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Luigi Cipriani, La strage di Natale

in Dossier cit.

"Gli strateghi politici della tensione si sono venuti a trovare in una situazione estremamente delicata, col rischio di veder fallire il punto centrale della loro strategia. Nel 1984 anche i servizi segreti, per opera della magistratura, vengono pesantemente e nuovamente coinvolti, come nel 1974: occorre un avvertimento da parte della struttura dei servizi segreti Nato affinché i politici intervengano per bloccare tutte le inchieste.."

Molti dei commenti seguiti alla strage di Natale (oggi già completamente spenti) hanno cercato di capirne la logica rifacendosi, in termini geografici e di tecnica, all'attentato all'Italicus del 1984. Niente di più banale: luoghi e tecniche possono essere sempre riprodotti da chiunque. Non abbiamo mai creduto all'ipotesi della scheggia terroristica folle, sfuggita al controllo di chi istituzionalmente ne aveva utilizzato le particolari attitudini e ideologie. I fatti lo hanno confermato.

L'obiettivo politico centrale di tutto il concorso di forze che sono state individuate all'interno della strategia della tensione doveva essere quello di radicali modifiche istituzionali, sancite nel piano di rinascita democratica del 1976 e riprese nella famosa intervista di Gelli al Corriere del 1980. Modifiche costituzionali fatte proprie dalla coalizione dei partiti succedutisi al governo a partire dal 1980 e confluite poi nella commissione Bozzi.

Le conclusioni della commissione non hanno soddisfatto la Dc e gli altri alleati. Si apre il semestre bianco, la ricandidatura di Pertini diviene sempre più probabile, modifiche sostanziali al sistema elettorale sono sempre più improbabili. Attribuire maggiori poteri al presidente del Consiglio (governo del Presidente) può essere un'arma a doppio taglio, qualora non venga decisa la candidatura certa di un dc alla Presidenza della repubblica.

Gli strateghi politici della tensione si sono venuti a trovare in una situazione estremamente delicata, col rischio di veder fallire il punto centrale della loro strategia.

Nel 1984 anche i servizi segreti, per opera della magistratura, vengono pesantemente e nuovamente coinvolti, come nel 1974 (Maletti, La Bruna, Miceli, Spiazzi, strage di piazza Fontana, golpe Borghese, golpe Sogno, strage di Brescia e dell'Italicus). Il caposettore "I" del Sismi, collegato direttamente alla Nato, generale Musumeci piduista, viene incriminato prima per le trattative portate avanti con le Br e la camorra sul caso Cirillo, ed in seguito per aver coperto un traffico d'armi verso il Medioriente. Successivamente arriva l'incriminazione per avere depositato, il 13 marzo 1981, una valigia carica di esplosivo sul treno Taranto-Milano nel tentativo di depistare le indagini sulla strage di Bologna e per coprire l'identità dei veri autori. Musumeci viene rinviato a giudizio il 20 febbraio 1985.

Il massone agente della Cia e Nato Francesco Pazienza viene incriminato per una quantità di casi: dalla morte di Calvi al caso Cirillo alla strage di Bologna. Il comandante del Sismi Santovito a sua volta viene incriminato per avere protetto Pazienza, procedimento conclusosi per la morte dell'interessato. Un altro agente del Sismi, il colonnello Giovannone viene imprigionato, accusato di spionaggio e traffico d'armi.

Il colonnello Amos Spiazzi, già condannato a cinque anni di galera per la Rosa dei venti e rimesso in libertà, nel settembre 1984 viene arrestato dal giudice di Venezia Felice Casson, con l'accusa di avere, nell'agosto 1980, riorganizzato a Bologna, assieme all'agente della Cia Stevenson L.H.Anderson e al massone Soffiati -inquisito per piazza Fontana- campi paramilitari nella base Usa di Camp Derby vicino a Pisa. Il rinvio a giudizio del giudice Casson è molto preciso nei confronti di Spiazzi ed afferma: "Uscito dal carcere, lo Spiazzi non ha mai interrotto la propria attività di collaborazione con gli apparati di sicurezza dello stato, e di convinto e irriducibile cospiratore".

Tornano in primo piano, come nel 1974, le connessioni tra servizi italiani, Cia e Nato, proprio mentre sono sul tappeto non solo la rielezione del Presidente della repubblica, ma elezioni amministrative di valore politico generale, dopo elezioni europee che hanno visto il Pci diventare il primo partito italiano. Un Pci certamente più dedito alla collaborazione che non all'opposizione, ma che negli ambienti Usa e Nato viene da sempre visto come elemento di destabilizzazione intollerabile in un'area delicatissima come quella mediterranea: nella quale l'Italia, l'alleato più fedele degli Usa, è destinata non soltanto a fungere da base di appoggio ma da gendarme per conto Nato. Non per caso i toni allarmati di Spadolini, in risposta alle accuse di Formica alla Nato, erano rivolti alla possibilità che il Pci, per non essere da meno, rispolverasse il suo passato antiatlantico. Sempre nel 1984 Sindona viene estradato in Italia, mentre vengono riaperti i processi per le stragi di piazza Fontana e di Brescia.

Nel quadro politico che ho tratteggiato si può affermare che la strage di Natale ha le seguenti caratteristiche: un avvertimento da parte della struttura dei servizi segreti Nato affinché i politici intervengano per bloccare tutte le inchieste che li stanno mettendo di fronte alle loro responsabilità, come già avvenne nel 1974. Ricordiamo che il 1974 si concluse col trasferimento del processo di piazza Fontana da Milano a Catanzaro, mentre l'inchiesta sul golpe Borghese e quella sulla Rosa dei venti furono avocate e insabbiate dalla Procura di Roma, da Achille Gallucci, allievo di Carmelo Spagnuolo golpista e piduista. In secondo luogo, per la logica delle stragi, la bomba di Natale avrebbe dovuto influire sulla situazione politica, nel senso che elezione del presidente, revisioni costituzionali, governabilità e ordine, elezioni amministrative devono andare secondo gli obiettivi previsti dal piano di rinascita democratica. Un motivo in più visto che proprio in questi tempi, la Dc viene investita da un nuovo scandalo, quello dei fondi neri dell'Iri, che già conduce a Fanfani ma che potrebbe estendersi all'intero gruppo dirigente e non solo della Dc.

In questo senso e in questo quadro noi oggi possiamo nuovamente parlare di strage di stato mettendo in evidenza che, a differenza di quelle del 1969-1974, è molto meno probabile un coinvolgimento della manovalanza nera, e più probabile un'azione diretta dei servizi italiani e Nato; e mentre le stragi di allora avevano un carattere difensivo, e l'obiettivo di spegnere le lotte operaie, quella di Natale si inserisce in una strategia programmata con obiettivi ben definiti. Dobbiamo stare molto attenti a quello che succederà nei prossimi mesi.