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Luigi Cipriani, Contro lo stato delle stragi. Stragi e strategie autoritarie in Italia

Dossier, in Democrazia proletaria nn.2 e 3/ 1985

" Le bombe furono una strategia tutto sommato difensiva, che oltretutto doveva fare i conti con organizzazioni golpiste che puntavano a soluzioni istituzionali non praticabili in Europa. Questa contraddizione e la forte risposta popolare, le inchieste dei magistrati democratici e l'azione di controinformazione della sinistra rivoluzionaria portarono al fallimento della prima fase della strategia della tensione. Nel 1974 avvengono fatti che caratterizzano la nuova fase della strategia.." 

Dopo la strage del 23 dicembre abbiamo nuovamente lanciato l'accusa: strage di stato! Il ministro degli interni Scalfaro ci ha risposto: fuori le prove! Curioso questo scambio delle parti. Non abbiamo né il potere né la possibilità di farlo, sostituendoci alla magistratura e al ministro degli interni, al quale è sin troppo facile replicare che spetta allo stato catturare gli autori e i mandanti delle stragi.

Nostro compito è invece quello di capire e analizzare gli eventi politici della strategia delle stragi, per dare un significato più preciso ai nostri slogans. Dobbiamo evitare di dare alla "strage di stato" una continuità lineare con quella del 1969, perché questo ci impedirebbe di capire meglio la situazione attuale. Di quella che è stata definita strategia della tensione, al contrario, possiamo identificare tre fasi. La prima va dal dopo Sifar a tutto il 1974, la seconda dai governi di unità nazionale al 1980, la terza dalla strage della stazione di Bologna ai giorni nostri.

La prima fase, che per comodità cronologica possiamo far nascere dalla fondazione del Fronte nazionale di Junio Valerio Borghese nel 1968, comprende la tragica sequenza di attentati che va dalla strage di piazza Fontana a Milano, a quella di piazza della Loggia a Brescia fino all'Italicus, passando attraverso il tentato golpe Borghese. Dalle inchieste della magistratura noi oggi sappiamo che vi fu una massiccia presenza di organizzazioni di destra golpiste, in questa prima parte della strategia della tensione, insieme ai singoli golpisti bianchi. Dai settori dirigenti del Msi al Fronte di Borghese, a Ordine nuovo di Clemente Graziani e Pino Rauti, ad Avanguardia nazionale di Delle Chiaie, Freda e Giannettini, al Mar del partigiano bianco Fumagalli, al movimento Pace e libertà dell'altro partigiano bianco, Edgardo Sogno, uomo Fiat, massone P2 iscritto al Pli, a Luigi Cavallo, fino al padre della seconda repubblica Pacciardi, repubblicano e massone di palazzo Giustiniani. Tutti pesantemente controllati dai servizi segreti Sid di Miceli e Maletti, dall'ufficio affari riservati di Federico D'Amato e dalla Nato attraverso la Rosa dei venti. I nomi dei politici che in quegli anni coprirono e depistarono le inchieste ponendo il segreto di stato sono noti: Andreotti, Moro, Rumor, Tanassi, Fanfani e Leone.

Si comprende anche che le bombe vennero messe per bloccare le lotte operaie, per contrastare l'unificazione sindacale, per rispondere al referendum sul divorzio o per suscitare la reazione dei militari e dei carabinieri in particolare. Una strategia tutto sommato difensiva, che oltretutto doveva fare i conti con le organizzazioni golpiste non sempre riconducibili a semplice manovalanza, le quali puntavano a soluzioni istituzionali, presidenzialismo con appoggio dei militari, non praticabili in Europa. Questo insieme di contraddizioni e la forte risposta popolare, le inchieste dei magistrati democratici e l'azione di controinformazione della sinistra rivoluzionaria portarono al fallimento della prima fase della strategia della tensione. Proprio in quegli anni l'unità sindacale avanzò e nel 1975 le giunte di sinistra conquistarono le grandi città, Torino città Fiat, Milano e Roma papalina.

Nel 1974 avvengono fatti che caratterizzano la nuova fase della strategia della tensione. La guerra del Kippur e la prima crisi petrolifera rendono l'area mediterranea mediorientale di importanza strategica per tutto l'occidente. Gli Usa inaugurano con Kissinger una nuova teoria della difesa dei propri interessi a livello planetario, incentrata sull'intervento diretto con forze di rapido impiego. Teoria che provocò la prima profonda crisi della Nato: tedeschi, inglesi e francesi si opposero duramente alla richiesta di far passare sul loro territorio truppe aviotrasportate Usa. Contemporaneamente in Grecia i colonnelli stanno per essere abbattuti, la crisi greco-turca per Cipro rende ancora più scoperta la Nato nel medioriente, in aprile la rivoluzione dei garofani renderà inaffidabile anche il Portogallo, mentre in Spagna il regime di Franco vacilla. In questo quadro l'Italia, più volte definita con disprezzo "ventre della Nato", viene assumendo una posizione di interesse strategico fondamentale, mentre però al suo interno è percorsa da grandi lotte operaie che causano la fuga delle multinazionali Usa. La governabilità e l'assoluta fedeltà atlantica del nostro paese divengono obiettivo da perseguire da parte degli Usa e della Nato, non più un problema di politica interna soltanto. I terreni di intervento individuati sono quelli tradizionali: i servizi segreti, la Nato o la massoneria, dove si incontrano contemporaneamente agenti segreti, grandi finanzieri, banchieri e industriali.

Nel 1974 la potentissima massoneria Usa (trentatre presidenti americani erano massoni compreso quello allora in carica, Nixon) e quella inglese di orientamento conservatore, dopo essersi rifiutate di farlo per oltre un secolo, decisero di riconoscere il Grande oriente d'Italia a condizione che si arrivasse alla unificazione delle massonerie italiane divise tra palazzo Giustiniani (tradizionalmente democratica) e piazza del Gesù (tradizionalmente di destra). Nella confluenza entrarono anche gli Alam (antichi liberi accettati muratori) già riconosciuti dagli Usa, capeggiati dal principe siciliano Giovanni Alliata di Montereale, indicato da Pisciotta come uno dei mandanti della strage di Portella delle ginestre, assieme al repubblichino ex generale dell'Aviazione Giovanni Ghinazzi, entrambi inquisiti dal giudice Tamburino per la Rosa dei venti. A condurre le trattative per conto degli Usa fu Frank Gigliotti, caposettore della Cia e massone. Condizioni dell'accordo furono: lotta strenua al comunismo, abbandono delle posizioni anticlericali, riconoscimento in Italia delle otto logge Usa che raccoglievano dipendenti e diplomatici dell'ambasciata Usa e tutte le logge presenti nelle varie basi Nato. Sempre nel medesimo periodo, Licio Gelli che già era diventato capo della P2, viene assunto a tutti gli effetti dal Sid di Miceli, uomo della Nato iscritto appunto alla P2.

A conferma dell'intreccio Nato-massoneria e del controllo esercitato sui nostri servizi segreti, vi è una intervista rilasciata a Repubblica il 9 luglio 1984 dal famigerato Federico D'Amato, capo dell'ufficio affari riservati e iscritto alla P2, nella quale affermava: "Al momento della costituzione della Nato, venne formato un ufficio di sicurezza che aveva a disposizione segreterie speciali con diramazione in tutti i ministeri. Io ero il capo della segreteria speciale del ministero degli interni ed avevo il compito di vedermi con gli agenti degli altri paesi Nato. Inoltre ho fatto parte del comitato dei servizi di sicurezza europei creato nel 1968". Quindi, in risposta alle polemiche di questi giorni e alle banali smentite di Spadolini e Craxi, ha detto che non solo la Nato controlla i nostri servizi, ma è presente con una propria organizzazione autonoma in tutti i ministeri del nostro paese.

Il ruolo della massoneria nel 1974 è stato anche fondamentale per insabbiare le inchieste dei magistrati che da piazza Fontana all'Italicus avevano colto con le mani nel sacco bombaroli fascisti, golpisti bianchi e servizi segreti arrestando Miceli, Maletti e La Bruna. Basti pensare che le prime indagini su Mario Tuti vennero affidate a Mario Marsili giudice istruttore di Arezzo, genero di Licio Gelli. La procura generale di Roma, per anni dominata da Carmelo Spagnuolo massone P2, per mezzo dei fedelissimi giudici andreottiani Fiore e Vitalone, chiede ed ottiene dalla Cassazione di avocare a sé tutte le inchieste in corso. Il 30 dicembre 1974 la Cassazione sottrae a Violante l'inchiesta sul golpe Borghese e a Tamburino quella sulla Rosa dei venti, mentre l'11 novembre aveva sottratto quella sulla strage di Milano al giudice D'Ambrosio inviandola a Catanzaro. In seguito Andreotti, Rumor e Moro, con l'imposizione del segreto di stato, bloccheranno i processi relativi. Recentemente questi si sono conclusi con un nulla di fatto.

La Dc e i suoi cavalli di razza usciranno distrutti dalla prima fase della strategia della tensione; per ricostruire un nuovo fronte oltre agli "ideali" occorrono tantissimi soldi. Proprio nel 1974 la Fiat accentua moltissimo i propri finanziamenti alla massoneria (vennero emessi tremila assegni per un valore di 70 miliardi attuali) al golpista Edgardo Sogno. Nel 1974 nei bilanci "privati" del Psdi di Tanassi viene riscontrato un buco di due e mezzo miliardi attuali, andati a finanziare il sindacato autonomo Cisal attorno al quale lavoravano il Fronte di Borghese e il solito Edgardo Sogno. Al contrario il tradizionale finanziatore della strategia della tensione, Sindona, nel 1974 entrò in crisi. Il 14 ottobre il tribunale di Milano dichiarò lo stato di insolvenza della Banca privata italiana, e il 24 successivo emetterà un mandato di cattura contro Sindona, mentre quasi contemporaneamente negli Usa viene decretato il fallimento dell'altra banca di Sindona, la Franklin national bank. Provvidenzialmente nello stesso periodo il petroliere Bruno Musselli, massone P2, console cileno in Milano, metterà in moto quella vera catena di sant'Antonio composta dai politici Andreotti, Tanassi, Colombo col segretario di Moro, Sereno Freato, mafiosi, preti, prelati, cardinali e ufficiali della Guardia di finanza che porterà al comando di uno dei corpi armati dello stato il generale Raffaele Giudice, il quale frutterà in cinque anni duemilacinquecento miliardi di imposte evase.

Con la caduta di Nixon -scandalo Watergate- nell'agosto 1974 si conclude la prima fase stragista nel nostro paese. Nixon, massone, era legato agli ambienti mafiosi italoamericani, Sindona ne finanziò la campagna elettorale (lo stesso albergo dello scandalo era di sua proprietà) mentre Almirante e il deputato missino Turci ne appoggiavano l'elezione presso gli italoamericani. Con la firma del giugno 1974 ad Ottawa si entra nell'era del presidente Ford e di Kissinger; la stessa Trilateral nella quale si trova Gianni Agnelli chiede un intervento nella situazione italiana "diverso".