Precedente 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 ..Successive

29 aprile 1978

A Firenze, la polizia sgombera il centro sociale di San Frediano dallo stabile di proprietà dell’Intendenza di finanza, inutilizzato da anni prima dell’occupazione da parte dei giovani. Repressione armata

30 aprile 1978

A Roma, Mario Moretti telefona ai familiari di Aldo Moro per dire che "solo un intervento diretto, immediato, chiarificatore e preciso di Zaccagnini può modificare la situazione. Noi abbiamo già preso una decisione, nelle prossime ore accadrà l’inevitabile. Non possiamo fare altrimenti…" Affare Moro

30 aprile 1978

Ricevuta la telefonata brigatista, Eleonora Moro telefona al presidente Giovanni Leone per chiedergli di premere per una mossa di Zaccagnini. Leone la interrompe dicendo "ho capito, ho capito" e la saluta. Affare Moro

30 aprile 1978

Sul quotidiano genovese "Il Secolo XIX" appare un articolo che riferisce voci relative ad una proposta di legge inviata da Aldo Moro sullo scambio dei prigionieri. Affare Moro

30 aprile 1978

Sul settimanale "L’Espresso", commentando l’appello rivolto al governo pubblicato sul quotidiano "Lotta continua" (vedi nota del 19 aprile 1978), nell’articolo intitolato "Dove volano le colombe", Sandro Magister scrive che esso rappresenta "una prova stupefacente della diaspora in atto tra i cattolici italiani; ma, insieme, un’inopinata ricaduta in una sorta di ibrida unità civica non più dentro o attorno alla Dc, ma contro". Affare Moro

30 aprile 1978

A Roma, sono compiuti attentati dinamitardi contro altrettanti autosaloni dell’Alfa Romeo, in 4 distinti punti della città, rivendicati dalle ‘Squadre operaie armate’. Azioni analoghe si svolgono a Torino contro 2 autosaloni e a Padova contro un altro salone, sempre dell’Alfa. A Napoli, le ‘Unità comuniste combattenti’ incendiano alcune automobili Alfa Romeo nel quartiere Barra. Violenza politica

30 aprile 1978

A Firenze, al Palazzo dei congressi si costituisce la ‘Lega per il disarmo’ che intende agire in collegamento con altri organismi ed altri stati per denunciare le politiche di guerra e la produzione ed il commercio di armamenti. Movimenti contestativi

30 aprile 1978

A Cadidavid (Verona), una cooperativa contadina occupa 30 ettari di terra incolta. Movimento contadino e bracciantile

aprile 1978

A Roma, s’impicca in una cella d’isolamento del carcere di Rebibbia, Riccardo Minetti, testimone al processo di piazza Fontana. Stragi- Piazza Fontana

aprile 1978

A Trieste, si apre il processo sulle tangenti che sarebbero state imposte ai marinai del ‘Lloyd triestino’ per lavorare; fra gli altri sono imputati il direttore del personale e il capo dell’ufficio movimento equipaggi.

1 maggio 1978

A Roma, è intercettata una telefonata fra Sereno Freato e Benito Cazora. Freato: "domani trasferimento da Nuoro a Rebibbia. Poi se tu mi dai conferma di quella domanda presentata". Cazora: "Sì l’ha presentata. Un altro fatto da fare con urgenza, quel permesso a Vigno Mario per far muovere quell’altro". Freato: "Non è possibile, per Vigno sì, per l’altro no". Cazora: "Un’altra questione...mi servono le foto del 16, del 16 marzo". Freato: "Quelle del posto, lì?". Cazora: "Sì, perché loro...perché uno stia proprio lì, mi è stato comunicato da giù ". Freato: "E’ che non ci sono...ah, le foto di quelli, dei nove?" Cazora: "No, no! Dalla Calabria mi hanno telefonato per avvertire che in una delle foto prese sul posto quella mattina lì, si individua un personaggio, noto a loro". Freato: "Capito. E’ un po’ un problema adesso". Cazora: "Per questo ieri sera ti avevo telefonato. Come si può fare?" Freato: "Bisogna richiedere un momento, sentire". Cazora: "Dire al ministro". Freato: "Saran tante!" Cazora: "Una copia, capito? Può darsi che sia sui giornali, del 16, del 16 o del 17". Affare Moro

1 maggio 1978

A Roma, la Digos chiede alla magistratura l’autorizzazione ad intercettare per 10 giorni i telefoni delle persone segnalate nella nota confidenziale del 28 marzo 1978. Affare Moro

1 maggio 1978

Il giurista Giuseppe Ferrari, in un articolo sul "Corriere della sera", contesta la validità di una proposta di legge avanzata per lettera e conferma: "E’ proprio vero che sarebbe pervenuto ai segretari generali delle due Camere un progetto di legge d’iniziativa parlamentare, precisamente dal parlamentare Aldo Moro…" Affare Moro

1 maggio 1978

A Milano, un gruppo di ‘Fratellanza ariana’ entra nel 9° Itc e danneggia le aule imbrattando i muri con scritte insultanti. Destra- formazioni minori

1 maggio 1978

A Roma, il Sismi prepara una relazione sulla massoneria che deve servire al ministro competente per rispondere all’interrogazione parlamentare presentata dal comunista Alessandro Natta il 21 luglio 1977. In essa, fra l’altro, si scrive: "La massoneria italiana, messa al bando dal fascismo, riprende l’attività, intesa come ricostruzione e apertura di nuove logge, fin dalla liberazione di Napoli nel settembre l943 ed ha come scopo l’opera di restaurazione e quella di penetrazione negli enti locali, nelle banche e in tutti quei gangli vitali che costituiranno poi la base di partenza per infiltrarsi nei posti più delicati dell’apparato burocratico ed economico dello Stato. Il suo sviluppo ha come costante il frazionismo e come linea di tendenza la conquista della legittima discendenza dei due tronchi precedenti: Palazzo Giustiniani e Piazza del Gesù. Il fine di tutte queste logge, in perpetua lotta tra loro, è quella di ottenere il riconoscimento della rispettiva confessione quale Grande Oriente d’Italia e unica organizzazione massonica riconosciuta dalle grandi logge del mondo. Esse possono essere suddivise in tre grossi tronconi: uno raccoglie i gruppi dichiaratamente laici che fanno capo a Palazzo Giustiniani (allora con sede a Palazzo Brancaccio), l’altro gruppi sedicenti filocattolici affiliati a Piazza del Gesù, mentre il terzo quelli minori a carattere locale. La ricostruzione della massoneria, iniziata con la progressiva liberazione della Penisola, si svolge con l’aiuto degli americani che appoggiano in particolare Palazzo Giustiniani, giungendo persino ad esercitare pressioni perché sia restituita all’istituzione la sede confiscata dal fascismo. Forti della loro preponderanza numerica, in quanto raccolgono oltre la metà delle logge, mentre il restante numero va diviso tra Piazza del Gesù e le altre osservanze, e sostenuti dalla massoneria americana ed inglese, i giustinianei hanno propugnato, fin dalla ricostruzione, il principio unitario, combattendo i tanti gruppi massonici fioriti nel dopoguerra per coprire con etichetta massonica attività semiclandestine messe in opera da ambienti economici, politici e militari conservatori per lavorare in Italia a favore di una scelta politica che, nella ricostruzione materiale del Paese, ricostruisse anche vecchie superate istituzioni, organismi creati dal fascismo, aiutasse a risollevarsi uomini e ambienti che, nel bene e nel male, avevano collaborato con la dittatura: nei confronti di questi gruppi dissidenti sia da Palazzo Giustiniani che da Piazza del Gesù, la massoneria italiana non era certo debitrice di chiarezza né di buona fama. I tentativi di riunificazione operati dai giustinianei nei confronti di Piazza del Gesù, la più consistente tra le comunioni minori e comunque la sola operante in tutto il territorio nazionale, sono avvenuti sotto la spinta della massoneria americana ed inglese e sono passati attraverso varie fasi prima di giungere alla conclusione positiva. E’ opinione diffusa che abbia operato attivamente, talvolta sotto la spinta di quella americana, per promuovere la nota scissione di Palazzo Barberini, l’estromissione del Pci dal governo De Gasperi, l’introduzione del Psi nell’area di governo e molti altri eventi in campi come il divorzio e la scuola laica. Occorre rilevare, a questo punto, che l’azione mondiale della massoneria è ispirata dalla direttiva economico-politica che viene dagli Stati uniti e dall’Inghilterra, anche se non sempre in modo univoco. In tale azione di Washington giocano un ruolo economico-politico molto importante le cosiddette multinazionali americane, i cui dirigenti sono in parte massoni o legati alla massoneria. Esse sono favorevoli ad un mondo non più diviso da confini nazionali, ma unificato e integrato dal capitale dominato da un’unica legge: quella del profitto. Il loro nuovo ordine internazionale vede il mondo unito attraverso federazioni continentali, per un governo economico mondiale, che è poi da sempre l’obiettivo finale della massoneria anglo- americana che si avvale dei Grandi orienti sparsi nel mondo per portare avanti e realizzare questo disegno. In tale quadro le multinazionali tendono a condizionare anche le economie dei paesi socialisti, attraverso l’interdipendenza e l’integrazione. Nei paesi capitalisti si sviluppa, sul terreno giuridico ed ideologico, la tendenza favorita dalla massoneria a considerare la proprietà come un bene strumentale, legittimo solo quando svolge un’azione sociale, attuabile peraltro se i grandi mezzi finanziari di produzione e di scambio sono controllati da concentrazioni e da gruppi particolari e ristretti, riconducibili al potere economico e quindi, direttamente o indirettamente, a quello politico tradizionale. L’azione nel senso /sopra detto/ sarebbe sostenuta dalla ‘Trilateral Commission’ organismo creato nel 1973 da David Rockfeller allo scopo ufficiale di tendere alla pianificazione multinazionale delle risorse americane, europee e giapponesi. Di essa, che potrebbe essere una emanazione della massoneria internazionale, farebbero parte circa 180 uomini politici e militari americani e una trentina tra europei e giapponesi". Stati Uniti- Italia

2 maggio 1978

Giulio Andreotti, dopo un incontro con il segretario socialista Bettino Craxi, annota nel suo diario: "Craxi accenna ad un caso possibile tra i nomi elencati nel comunicato Br: la Besuschio sarebbe stata condannata a 15 anni per tentato omicidio, ma tirò al parafango della macchina della polizia.(Sentiamo Bonifacio, che ci dice che la Besuschio ha altri mandati di cattura e quindi anche se graziata resterebbe dentro). Chiedo a Craxi se è sicuro che la soluzione da lui proposta otterrebbe la libertà di Moro. E’ quasi sicuro (opinione degli avvocati delle Br) con l’unica incognita della complessità delle componenti delle Br, tra cui /una/ è di natura delinquenziale..." Affare Moro

2 maggio 1978

Mino Pecorelli sul periodico "Op" scrive: "L’agguato di via Fani porta il segno di un lucido superpotere. La cattura di Moro rappresenta una delle più grosse operazioni politiche compiute negli ultimi decenni in un paese industriale integrato nel sistema occidentale. L’obiettivo primario è senz’altro quello di allontanare il Partito comunista dall’area del potere nel momento in cui si accinge all’ultimo balzo, alla diretta partecipazione al governo del paese. E’ un fatto che si vuole che ciò non accada. Perché è comunque interesse delle due superpotenze mondiali mortificare l’ascesa del Pci, cioè del leader dell’eurocomunismo, del comunismo che aspira a diventare democratico e democraticamente guidare un paese industriale. Ciò non è gradito agli americani perché una partecipazione diretta del Pci al governo altererebbe non solo gli equilibri del potere economico nazionale ma ancor più i suoi riflessi nel sistema multinazionale (Sim)". Pecorelli, inoltre, afferma che il sequestro di Aldo Moro non è effettivamente gestito dalle Br: "I rapitori di Aldo Moro non hanno nulla a che spartire con le Brigate rosse comunemente note. Curcio e compagni non hanno nulla a che fare con il grande fatto politico- tecnicistico del sequestro Moro. La richiesta di uno scambio di prigionieri politici, avanzata dai custodi del presidente democristiano, rappresenta un espediente per tenere calmi i brigatisti di Torino e scongiurare loro tempestive confessioni, dichiarazioni sulle trame che si stanno tessendo sopra le loro teste. Curcio e Franceschini, in questa fase, debbono fornire a quelli che ritengono occasionali alleati una credibile copertura agli occhi delle masse italiane. In cambio, otterranno trattamenti di favore. Quando la pacificazione nazionale sarà un fatto compiuto e una grande amnistia verrà a tutto lavare e tutto obliare". Affare Moro

2 maggio 1978

A Roma, nell’ambito dell’inchiesta sul sequestro di Aldo Moro, è arrestato Libero Maesano. Affare Moro

2 maggio 1978

A Roma, il verbale del materiale sequestrato in via Gradoli il 18 aprile è trasmesso alla Procura generale della repubblica ed al ministero degli Interni. Affare Moro

2 maggio 1978

L’esecutivo della Camera del lavoro di Padova emette un duro comunicato verso il direttivo poligrafici Cgil motivato da un volantino a firma di quest’ultimo "contro le Br e contro lo Stato". La ‘linea della fermezza’ sta provocando divisioni nel sindacato. Affare Moro

2 maggio 1978

A Roma, una conferenza stampa indetta da Michele Coiro per Magistratura democratica, Michele Achilli del Psi e Franco Fedeli di ‘Nuova polizia’ illustra la pericolosità delle nuove leggi sull’ordine pubblico, c.d. ‘Reale super’. P.S.I. Repressione

2 maggio 1978

Duecento obiettori di coscienza, originari di diverse località, si autodenunciano per aver partecipato ad una mobilitazione della Loc del precedente autunno per protestare contro i precettamenti, effettuati d’autorità dal ministero, allo scopo di negare ogni possibilità di scelta agli obiettori circa il tipo di servizio civile da prestare. Movimenti contestativi

2 maggio 1978

All’Aquila, si svolge il processo contro un gruppo di studenti di Urbino accusati di reati vari che vanno dal danneggiamento di luoghi alle lesioni nei confronti di giovani di destra. Violenza politica. Repressione

3 maggio 1978

A Roma, è nominato prefetto Gaetano Napoletano.

3 maggio 1978

A Roma, la Questura compie gli accertamenti relativi ad una pistola rinvenuta in via Gradoli, proveniente da ambienti malavitosi napoletani. Affare Moro

3 maggio 1978

Eugenio Scalfari, sul quotidiano "La Repubblica", nell’articolo intitolato "Quelle grida dal fondo della prigione" attacca duramente Bettino Craxi che ha indicato in una "terza via" fra trattativa e rigore la possibile soluzione per salvare la vita di Aldo Moro, scrivendo che si tratta di "una menzogna con la quale si cerca di nascondere il negoziato". Affare Moro

3 maggio 1978

Sandro Pertini rilascia alla stampa una dichiarazione: "Posso ora uscire dal mio disciplinato riserbo per dichiarare che sono sempre stato contro ogni trattativa con le Brigate rosse; trattare significherebbe dare a questi criminali una legittimità morale e politica, e le forze dell’ordine si sentirebbero autorizzate ad alzare le mani e a non più resistere: significherebbe offendere la memoria dei molti poliziotti, carabinieri, cittadini assassinati spietatamente dalle Brigate rosse". Affare Moro

3 maggio 1978

Giulio Andreotti risponde alla sollecitazione socialista sull’atto di clemenza verso detenuti brigatisti: "L’invito al governo di approfondire il contenuto della soluzione umanitaria adombrata dal Psi avrà seguito in una riunione del Comitato interministeriale per la sicurezza che avrà luogo nei prossimi giorni. Si osserva tuttavia fin da ora che è nota la linea del governo di non ipotizzare la benché minima deroga alle leggi dello Stato". Andreotti annota ancora: "Una talpa della Ps? Il brigatista Piancone, detenuto sotto sorveglianza in ospedale a Torino, ha detto al nostro senatore Cravero: ‘Lei ieri a Roma è stato dalla onorevole Anselmi’ ". Affare Moro

3 maggio 1978

Luigi Ferrajoli, primo firmatario dell’appello allo Stato e alle Br per la vita di Aldo Moro, in un editoriale pubblicato dal "Quotidiano dei lavoratori" dal titolo "Il dovere di trattare", invoca l’art.54 del codice penale sullo ‘stato di necessità’ e l’art.219 del codice di procedura (secondo cui la polizia ‘deve anche di propria iniziativa impedire che i reati vengano portati a conseguenze ulteriori’), per sostenere che "la liberazione dei 13 detenuti richiesta dalle Br (per non dire della semplice trattativa) costituisce un atto lecito e quindi giuridicamente possibile senza lesione alcuna della legalità", ed anzi "giuridicamente doveroso". Affare Moro

3 maggio 1978

A Roma, è interrogato per due ore Renzo Rossellini, responsabile di "Radio città futura" e denunciato per ‘istigazione a disobbedire alle leggi sull’ordine pubblico’, ‘diffusione di notizie false e tendenziose’, ‘concorso morale in resistenza a pubblico ufficiale’ e ‘istigazione di militari a disobbedire alle leggi’. Repressione

Precedente 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 ..Successive