine utilizzate per l’agguato di via Fani. Affare Moro

28 aprile 1978

E’ diffuso un appello nel quale si chiede "che non vengano concesse neanche indirettamente garanzie d’impunità e legittimazioni e riconoscimenti a coloro che già tanto sangue hanno fatto e continuano a far scorrere" .Lo firmano, fra gli altri: Nicola Badaloni, Paolo Barile, Riccardo Bauer, Lucio Colletti, Renzo De Felice, Giovanni Ferrara, Alessandro Galante Garrone, Giuseppe Galasso, Luigi Nono, Rosario Romeo, Massimo L. Salvadori, Leo Valiani, Franco Venturi, Rosario Villari. Affare Moro

28 aprile 1978

Ugo La Malfa dichiara al quotidiano "Il Corriere della sera" :"Se il Pci fosse stata quella diabolica forza politica che mira all’esclusività del potere non avrebbe incitato la Dc a resistere. Avrebbe anzi raccolto il cedimento come un apporto al proprio disegno politico diabolico. Sarebbe stato così comodo dire alla Dc: se vuoi salvare Moro, salvalo pure. Se il Pci avesse detto questo e la Dc l’avesse fatto, i comunisti sarebbero rimasti la sola forza di governo nel nostro Paese". Affare Moro

28 aprile 1978

A Milano, è nominato capo redattore del "Corriere della sera", diretto da Franco Di Bella, il giornalista Roberto Ciuni.

29 aprile 1978

A Roma, giunge in visita ufficiale re Hussein di Giordania.

29 aprile 1978

A Roma, il sostituto procuratore della repubblica Luciano Infelisi cessa di essere il titolare dell’inchiesta sul sequestro di Aldo Moro e il massacro della scorta. La Procura generale avoca a sé le indagini sul caso Moro. Affare Moro

29 aprile 1978

A Roma, il responsabile dell’Ucigos, Antonio Fariello, trasmette alla Questura la segnalazione del 28 marzo 1978. Affare Moro

29 aprile 1978

Giulio Andreotti annota nel suo diario: "In nottata un’altra lettera di Moro alla Dc. Chiede che si convochino la Direzione e il Consiglio nazionale, delegando Misasi per presidente. Perché Misasi? Vuol forse dire di perlustrare in direzione Calabria?…" Affare Moro

29 aprile 1978

La "Voce repubblicana", nell’articolo intitolato "Gli sfascisti", scrive che "la intransigente difesa dello Stato che tanto infastidisce questi eurosocialisti di Porta Ticinese è stata ritenuta l’unica risposta valida al terrorismo da Mitterrand e Schmidt". Affare Moro

29 aprile 1978

Riccardo Lombardi dichiara alla stampa: "Se il 16 marzo i brigatisti anziché assassinare i cinque uomini della scorta li avessero catturati, nessuno, suppongo, avrebbe osato condannare una trattativa per liberarli, così come quasi sempre è avvenuto nei numerosi casi di agenti di custodia da parte di detenuti che ne minacciavano la vita. Non si comprende perché la procedura ritenuta legittima per tali casi si giudichi illegittima per il caso dell’onorevole Moro, una volta stabilito di non accedere a soluzioni incompatibili con i principi e le leggi dello Stato". Affare Moro

29 aprile 1978

Su "l’Unità" un editoriale attacca duramente Luigi Ferrajoli e gli altri firmatari dell’appello per la vita di Aldo Moro per "aver tentato spregevolmente di stornare la colpa dal capo degli aguzzini e di gettarla sulle forze che difendono la convivenza civile" e aver esercitato "la violenza che consiste nel disprezzo della verità, nella sopraffazione morale, nella calunnia a freddo". Affare Moro

29 aprile 1978

In un’intervista a "Panorama", Aldo Pecchioli invita la magistratura a usare la mano dura contro "istigatori e fiancheggiatori". Affare Moro

29 aprile 1978

A Roma, una conferenza stampa del ‘Movimento per il diritto alla casa’ rende noto che sono stati avvisati di reato 10 occupanti di via Leonardo da Vinci. Repressione

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