Nucleare
iraniano e sovranità nazionale (marzo
2006)
Da settimane sulla questione del nucleare iraniano si
alternano, da entrambe le parti, blandizie, minacce, aperture, dichiarazioni di
fuoco: un copione del quale non si vede una fine non essendo un problema
risolvibile nel futuro prossimo. Da parte occidentale è chiara la finalità di
garantire ai propri alleati, in primis Israele, il monopolio nucleare nella
regione per poterla dominare in modo dispotico a tempo indeterminato. E tuttavia
sono quasi inservibili gli strumenti di coercizione conosciuti e sperimentati:
le sanzioni economiche danneggerebbero più l’Europa dell’Iran, come è
segnalato da più parti, il ricatto economico pare impraticabile nel caso,
mentre le soluzioni di forza, invocate periodicamente dai gorilla statunitensi,
pur infliggendo scontati e terribili tormenti alla Repubblica islamica,
aggraverebbero l’impantanamento degli stessi gorilla nel Golfo - dove lo
stesso docile governo iracheno si smarcherebbe dalla scomoda alleanza-
incrementerebbero la tensione e la guerriglia in tutto il mondo arabo, con
l’incognita della destinazione della reazione militare in senso stretto:
Israele o le basi statunitensi nella regione ovvero il sud dell’Europa se è
vero- come si legge nei bollettini militari- che i nuovi missili iraniani Shaat
sono già in grado di giungervi. Razionalmente la soluzione di forza non è
fruibile ma l’avventurismo militare statunitense, la influenza della lobby
sionista sull’estabilishment, giunta praticamente ad una coincidenza totale di
vedute e di interessi, la ferocia e la stupidità dei gorilla sono arrivati a
tal punto che nessuno può escludere una simile follia.
Di questo è ben consapevole l’Iran che, non per
caso, alterna dichiarazioni inflessibili a morbide mosse tattiche, dal secondo
punto di vista giocando su più piani e particolarmente utilizzando
l’interesse russo e cinese nei propri confronti, essendo l’Iran la nazione
più importante da attrarre nel disegno del Patto di Shangai. (Nonostante la
segnalata stupidità gli Usa sono forse coscienti che non conviene loro gettare
definitivamente la Repubblica islamica nelle braccia del tradizionale
avversario, costringendola a pararsi sotto l’ombrello atomico russo). E, dal
primo punto di vista, non è casuale che la propaganda iraniana si diriga in
questa fase prevalentemente contro lo Stato sionista; non solo per rispedire al
mittente le minacce di annientamento ma per segnalare di avere ben compreso chi
dirige il balletto anti- iraniano sul nucleare e minacciare il nemico di
conseguenti ritorsioni.
Nel merito, occorre rammentare che il primo reattore
iraniano fu prodotto negli anni Settanta dalla Siemens e che l’accordo
commerciale saltò per l’inadempienza della multinazionale - dovuta alle
pressioni politiche occidentali in conseguenza della grande rivoluzione del
1979- con tanto di appropriazione
di denaro già pagato; che un secondo accordo intervenne con la Russia e che
l’inizio di nuovi lavori, con la cooperazione della stessa Aiea, fu approvato
in sede Onu. La interpretazione occidentale del Trattato di non proliferazione
nucleare sarebbe già per questo pretestuosa ed infondata. Ma la cosa più
importante è che lo stesso Tnp è stato travolto dalla palese inadempienza
delle potenze nucleari, che erano tenute a ridimensionare i loro arsenali ed
invece li hanno impunemente ingranditi, e consentito ai loro alleati di
costruirsene: Israele lo fa da decenni e, proprio in questi giorni, gli Stati
uniti stanno concludendo con l’India un accordo nucleare (in funzione anti-
islamica evidentemente). Così, l’ingiunzione all’Iran appare una pura
prepotenza e perdipiù grottesca, visto che a dare gli ordini sono Stati che
letteralmente siedono sugli arsenali atomici più potenti del mondo.