Unipolarismo e disarmo (novembre 2002)

La situazione unipolare creatasi con la caduta del Muro si è rivelata assai più disastrosa del passato bipolare nel quale, bene o male, è esistito un contraltare al dominio e alle pretese degli Usa. Oggi il contraltare non c’è più e il mondo è sottoposto ad una dittatura militare la cui pericolosità e ferocia non è mai stata raggiunta nel passato: mettendo insieme tutti i dittatori conosciuti, gli Stalin, gli Hitler, i Pol Pot e quant’altri, tutti insieme non eguagliano quello americano. Che ci si poteva aspettare di diverso da uno Stato nato sul più spaventoso Olocausto della storia moderna, quello dei nativi d’America? Nessuna potenza ha compiuto né concepito simili olocausti, stragi, crimini contro l’umanità come quelli realizzati dall’America; nessun dittatore prima degli Usa ha mai pensato di dominare il pianeta intero, e questo dominio oggi è invece una realtà che occorre guardare e non rimuovere, come tutti o quasi, in occidente fanno. Il problema ancora una volta non riguarda l’assetto interno degli Stati e la asserita democrazia a beneficio dei cittadini: anche quest’ultima vale naturalmente a condizione che il cittadino non diventi un oppositore del regime, nel qual caso il discorso cambia e le botte sostituiscono le carezze (il che succede del resto anche nelle dittature, che non hanno mai maltrattato i loro scherani ligi al regime, ma sempre e soltanto gli oppositori). E se una forma di Stato democratica può comunque apparire preferibile, ai miei occhi almeno, per la vita interna dello Stato, perché i principi scritti sulla carta funzionano, bene o male, quale più quale meno, come freno all’arroganza del potere, questo discorso non vale più nulla rispetto agli altri, che cittadini non sono. Il colonialismo ed i suoi orrori si devono in massima parte alle democrazie; gli Stati ed i popoli più razzisti ed intolleranti verso gli stranieri sono le democrazie, che vorrebbero sfruttarli come schiavi e non concedere loro alcun diritto. I lager del resto sono stati ideati dagli inglesi; oggi le strutture concentrazionarie, oltre agli orridi campi istituiti dagli Usa per internare i prigionieri di guerra in condizioni inumane, funzionano per ammassare gli immigrati clandestini in attesa di espulsione, benché non abbiano commesso alcun reato, sotto il nome accattivante di ‘strutture di accoglienza’. La democrazia, sempre verso gli altri, cambierà la denominazione della nequizia perpetrata, non la sostanza. La democrazia, per quanto possa valere nella vita interna di uno Stato, si sbriciola completamente di fronte alla volontà di potenza e al confronto col famoso altro.

Decine di milioni di russi si sono salvati dalla furia americana, non certamente per gli appelli degli intellettuali né per le manifestazioni pacifiste; no, soltanto perché Stalin dotò il suo paese della micidiale bomba nucleare, e per nessun altro motivo. Con questo non voglio dire che sia perdita di tempo fare manifestazioni pacifiste e di solidarietà con i popoli aggrediti. Le minoranze consapevoli dovrebbero anzi insistere nel farle, perché anche rosicchiare il consenso del Dittatore all’interno del suo impero ha una sua rilevanza, e prima ancora è un dovere civico. Ma occorre rendersi conto che per salvare l’umanità dal mostro guerrafondaio, la manifestazione del dissenso dalle forme più feroci del colonialismo e gli appelli non bastano; che le manifestazioni ‘contro il terrorismo’- per come sono fatte, acriticamente accettando quella definizione a senso unico- politicamente fanno solo gioco al Dittatore, continuando a fornirgli lo stesso alibi valido da sessant’anni ed aiutandolo a stroncare le resistenze; e che niente e nessuno salverà i mussulmani dall’Olocausto iniziato da decenni se non riusciranno a dotarsi nell’immediato futuro della stessa forza e degli stessi strumenti che ebbe l’Urss, per usarli in modo auspicabilmente dissuasivo, unico argomento in grado di essere capito. Solo un nuovo bipolarismo, o meglio ancora un tri o quadripolarismo, forze contrapposte che possano bilanciare la potenza distruttiva degli Usa e tutelare in qualche modo i loro popoli, possono salvare l’umanità. Certo, il mondo non ha mai conosciuto la pace assoluta né mai la conoscerà; occorre puntare almeno a risalire il baratro totale nel quale siamo caduti. Per ora, il Dittatore ha stroncato la resistenza afghana, ed altre vittime sono nel mirino, la Palestina anzitutto- non sta chiaramente mirando l’avamposto mediorientale degli Usa, Israele, alla ‘soluzione finale’ per i palestinesi? - e anche Somalia, Iraq, e poi toccherà nuovamente all’Iran se non si piegherà del tutto, e poi chissà; la stessa sorte toccherà a qualunque paese –all’Argentina per esempio, se la ribellione popolare dovesse portare un giorno a un governo di rottura- che non accetti i diktat americani. Come nel film di Chaplin, il Grande Dittatore, non più il defunto ma quello vivo ed imperversante, prende a calci il mondo e ci gioca a palla, e dei predicozzi umanitari, dei diritti universali, della democrazia e degli appelli all’Onu, se la ride di cuore.