Aiuti pelosi (gennaio 2005)

E’ partita con clamore la gara alla beneficenza per le popolazioni colpite dallo tsunami.

Beneficenza? Già vi è dell’ambiguo in questo termine e, ancor più, nella funzione sostanziale che esso indica: un qualcosa che sovente si fa per sé più che per gli altri, per farsi belli, per acquisire un ruolo. Raramente non è pelosa; mai lo è se, a farla, sono le istituzioni. La nostra Chiesa ne sa parecchio essendo proprio questa funzione a garantirle, da secoli, il controllo delle menti e del territorio: senza disgrazie di ogni genere, da quelle personali alle grandi sciagure collettive, non potrebbe mantenerlo. Anche peggio se i presunti benefattori sono i governi colonialisti (Preferisco il termine colonialismo, non di moda ma chiaro, a quello in voga di globalizzazione. Quest’ultimo ha un che di freddo, di deresponsabilizzante, di troppo pudico, quasi un manto di ineludibilità sugli orrori della dominazione di popoli e Stati su altri).

Le tante parole che si sprecano in questi giorni non riescono a nascondere che le cifre stanziate – e soprattutto sbandierate- non raggiungono neppure gli interessi sul debito accumulato in decenni e decenni di rapina coloniale. Si sfrutta, si manda in rovina; poi si presta denaro; infine lo si fa ritornare centuplicato. E vuoi scommettere che parte dei decantati aiuti saranno essi stessi prestiti, o espropriazioni camuffate? Ma che buoni che siamo! Quasi come un ladro che, arrivato alla porta di casa con in mano il bottino, si gira e ti ritorna la collanina della nonna; e, poi, pretende pure essere ringraziato. Guai, non farlo.

Il ritorno non è solo economico, è politico e d’immagine. Dopo un’iniziale indecisione, che ha meritato l’accusa di tirchieria financo dalla stampa di casa loro, ecco il capo – clan buttarsi a capofitto nella ghiotta occasione di fare carità pelosa al nemico mussulmano – e, per incidens, sottrarre alle Nazioni unite il ruolo di capofila- prospettando, con Colin Powell, un "nuovo piano Marshall". " E’ ormai evidente – afferma- che scelte politiche e predisposizioni culturali influiscono sulle abitudini economiche individuali, e che è la storia a plasmare le istituzioni economiche delle società…E’ chiaro che lo sviluppo, la democrazia e la sicurezza sono inscindibilmente legati". La "democrazia" e lo "sviluppo" sono l’americanizzazione forzosa del mondo, la "sicurezza" i lager, i massacri di chi si ribella, i "nuovi piani Marshall", come il vecchio, potenti armi di ricatto. Tutti lo sanno ma si fa finta di non saperlo ed ecco puntuali i cori di osanna. "Mentre il segretario generale delle Nazioni unite, Kofi Annan, si chiude mesto in riunione per meditare sul proprio futuro – così Gianni Riotta sul ‘Corriere della sera’ del 5 gennaio, a commento delle parole di Powell - il presidente George W. Bush convoca i suoi predecessori, il padre George H. W. Bush e il democratico Bill Clinton, a galvanizzare i soccorsi. Il segretario di Stato uscente, Colin Powell, vola in Indonesia con il governatore della Florida Jeb Bush, e il presidente Susilo Bambang Yudhoyono e il ministro degli Esteri Hassan Wirayuda, entrambi laureati in America, schiudono le porte della possente nazione islamica. Perfino la regione di Aceh, finora chiusa per la guerriglia secessionista, accoglie gli americani. La Bbc inglese intervista un capitano dei marines impegnato nella ricostruzione, e l’uniforme mimetica indossata da John Wayne nei kolossal di guerra si sovrappone nella fantasia popolare, come simbolo benefico, ai caschi blu Onu…temperando l’icona del Guerriero con quella del Samaritano".

Peccato per l’entusiasta giornalista che il samaritano con le mani grondanti di sangue sia poco credibile e che la "fantasia popolare" finora sia stata un po’ più sospettosa. Per esempio immaginando che sarebbe bastato, da parte di chi si può permettere raffinati sistemi di rilevazione, avvertire in anticipo, e non l’ha fatto – le giustificazioni fornite non sono apparse gran convincenti – o che i colossi del turismo avessero stanziato un’infima parte dei loro profitti per dotare le coste di strumenti, magari più rudimentali ma efficaci, per permettere a decine di migliaia di persone di mettere in salvo almeno se stesse. Ecco un’altra finalità pelosa, tentare di zittire queste voci, di far dimenticare la colossale rapina ed i crimini di guerra.

Le guerre sono fatte di genocidi, ed anche di ricatti e di propaganda. A queste due funzioni risponderà il ‘nuovo piano Marshall’ - entrambe o più gli uni o più l’altra, secondo che esso sarà reale od immaginifico. Per adesso i massacratori di Falluja buttano pacchi dagli elicotteri quasi fossero pallettoni di piombo, con la consueta grazia, riuscendo a sembrare i gorilla che sono sempre stati, anche quando fanno ‘beneficenza’.